Un ritorno atteso, potente, pieno di vita. In riva allo Stretto Gerardina Trovato incanta il pubblico con una performance intensa e autentica. Tra applausi, standing ovation e brani indimenticabili, la cantautrice si è raccontata in un’intervista esclusiva ai nostri microfoni, svelando emozioni, dolori e la rinascita di una voce che non ha mai smesso di esistere.

C’è una voce che non ha mai smesso di esistere. Anche quando il rumore del mondo sembrava averla inghiottita. Anche quando i palchi si facevano lontani e le canzoni restavano chiuse in un cassetto che non si apriva più. Quella voce è tornata a farsi sentire lunedì 15 luglio al Polo Culturale di Altafiumara Resort, nel cuore dell’Altafiumara Fest, e lo ha fatto nel modo più vero possibile: con le emozioni nude, la musica ed un pubblico in piedi a restituirle tutto ciò che le era stato tolto.
Gerardina Trovato è salita sul palco e ha cantato per davvero. Ha cantato con le corde dell’anima, ha lasciato che il tempo – quello che le è stato rubato, quello che ha saputo aspettare – trovasse finalmente voce e spazio. Il pubblico l’ha accompagnata in ogni nota, in ogni silenzio, in ogni sospiro. Poi sono arrivati i due bis. E con essi una standing ovation che non era solo applauso: era abbraccio, riconoscimento, promessa.

Gerardina è pronta a tornare nel mercato discografico con una nuova hit che dovrebbe uscire nelle prossime settimane. «È la prima canzone nella mia vita che ha il suo vestito». Gerardina Trovato non ha mai fatto mistero delle ferite. Ma stavolta, mentre ne parlava ai nostri microfoni nel backstage dell’Altafiumara Fest, non c’era rancore. Solo verità. Quella verità che ha sempre cercato di difendere, anche quando il mondo discografico le voltava le spalle. «Ne è valsa la pena aspettare 25 anni» ha raccontato, con l’umiltà di chi ha conosciuto il silenzio ma non ha mai tradito se stessa.

PROTUR MEDIA
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In questi venticinque anni, Gerardina non si è mai fermata davvero. Ha viaggiato, ha cercato, ha bussato a porte che si aprivano solo a metà. Roma, Milano, provini, tentativi, delusioni. «Ma nessuno offriva quello di cui avevo bisogno per uscire finalmente, come non sono mai uscita». Perché uscire, per lei, non significava solo incidere un disco. Significava avere il diritto di scegliere come suonare, come raccontarsi, come esistere nella musica.
E quel diritto, per la prima volta, le è stato restituito. «Questo produttore mi ha dato fiducia. Mi ha lasciato arrangiare. Non era mai successo prima». Quella che arriverà a fine mese non è solo una nuova canzone. È la prima vera Gerardina, quella rimasta imprigionata per troppo tempo nelle versioni che altri avevano deciso per lei.

Nel suo racconto c’è tutta la fatica di un’artista costretta per anni a cedere il controllo sulle proprie canzoni, su quello che avrebbe voluto fossero. «Portavo un CD in sala, dicevo “lo vorrei come questo”, e me lo lanciavano in faccia. Tipo frisbee. Questo non serve a niente» ha ricordato. Una ferita raccontata senza teatralità, solo con la lucidità stanca di chi ha visto spegnersi troppi sogni nel nome del risparmio e della fretta. Tutto elettronico, tutto standardizzato, tutto calcolato. E lei? Lei veniva tagliata fuori, lasciata a guardare. Come se la sua voce bastasse, ma la sua visione no.

Ma adesso è diverso. Adesso, racconta con un lampo fiero negli occhi, c’è un pianoforte vero, non la solita “tastierina pirulì pirulì”. Adesso ci sono musicisti veri, e un lavoro masterizzato a Londra, come i grandi dischi. Non è sfoggio, è riconoscimento. Perché anche la sua musica merita di essere trattata con rispetto. E questo brano – dice – è stato suonato da Dio. Il tono cambia quando lo dice, ed i suoi occhi si accendono di una nuova luce, perché la sua per la prima volta non è solo gratitudine, è orgoglio.
Alla domanda se ci sia speranza di riarrangiare anche le sue canzoni storiche, quelle che l’hanno resa un’icona, Gerardina risponde con la solita onestà. «Bisognerebbe chiedere il permesso alla Caselli. Ma ho già provato. Ha detto di no». Una porta chiusa, l’ennesima. Però non c’è resa, ed anzi rilancia con il sogno di incidere un disco live con i suoi migliori successi. «Quando farò dei grandissimi concerti, le registrerò dal vivo. E allora usciranno le versioni live, come dico io». È la voce che si riprende la sua forma, la sua libertà, il suo diritto a essere finalmente sé stessa davanti alla gente.

E la gente, quella vera, c’era eccome ieri sera all’Altafiumara Fest. C’erano occhi pieni di emozione, mani alzate, voci che si univano alle sue. C’erano i brani che hanno segnato una generazione, cantati non per nostalgia, ma per amore. «È più emozionante quando li canta la gente al posto mio» ha sussurrato. Non c’era alcun protagonismo, solo il bisogno di condividere, di sentirsi parte di qualcosa che resiste.
La voce di Gerardina non è perfetta. È segnata, graffiata, viva. Ma non ha perso un grammo della sua verità. Anzi, forse ora la possiede più di prima. Perché chi ha vissuto il silenzio, quando torna a parlare, non lo fa per mestiere. Lo fa perché non potrebbe più farne a meno. E se c’è una verità che questo ritorno ha reso chiara, è che Gerardina Trovato non ha mai smesso di esserci. Nemmeno quando tutto sembrava crollare. Un anno fa, il suo appello sui social aveva scosso in molti. Un video fragile, intenso, senza filtri, in cui chiedeva al suo pubblico di restarle accanto: «Non mi abbandonate. Siete la mia forza». Non era marketing, era vita vera. «La mia fortuna me la farò assieme a voi», ha detto. E quella frase, più che una promessa, è una presa di posizione.

Il prossimo concerto sarà il 18 luglio in provincia di Napoli, ma l’inizio di questo nuovo cammino ha avuto un po’ il suo battesimo proprio ieri sera, tra il mare e le luci dell’Altafiumara. Una serata sospesa, dove il tempo sembrava avere rispetto per chi ha saputo aspettare. Per chi ha saputo non sparire, anche quando avrebbe potuto.
«Non sarà solo un concerto. Sarà come ritrovarci insieme. Per guardarci negli occhi, nel cuore. E per credere ancora nei miracoli».