I ricoveri in Psichiatria sono “un lusso”, pazienti calabresi trasferiti in Sicilia

VIDEO | Intanto a Corigliano-Rossano nel Pronto soccorso si tenta di ritornare alla normalità dopo l’ennesima azione vandalica di ieri. Mentre un altro grido d’allarme si alza dal reparto di Chirurgia: «Non abbiamo personale»

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di Marco  Lefosse
26 luglio 2019
13:58

Dopo l’ennesimo atto vandalico di ieri ai danni di una delle sale del Pronto soccorso di Rossano, nel presidio del “Giannettasio” si lavora per riportare le cose nel rango della normalità. Passata la sfuriata del momento, di un cittadino in preda ad un raptus per il troppo tempo trascorso in sala d’attesa, medici ed infermieri, si sono rimessi a lavoro per un’altra giornata in trincea.

«Ma tanto – ci racconta il dirigente medico del pronto soccorso dell’ospedale spoke di Corigliano-Rossano, Natale Straface – tutti i giorni, o quasi, è così. La gente è giustamente esausta perché noi medici non siamo in numero sufficiente per far fronte alla mole di lavoro oltre che non abbiamo la possibilità di sistemare i pazienti nei reparti perché non ci sono posti letto». E nel dire questo ci mostra le stanze di emergenza, allestite con una dozzina di barelle attrezzate, che da luogo di ricovero temporaneo si sono trasformate in vera e propria degenza. «Qui c’è gente (perlopiù anziani, ndc) – aggiunge Straface – che è ricoverata da oltre una settimana in attesa di trovare sistemazione nei reparti».


Che fine hanno fatto i posti psichiatrici? 

E intanto veniamo a sapere anche che in Calabria, non solo nella Asp di Cosenza, i ricoveri psichiatrici insieme a quelli di geriatria sono diventati un “lusso” per pochi. «Sono anni che i trattamenti in TSO – dice ancora Strafaceli trasferiamo in altre regioni. Prima in Puglia, Basilicata e Campania. Oggi, invece, l’unica regione che accoglie i pazienti psichiatrici calabresi è la Sicilia». E questo cosa comporta? «Che trasferiamo i malati in ambulanza, fornita di medico e personale, con trasferte che spesso durano 48 ore». Una vera e propria odissea. E di quante ambulanze è fornito lo spoke? «Tolte quelle del 118 che sono di emergenza c’è solo un’ambulanza che fa la spola tra i due ospedali e spesso, appunto, viene utilizzata anche per questi lunghi trasferimenti».

E tutto questo – è opportuno ribadirlo – in un territorio dove non esiste la sanità privata e che lo spoke rappresenta un punto di riferimento per oltre 220mila persone che risiedono nell’arco ionico compreso tra Rocca Imperiale e Cariati passando appunto per Corigliano-Rossano.

Anche la Chirurgia rischia di impantanarsi

Un dato di non poco conto, questo, che ha fatto emergere anche Guglielmo Guzzo, direttore dell’unità operativa dello spoke ionico, allarmato perché il suo reparto, diventato un’eccellenza sanitaria nel complesso della Asp, rischia di non poter più garantire i suoi standard qualitativi.

«La situazione in questo momento – ci dice Guzzoè altamente critica ed emergenziale. E si vede perché il personale in servizio è sempre di meno». Una condizione più volte segnalata e denunciata ma ferma a quello che è il blocco del tour over che, ancora oggi, non permette di rimpiazzare il personale medico e paramedico che va in pensione o che comunque viene a mancare.

«Si va avanti con la forza dell’entusiasmo» 

E in questo quadro allarmante, il reparto di chirurgia sembra stia un po’ meglio degli altri. «Malgrado tutto – aggiunge il primario – a fronte di 6 persone che sono andate via ne sono state rimpiazzate 4, tutti giovani e bravissimi professionisti che sopperiscono alle carenze d’organico con il loro entusiasmo».

Un po’ come a dire che si va avanti a pane, amore e fantasia! Ma al netto dell’entusiasmo (che menomale c’è!) questo difetto d’organico è reale e non può non essere considerato. Soprattutto se, come avviene in ambito sanitario, i diversi reparti e settori sono concatenati tra loro.

E a proposito «c’è una disposizione del reparto di Anestesia e Rianiamzione – ci dice Guzzoche blocca l’attività ordinaria per luglio, agosto e settembre». Ed è qui che trova sfogo il grido d’allarme. «Sto facendo di tutto per far capire che non è accettabile che un’utenza di oltre 220 mila persone possa sottostare a questa situazione. Perché la gente ha bisogno di sanità. E la sanità non può interrompersi».

Ecco perché alla luce di questa situazione «pur riconoscendo la mancanza di personale, di anestesisti, rianimatori, infermieri e chirurghi, non è possibile che uno spoke come quello di Corigliano-Rossano possa sottostare a delle logiche che vanno bene in altri territorio dove ci sono più servizi sanitari ma che sono inaccettabili qui dove l’unico presidio medico pubblico in un raggio di 150km è questo qui».

E a dirlo non è un medico di Corigliano-Rossano o della Sibaritide ma un professionista che è originario di un altro angolo della provincia e che ogni giorno si sobbarca 200km per assolvere al suo dovere lavorativo. Ne parla con orgoglio del “suo” ospedale. Quello stesso orgoglio, però, che manca a tanti altri professionisti, dirigenti e politici autoctoni che da anni stanno contribuendo allo sfacelo della sanità ionica.   

 

 

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Giornalista
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