La struttura riabilitativa denuncia un deficit di 50mila ore di terapia non coperte dal regime di convenzione con l’Asp: «Ci aiuti a dare risposte a chi non può più aspettare»
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«Oggi, nonostante la nostra organizzazione efficiente e il nostro personale altamente competente, il regime di convenzione con l’Asp di Vibo Valentia copre solo una minima parte del reale fabbisogno. Già nel 2020, la Regione rilevava un divario enorme: a fronte di 68.000 ore di terapia necessarie, solo 18.000 venivano erogate. Un “vuoto” di 50.000 ore annue».
È questo il passaggio centrale della lettera aperta che i responsabili della Casa di carità di Vibo inviano al prefetto Anna Aurora Colosimo, per denunciare la scarsità di risorse che pregiudica il loro lavoro. Un appello lanciato in vista della riunione sulla situazione della sanità vibonese in programma mercoledì 3 dicembre in Prefettura.
La lettera
«Gentilissima Prefetto Anna Aurora Colosimo,
siamo Ferdinando, Giuseppe, Antonella, Caterina, Angela, Rosetta, Liliana, Sergio, Angela, Maria Grazia, Natalia, Rosaria, Bruno, Francesco, Tonina, Katia, Marco, Giuseppe, Simone, Aurora, Maria Grazia, Sofia, Pina, Carmela.Siamo il presidente, il direttore generale, il direttore sanitario, alcuni componenti del consiglio di amministrazione, i terapisti, gli amministrativi, e alcuni dei tantissimi bambini – insieme ai loro genitori – gli amici della Casa della Carità che ogni giorno vivono, crescono e sperano nella nostra sede, in via Ruggero il Normanno a Vibo Valentia.
Da oltre settant’anni, dal 12 luglio 1956 – quando don Francesco Mottola e le Oblate consacrate laiche aprirono questa casa – qui si custodisce e si rinnova un’opera dedicata ai “nui du mundu”: i piccoli, i fragili, coloro che nessuno può lasciare indietro. La nostra è una Casa vera, un luogo dove si cura, si accoglie e si accompagna. Una Casa voluta perché la Carità avesse un tetto sotto cui diventare famiglia per i bambini con difficoltà neuro-psico-motorie, garantendo loro scolarizzazione, riabilitazione e, soprattutto, un luogo in cui sentirsi amati.
Le mura che ci circondano raccontano una storia di lavoro incessante, spesso più grande delle risorse disponibili. Siamo un ente no profit: oggi 45 professionisti operano ogni giorno nella riabilitazione estensiva ambulatoriale. La nostra équipe multidisciplinare comprende neuropsichiatra infantile, fisiatra, psicologi, neuropsicologi, logopedisti, psicomotricisti, fisioterapisti, assistenti sociali e Oss.
Ogni giorno lavoriamo con un unico obiettivo: garantire a ogni bambino, a ogni adulto fragile, il diritto alle cure. Accogliamo circa 300 pazienti a settimana, di cui il 90% in età pediatrica o evolutiva. Molti sono affetti da patologie croniche, complesse, multifattoriali. Sono bambini che non possono aspettare, perché per loro il tempo non è un dettaglio: è terapia, è futuro.
Ma oggi, nonostante la nostra organizzazione efficiente e il nostro personale altamente competente, il regime di convenzione con l’ASP di Vibo Valentia copre solo una minima parte del reale fabbisogno.
Già nel 2020, la Regione rilevava un divario enorme: a fronte di 68.000 ore di terapia necessarie, solo 18.000 venivano erogate. Un “vuoto” di 50.000 ore annue. È un dato che non è praticamente cambiato.
Così, la lista d’attesa è arrivata a tempi inaccettabili: oltre sette anni per alcuni.
Sette anni per un bambino equivalgono a perdere possibilità, abilità, autonomia. È un dato clinicamente, eticamente e socialmente insostenibile.
Per rispondere al bisogno del territorio, la Casa della Carità ha aperto anche a prestazioni private. Ma non solo: abbiamo scelto di offrire gratuitamente terapie alle famiglie in difficoltà economica, attraverso il progetto della Terapia Sospesa.
Solo nei primi sei mesi del 2025 abbiamo erogato migliaia di ore di terapia non rimborsate.
Molte di queste rivolte a bambini assegnati dall’Asp, che avrebbero dovuto aspettare troppo a lungo. Non ce la siamo sentita: quando un bambino ha bisogno, non si può chiedergli di aspettare gli anni che non ha.
La nostra è una scelta di responsabilità civile, sanitaria, umana e cristiana. È il lascito vivo di chi questa opera l’ha sognata e costruita per accogliere la sofferenza umana. Ma oggi, Prefetto, non possiamo più sostenere da soli un peso così grande.
Abbiamo completato tutto l’iter tecnico per l’aumento dell’accreditamento.
Prefetto, oggi le scriviamo con un appello semplice e profondo:
ci aiuti affinché si possa dare terapia a chi oggi è costretto ad attendere.
La Regione avrebbe già dovuto, permettendo a tanti bambini – come Luisa, Kevin, Bilal, Giovanni, Francesca, – di ricevere finalmente le cure che spettano loro. Cure che non sono solo un diritto, ma un dovere morale di tutti noi.
Saremmo felici, un giorno, di poter chiudere le nostre liste e dedicarci ad altro, se solo sapessimo che la sanità pubblica riesce a prendersi pienamente cura di questi bambini. Il nostro fine non è l’impresa: è la risposta reale e concreta al bisogno. Infine, Prefetto, Le rivolgiamo un invito sincero.
Venga a trovarci.
Lo faccia senza annunciarsi, entrando come una persona qualunque, senza che nessuno sappia del Suo ruolo. La accompagniamo nei nostri box di riabilitazione: sarà un attimo per sentire quanta umanità, quanta fiducia e quanta speranza vivono lì dentro. Si fermi, se vuole, nella nostra sala d’attesa. Ascolti le mamme. Ascolti il loro quotidiano, le loro corse, le loro paure, la loro forza. Noi abbiamo il compito delle terapie, ma il resto della giornata – e spesso della vita – è sulle loro spalle. Vedrà con i suoi occhi la nostra sanità viva: fatta di dedizione, solidarietà, sacrificio e amore. Capirà perché continuiamo a restare, e perché oggi Le chiediamo di aiutarci a continuare. Con fiducia, La attendiamo».


