Sanità Calabria

Malata di cancro disse a Occhiuto: «Ci guardi negli occhi, non vogliamo morire». E in sei mesi è riuscita a far rinascere il suo ospedale

Quella della giovane Jennifer Chimenti è una storia di rabbia e coraggio contro la malasanità. Nel marzo scorso scrisse al governatore: «Proviamo insieme a cambiare le cose a San Marco Argentano». Ecco come ci è riuscita

di Francesco Rende
19 ottobre 2023
06:15
La stretta di mano tra Jennifer e Occhiuto, l’ospedale di San Marco e un incontro all’Asp
La stretta di mano tra Jennifer e Occhiuto, l’ospedale di San Marco e un incontro all’Asp

Questa è una storia di cittadinanza civica, di tenacia, di un impegno che va oltre il cancro. Una storia che diresti più adatta ad un film o ad una serie Netflix che ad una cittadina della Calabria. Un racconto nel quale il cancro non è visto come un impedimento, ma come uno sprone a cambiare la situazione, affinché altri non debbano passare attraverso le stesse sofferenze: perché se è vero, come dice Paolo Coelho, che il mondo cambia con il tuo esempio e non con la tua opinione, Jennifer Chimenti questo mantra deve esserselo fissato bene in testa e sta provando a portarlo avanti per combattere con un unico obiettivo, far rinascere l’ospedale del suo paese e costruire un centro di prevenzione oncologica nel cuore della Calabria, nella Valle dell’Esaro, a San Marco Argentano. E adesso, grazie al suo impegno, in quello che era un ospedale ormai morto e sepolto, al quale più volte erano state celebrate le esequie, ci sono 80 pazienti in cura nell’ambulatorio oncologico, nuovi professionisti che collaborano con l’ospedale e una tac in corso di installazione e che aspetta solo di essere resa operativa.

La battaglia di Jennifer Chimenti per la sanità nella Valle dell’Esaro

Eravamo stati proprio noi di LaC News 24 a raccogliere il suo appello: la sua denuncia nel marzo del 2023 scosse le coscienze e l’opinone pubblica. «Ospedali chiusi e zero attrezzature: non vogliamo morire, presidente Occhiuto, ci guardi negli occhi»: il suo era il racconto dell’agonia di chi affronta la battaglia contro il cancro e si scontra con la carenza di strutture, liste d’attesa infinite e impossibilità di avere tempi certi nella sanità calabrese.


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Il suo appello colpì nel profondo Occhiuto, che decise di incontrarla insieme ai vertici dell’Asp di Cosenza. A quell’incontro la dottoressa Chimenti andò con uno scopo ben preciso, che era ben lontano dalla stretta di mano e dalla foto di rito: portò con sé un elenco di criticità, un vero e proprio cahier de doleance di cosa non funzionasse nella sanità calabrese, ed un piano per superarle partendo proprio dal malato che aveva sotto gli occhi tutti i giorni, il “Pasteur”, l’ospedale ormai chiuso del suo paese. Il governatore promise di darle una mano e le propose di collaborare per trovare insieme delle soluzioni: «Devo essere onesta – spiega Jennifer Chimenti – ero molto scettica prima dell’incontro con il presidente Occhiuto. Eppure, ho trovato una persona che era davvero interessata a ciò che dicevo, che voleva capire come cambiare e mi ha dato massimo supporto. Aveva gli occhi di chi davvero vuol combattere le file chilometriche ai Cup».

L’inaugurazione dell’ambulatorio oncologico ed i lavori al Pasteur

Dal giorno dopo, la dottoressa Chimenti inizia a tempestare di telefonate i responsabili e i riferimenti dati dal presidente Occhiuto, trovando grande apertura. «In realtà devo dire che si è lavorati insieme con un unico obiettivo, che era quello di dare una risposta ai malati oncologici del territorio. In pieno agosto abbiamo aperto l’ambulatorio oncologico a San Marco Argentano, una cosa mai vista, e da allora ci sono 80 pazienti che grazie alla disponibilità dei dottori sono seguiti in sede e non sono costretti a pesantissimi viaggi avanti e indietro per la Calabria».

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Jennifer è un fiume in piena, racconta cifre e nomi di quella che è diventata una vera e propria missione per lei e che le permette anche a volte di mettere in secondo piano la sua battaglia più grande, quella contro il cancro: «A San Marco abbiamo sistemato la nuova stanza radiologica: i lavori si erano fermati, ci avevano detto che se ne sarebbe parlato il 7 di febbraio, ma grazie alla nostra pressione ed al lavoro dei vertici dell’Asp, da Graziano a De Salazar, da Capristo a Chimenti, adesso non solo la stanza è pronta ma è in corso il montaggio di una nuova tac all’avanguardia».

Gli occhi di Jennifer, grandi e belli, si illuminano quando parla di quello che è stato fatto: «Sono stata fortunata – spiega – perché sulla mia strada ho trovato non solo grandi professionisti, ma grandi persone.  Per farti un esempio, siamo riusciti in pochissimo tempo a riaprire il reparto di radiologia grazie a 2 protocolli d'intesa che vedranno l'arrivo di professionisti pronti a sostenere il dottor Luigi Marafioti, nella radiologia e nella ecografia oncologica, il primario di radiologia Antonio Lopez ed i colleghi tutti nella diagnostica d'urgenza: gli specialisti Ferdinando D'Agostino ed Alfio Chimenti. Sono stati sbloccati i lavori, già appaltati ma fermi, per il rifacimento del secondo piano dell’Ospedale Pasteur, ma soprattutto a gennaio inizieranno i lavori di conversione in Ospedale della Salute, con la garanzia che saranno terminati entro dodici mesi».

«Forse eviterò a qualcuno il dolore che ho provato io»

Jennifer Chimenti non nasconde la sua emozione: «Sai cosa c’è? Ho un pensiero stupendo nella mia testa, quello che forse con questo lavoro riusciremo ad evitare a qualcuno il tormento e le sofferenze che ho passato e sto passando io. Questo paese, questa zona della Calabria, venne scippata del diritto alla salute 20 anni fa: adesso grazie al lavoro di squadra, al cuore di tutti quelli che si stanno impegnando, forse vivremo una nuova primavera. San Marco Argentano deve dire grazie al dg dell’Asp Graziano, al commissario Salazar, ma anche al il direttore dell’unità operativa complessa distrettuale di cure primarie Silvano La Bruna e al direttore distrettuale Di Leone, che stanno rimettendo in piedi un nosocomio distrutto dalla politica e dalla malagestione».  

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Il viso si increspa, l’emozione fa spazio alla rabbia: «Questo ospedale è stato distrutto, smantellato – spiega la dottoressa Chimenti – ho visto persone care morire perché gli altri ospedali erano troppo lontani, affrontare viaggi pesantissimi in condizioni critiche e soffrire enormemente. Sarebbe bastato lavorare duro, impegnarsi, ma si preferirono altri interessi, mentre i miei concittadini morivano: anche stavolta, purtroppo, la politica locale è stata silente, quasi più preoccupata dal mio attivismo che dai risultati che stavano arrivando. Però non mi sono fermata e ora ci siamo: adesso i cittadini possono avere una prima diagnosi, una risposta tempestiva e un accesso diretto alle terapie. Va bene così».

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