Un concerto travolgente tra country calabrese e apericena d’autore firmata dallo chef Antonio Battaglia. Il tramonto, il banjo e la magia di una notte impossibile da dimenticare per la seconda tappa della kermesse firmata Polo Culturale
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© Protur Drone Media di Christian Zuin
Il country ha attraversato l’oceano, ma è sulle rive dello Stretto di Messina che ha trovato, per una notte, un suo nuovo centro emotivo. Il tramonto infuocato che ha salutato il mese di giugno ha fatto da sfondo al concerto degli Horny Brothers all’Altafiumara Fest, trasformando i giardini del Resort e del Polo Culturale in un set naturale degno del Tennessee.
Un pubblico attento e qualificato ha accolto il gruppo come si accolgono i ritorni attesi: con curiosità, affetto, e la voglia di lasciarsi trascinare. Walter Brancatisano (voce e chitarra), Domenico Canale (armonica e violino), Michele Nunnari (banjo) e Luca Brandi (cajon) non sono saliti sul palco ma hanno preferito suonare a piedi nudi sull'erba, con quella naturalezza da band rodata che non ha bisogno di effetti speciali per conquistare chi ha davanti. Bastano pochi accordi, un’armonica che entra decisa, e subito lo spettacolo è vivo.
Il repertorio è un viaggio: country, bluegrass, blues, rockabilly, tutto impastato con ironia e mestiere. Nessuna nostalgia, nessuna forzatura. Ogni brano è un frammento di un racconto più grande, dove le note d’oltreoceano incontrano lo spirito diretto e schietto del Sud. «Non avevamo mai pensato allo Stretto come una meta country, ma in effetti ci può stare - raccontano -. Sin dall'inizio ci siamo dedicati solo al country che ci piaceva. Abbiamo cominciato per passione, quasi per gioco. E dopo quattordici anni siamo ancora qui», spiegano.
Eppure il legame con questi luoghi è diventato evidente. Lo dicono loro stessi, tra una pausa e l’altra: «La cosa bella è che anche chi non è abituato a sentire questo genere entra subito in risonanza. Forse perché lo Stretto vibra sulla nostra stessa frequenza».
La serata scorre via leggera, tra ritmi trascinanti e momenti teatrali. Gli Horny Brothers amano giocare con la scena: una gestualità studiata, siparietti che strappano sorrisi, aneddoti che diventano parte dello spettacolo. Come quella volta in cui, in viaggio per un concerto, furono fermati dalla polizia e perquisiti: nel bagagliaio c’era un fucile finto, parte della loro gag western. «Ci guardarono e ci chiesero: “Con questo ci giocate?”». Un ricordo che è diventato mito interno alla band, ma che racconta anche la loro filosofia: prendersi sul serio, ma senza mai perdere il gusto di divertirsi.
In questo equilibrio tra suono, scena e ironia sta la forza del loro concerto. La gente balla, sorride, canta. Si crea quella sospensione rara in cui il tempo sembra fermarsi. Sullo sfondo, le luci del tramonto lasciano il posto al bagliore caldo dei riflettori, e tutto sembra perfetto. Non è solo musica: è un’esperienza emotiva, popolare, profondamente viva. L’Altafiumara Fest, nato per valorizzare il territorio attraverso linguaggi artistici e contaminazioni culturali, ha trovato negli Horny Brothers una delle sue espressioni più riuscite. Perché il loro è un country che parla calabrese, senza maschere, senza imitazioni. Con uno stile che è insieme familiare e sorprendente.
Stile che, inesorabilmente, passa da quelle vie del gusto che nel corso degli anni si sono fatte interpreti di una straordinaria bellezza ed autenticità. Perché prima che la musica iniziasse, ovviamente, la full immersion nel mondo del country era già avvenuta grazie a un menu tematico ideato e realizzato dallo chef Antonio Battaglia, autentico regista del gusto di questa edizione del festival. L’apericena, trasformata in un vero e proprio rito conviviale, ha proposto un viaggio nei sapori dell’America profonda, ma con un tocco di creatività e cura tutta calabrese.
Dal profumo deciso delle "armadillo eggs" al manzo cotto in slow BBQ, dalle costine affumicate ai fagioli ranch style, fino alle patate alla paprika e al jack rice, un risotto speciale con il sapore dell'affumicatura del legno delle botti di Jack Daniels. Ogni piatto ha parlato la lingua del comfort food con un accento ricercato. A chiudere, i dessert: brownies alle noci pecan e una apple pie servita con gelato al whisky home made, autentica esplosione di aromi.
Chef Antonio Battaglia ha saputo intrecciare l’anima western del concerto con una narrazione gastronomica coerente, evocativa, capace di amplificare il clima dell’evento e accogliere il pubblico in un’esperienza multisensoriale che ha anticipato perfettamente il ritmo e il calore della musica.