La conduttrice televisiva rompe il silenzio e racconta a LaC la sua verità. Tra progetti con la Rai, accuse di tv trash e assenze politicamente sospette, svela il prezzo dell’indipendenza. «Facevo quattro programmi insieme. Poi, a casa non avevo nemmeno più la biancheria».
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«Mi è passato sopra un Tir». Barbara d’Urso non usa mezzi termini per raccontare quello che ha vissuto. Non si riferisce a un crollo d’ascolti, né a un errore di conduzione. Il suo è stato un silenzioso smantellamento, un allontanamento in punta di piedi dalla televisione che aveva contribuito a costruire, mattone dopo mattone, con 50 anni di carriera alle spalle.
«Non sono scomparsa per mia scelta. Mi hanno fatta sparire», dice con la voce ferma ma un’ombra negli occhi. Era il 26 giugno 2023 quando, per vie traverse, ha saputo che non avrebbe più condotto il programma che lei stessa aveva creato nel 2008. «È stato uno choc. Ho letto e sentito di tutto, anche cose molto spiacevoli. Ma ho scelto di tacere, di non replicare. La pazienza è la virtù dei forti. E io sono forte».
Due anni dopo, d’Urso è pronta a tornare. Il progetto c’è, e ha già incontrato i vertici Rai per discuterne. «Ho visto il direttore dell’intrattenimento Prime Time, insieme al ceo di Freemantle. Mi ha detto che ha grande stima per me, non solo per i risultati in termini di share, ma anche per la raccolta pubblicitaria». Il programma non sarà un revival alla Carràmba, come alcuni avevano ipotizzato, ma qualcosa di nuovo: «Un emotainment bello, elegante, popolare, commovente e divertente. L’idea è di farne 4 o 5 puntate in prima serata, il venerdì. E il progetto è piaciuto moltissimo».
Ma dietro la sua lunga assenza, aleggia l’ombra di un veto. Da parte di chi? «Non posso credere che la Rai, la più grande azienda culturale pubblica del Paese, possa accettare veti. Sarebbe orribile», dice senza alzare la voce. Quando le si chiede se davvero Forza Italia e Fratelli d’Italia abbiano frenato un suo possibile ritorno per non scontentare i piani alti di Mediaset, scuote il capo: «Non ci credo. Sarebbe assurdo. Ho sempre avuto un rapporto di stima e affetto con tutta la famiglia Berlusconi. Pier Silvio l’ho conosciuto che era un bambino. Lavoravo a Telemilano 58, nel 1977. C’era ancora il Biscione».
E Marina Berlusconi? «Non l’ho più sentita. Né lei, né Pier Silvio. Ma con Silvio Berlusconi c’è sempre stata stima. Mi apprezzava. Quando si ricandidò nel 2013, venne da me. Aveva intuito prima degli altri che la tv andava fatta in modo diverso, che serviva parlare alla gente. Ed era contento che io lo facessi».
A chi l’ha accusata di fare televisione trash, risponde con un sorriso amaro: «Trash? Perché raccontavo storie semplici? Cercavo di dare voce ai sentimenti delle persone comuni. Il confine tra trash e popolare lo disegna chi vuole colpire. La Corrida di Corrado era forse trash?». E aggiunge: «Ho parlato di violenza sulle donne, di povertà, di malattie. L’ho fatto dando spazio a chi altrimenti sarebbe rimasto invisibile. L’emozione in tv non è un vezzo: è il cuore vivo del racconto».
Il colpo più duro, però, è arrivato in privato. Quando le è stato recapitato il Tir con tutti i suoi oggetti dal camerino. «Nel mio appartamento non avevo più nemmeno la biancheria. Avevo lasciato tutto là. Facevo quattro programmi contemporaneamente: Pomeriggio Cinque, Domenica Live, Live – Non è la d’Urso e Grande Fratello. Ogni mattina la riunione a Cologno con quindici giornalisti. Vivevo in camerino. Non sono mai mancata un giorno, nemmeno con la febbre a 41. Mi facevo un’iniezione di Voltaren e andavo in onda. Quel Tir è stato la fine di un’epoca».
C’è chi ha scritto che a difenderla si sia speso Matteo Salvini. «Ho sempre intervistato tutti, da Pannella a Di Battista, da Conte a Meloni. Senza distinzioni politiche. Le mie conversazioni entravano nelle case di chi magari non aveva ancora deciso chi votare. Non parlavo in politichese. E per questo erano efficaci».
E quella volta che recitò l’Eterno Riposo con Salvini? «Era il periodo in cui i camion dell’Esercito portavano via le bare da Bergamo. Eravamo sopraffatti dal dolore. Ho pregato con lui come avrei pregato con chiunque altro, anche con lei se me lo avesse chiesto».
A proteggerla pubblicamente, tra i colleghi, pochi. «Solo Gerry Scotti si è esposto, dicendo che gli mancavo da telespettatore. Simona Ventura mi ha chiamata, con Giovanni Terzi, per dirmi che era ingiusto quello che stavo vivendo. Gli altri? Mah...».
Lo stress ha lasciato il segno, ma la fede le è stata compagna: «Sono nata Maria Carmela, in devozione alla Madonna del Carmine, patrona del paese di mio padre, Laurenzana. La Madonnina è sempre con me».
E ora? «Ora aspetto. Ho imparato a mettermi sui gomiti, poi sulle ginocchia, a rialzarmi e andare avanti. La vita va vissuta così. Con dignità, determinazione e gratitudine per tutto quello che si ha. Io non sono una vittima. Sono solo una donna che ha tanto dato, e che non ha ancora finito di raccontare».