Tetti massimi alle prestazioni remunerabili e un meccanismo di regressione tariffaria. Sono questi i paletti che si intende introdurre attraverso l’accordo, ancora in fase di definizione tra Regione Calabria e Regione Emilia Romagna, per frenare il fenomeno “distorsivo” della mobilità sanitaria. È esattamente questo il termine utilizzato dal legislatore nell’introdurre – con l’ultima legge di Bilancio – l’obbligo anche per le regiongdri non confinanti di sottoscrivere intese bilaterali per contenere gli effetti della migrazione sanitaria.

Innanzitutto economici, nel 2024 la Calabria ha visto sparire dal riparto del suo fondo sanitario ben 304 milioni di euro, stornati ad altre regioni d’Italia per remunerarle delle prestazioni fornite ai pazienti calabresi. L’Emilia Romagna è tra le nostre principali creditrici, a questo primo accordo bilaterale ne faranno seguito altri con tutte le regioni che detengono i più alti tassi di mobilità attiva.

La bozza – non ancora siglata - ha una durata biennale, fino a dicembre 2027, e fissa i tetti massimi di prestazioni specialistiche ospedaliere e ambulatoriali che potranno essere reciprocamente remunerate dalle due regioni. Innanzitutto, non si stabilisce un tetto massimo ai ricoveri ospedalieri per drg (codici che classificano le prestazioni ospedalieri per tipo di diagnosi e trattamento, usati per calcolare i rimborsi) ad alta complessità erogati in regime pubblico. La produzione sarà interamente riconosciuta, ad esclusione di specifici drg relativi ad interventi chirurgici sugli arti inferiori e sulla colonna vertebrale.

I ricoveri ospedalieri nelle strutture private saranno, invece, sottoposti ad una sorta di meccanismo di compensazione: all’aumento dei drg ad alta complessità oltre il tetto dovrà corrispondere una diminuzione dei drg a bassa complessità. Il tetto massimo annuale per questi ultimi non potrà sforare 400mila euro (ricoveri nel pubblico) e 350mila euro (ricoveri privati) per la Calabria e 11 milioni e mezzo (ricoveri pubblici) e 9 milioni e 100mila euro (ricoveri privati) per l’Emilia Romagna.

Per quel che riguarda le prestazioni di specialistica ambulatoriale, nessun tetto viene stabilito per le attività oncologiche di chemioterapia e radioterapia, e per la medicina nucleare e dialisi. Tutte le altre specialistiche non dovranno sforare il tetto massimo annuale di 53.500 euro al lordo del ticket per le prestazioni erogate in strutture pubbliche e 26.300 euro al lordo del ticket per le prestazioni erogate in strutture private per la Calabria. Mentre per l’Emilia Romagna il tetto è fissato in 2 milioni e 600mila euro al lordo del ticket per le prestazioni erogate in strutture pubbliche e 216.100 euro al lordo del ticket per le prestazioni erogate in strutture private.

In caso di superamento dei tetti massimi, la bozza di accordo introduce un meccanismo di regressione tariffaria: «la produzione eccedente viene abbattuta», ad eccezione dei ricoveri ospedalieri per drg ad alta specialità in regime pubblico non sottoposti ad alcun vincoli e ai ricoveri ospedalieri per drg ad alta specialità in regime privato che non saranno abbattuti ma comporteranno una riduzione sulla remunerazione delle attività svolte per prestazioni a bassa specialità.

I flussi di mobilità resteranno oggetto di monitoraggio continuo, e proprio allo scopo di verificare l’appropriatezza delle prestazioni eseguite in mobilità, si prevede la costituzione di una commissione paritetica. Non si escludono ulteriori ritocchi all’intesa.