La recente manifestazione per la sanità vibonese ha evidenziato un forte malcontento verso la gestione del sistema sanitario vibonese. Tuttavia, la comunicazione istituzionale successiva ha prodotto informazioni che hanno confutato come erronea la valutazione sui fondi attribuiti a Vibo che di contro presenta una quota pro capite fra le più alte. È necessario ricostruire con rigore i fatti, i dati e il corretto metodo di riparto.

In piazza si contestavano tre aspetti fondamentali:

1) La mancanza dei LEPS sanitari, ovvero gli standard minimi di reparti, personale, servizi e dotazioni.

2) Il nuovo decreto regionale sui tetti di spesa per le prestazioni socio-sanitarie dei privati accreditati, che rischia di ridurre drasticamente i servizi per anziani, disabili e non autosufficienti.

3) Un terzo punto critico era la **quota pro-capite. Tale calcolo mostra un enorme squilibrio: Vibo 211 €/ab pesati, Crotone 1.071 €/ab pesati.

La Regione, in corso d’opera del confronto, ha diffuso una nota in cui sostiene che l’Asp di Vibo Valentia sarebbe “tra le più finanziate della Calabria” grazie a una quota pro-capite superiore o analoga alle altre province. In tarda serata un reel del Presidente ha bollato il tutto come Falso. Ma i dati ufficiali del DCA 181/2025 ed istat 2023 raccontano tutt’altra storia.

La nota regionale: la realtà capovolta

La Regione sostiene che Vibo sarebbe “tra le più finanziate”. Ma il DCA 181/2025 e i dati ISTAT 2023 dimostrano l’opposto. La quota pro-capite reale (pubblico + privato) colloca Vibo al centro della classifica, non certo in cima. La quota pro-capite pesata – utilizzata dalla Regione stessa considerando una serie di indicatori di perequazione – la colloca addirittura all’ultimo posto in Calabria.

Il gap: 141 euro a persona

La media regionale pesata è 1.776,63 €. Vibo si ferma a 1.635,41 €. La differenza di 141,22 € moltiplicata per la popolazione pesata produce un buco di 25,6 milioni di euro nel riparto del fondo sanitario indistinto. È questa la cifra reale della penalizzazione.

Il nodo vero: il criterio “per produzione”

Il finanziamento del privato accreditato “per produzione” è un criterio sbagliato, contrario al DLgs 68/2011 e profondamente iniquo. Premia i territori con molte strutture private e penalizza quelli – come Vibo – che per decenni ne sono stati privati. Il risultato è una cristallizzazione delle diseguaglianze.

Il fabbisogno standard dice che Vibo va finanziata di più, non di meno

Applicando il metodo nazionale del fabbisogno sanitario standard, il fabbisogno di Vibo è 258.184 unità. La quota equa 2025 sarebbe 18.257.168€. Le risorse assegnate dal DCA 302/2025 sono appena 7.336.359 €. Il sottofinanziamento reale è del 60%, oltre 11 milioni di euro. Analizzando correttamente i dati emerge che: Con la popolazione pesata utilizzata dalla stessa Regione, Vibo ha la quota pro-capite più bassa della Calabria. Con il fabbisogno standard, Vibo è sottofinanziata del 60%. Né i dati della Regione né quelli del DCA dimostrano un vantaggio per Vibo: al contrario, mostrano una penalizzazione strutturale.

Articolo 32: il patto tradito

L’articolo 32 della Costituzione è chiaro: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo. Quando un territorio è costretto a migrare per curarsi, quando i posti letto sono insufficienti, quando si tagliano i tetti di spesa senza garantire i LEPS, allora non è solo la sanità a essere in crisi: è il patto di fiducia tra Stato e cittadini che si incrina.


Vibo, la provincia più fragile della Calabria

I dati strutturali mostrano una geografia della disuguaglianza che non può essere ignorata: posti letto sotto la media regionale, taglio al Fondo Sanitario più pesante della Calabria, mobilità passiva elevata, punteggio LEA tra i peggiori d’Italia. Vibo non parte da dietro: parte dal fondo.

Non è politica: è istituzione

Quando una provincia riceve meno del 40% del proprio fabbisogno sanitario, quando i fondi non vengono spesi, quando i LEPS non vengono garantiti, non si tratta di polemica politica; non è voglia di fare carriera politica o peggio ancora sciacallaggio sul dramma della malattia. Si tratta di un’inadempienza istituzionale che colpisce i cittadini più fragili e che richiede la postura etica e morale prima ancora che politica di tutti, perchè la malattia è molto democratica e riteniamo che un territorio abbia il dovere di dare un’altrettanto risposta democratica, garantendo Servizi ed equità di accesso a chi vive la propria malattia.

La democrazia dal basso come consapevolezza civica

Le associazioni dei caregiver, l’Osservatorio Civico, i comitati degli ospedali e i movimenti civici rappresentano oggi l’unica forza che impedisce al silenzio di coprire le disuguaglianze. Ogni firma per un riparto equo è un atto di resistenza democratica.

Conclusione: curare la sanità per curare la democrazia

Il diritto alla salute non è un favore: è un obbligo costituzionale. Vibo non chiede privilegi: chiede equità. Chiede che la Regione utilizzi metodi corretti, che riconosca i fabbisogni reali, che smetta di negare l’evidenza dei suoi stessi numeri. Finché ciò non accadrà, la democrazia calabrese resterà incompiuta — in attesa di essere curata.

*Direttore sanitario Don Mottola Medical Center