Il co-fondatore degli 883 si racconta a Buongiorno in Calabria: dai ricordi di Isca Marina al nuovo spettacolo “Alla ricerca dell’Uomo Ragno”, in scena il 17 ottobre al Politeama di Catanzaro
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Nessun rimpianto per Mauro Repetto, co-fondatore insieme a Max Pezzali degli 883, più che un marchio una bandiera di quegli anni Novanta che stentano a tramontare nel cuore di una Generazione che ha cavalcato le praterie dell’analogico guadagnando l’orizzonte del digitale. La sua storia, tornata alla ribalta dopo la serie di Sidney Sibilia, è un’avventura condita di audacia e candore.
In collegamento dalla suite aeroportuale di Lamezia Terme per “Buongiorno in Calabria” (GUARDA QUI LA PUNTATA), Repetto racconta di quell’avventura, nata sui banchi di scuola a Pavia, che ha regalato a due ragazzi di provincia, con appena un deca in tasca, il grande sogno.
«Finito il liceo ho iniziato facendo l’animatore turistico a Isca Marina. Mi ricordo le telefonate che facevo a Max quando gli dicevo: “Ce la faremo, ce la faremo”, perché cominciavamo a fare i primi pezzi e io li facevo sentire ai miei colleghi animatori turistici. “Guarda che piacciono tutti, ce la faremo. Posso dire che la Calabria, in un certo senso, ci ha lanciati. Sono contentissimo di tornare qui a Catanzaro il 17 ottobre, perché questa regione mi ha sempre soffiato dentro un’energia e una forza incredibile.»
Venerdì 18 ottobre alle 21 al teatro Politeama di Catanzaro, Mauro Repetto porterà in scena “Alla ricerca dell’uomo ragno” un one man show, in cui racconta la parabola del successo di un gruppo che ha fatto ballare una generazione con canzoni come “Sei un mito” e “Nord Sud Ovest Est”.
La sua vita è quella di uno spirito libero, disincantato e dal cuore bambino, che a un certo punto, proprio all’apice della fama commerciale, per citare un passaggio di un brano proprio degli 883, molla tutto e se ne va a New York.
«“Gli anni” è stato l’ultimo brano scritto insieme. Una canzone che oggi fa un po’ ridere e anche piangere. È stato l’ultimo pomeriggio trascorso insieme a Max prima che partissi per Parigi. Quella canzone è stato l’ultimo succo d’anima perché sentivo che volevo fare dell’altro».
Gli anni d’oro del Grande Real, del motorino sempre in due, di Ralph Malph sembrano non voler abbandonare la scena. Tra serie, pubblicità, grafiche di un’Italia che ama forse un po’ troppo riciclare (per nostalgia o stanchezza) Repetto, che di quel periodo è stato uno dei simboli, sul punto vola leggero.
«Forse è vero che oggi c’è un po’ un eccesso di riciclo degli anni Novanta, ma penso che faccia parte di una “boucle”, una sorta di retromarcia per andare più veloce. Una malinconia che serve come trampolino verso il futuro. Però ora bisogna pensare al futuro».
Del suo viaggio improvviso negli Stati Uniti, Repetto parla nel suo album da solista Zucchero Filato Nero, e in particolare nel brano più intimo e personale, Brandi’s Smile. Qui racconta il sogno di conoscere una modella, Brandi, per farle interpretare il suo primo film da regista; le telefonate che riceveva da Claudio Cecchetto, da Max e dai familiari preoccupati che potesse perdersi nei grandi States. Ma non è accaduto. Nonostante tutto, Mauro Repetto è riuscito a reinventarsi e a trovare la sua strada che lo ha ricondotto sulla scena accanto al suo compagno di sempre in alcuni appuntamenti che hanno riacceso la speranza nei fan di rivederli insieme come una volta.
«Non mi sono mai pentito delle scelte che ho fatto, rifarei tutto. Bisogna correre senza guardarsi indietro. A Catania, ho incontrato una signora che guardandomi mi ha detto: “Corri, corri, corri”. Ha ragione. Finché possiamo, bisogna correre. Avremo tempo per sederci quando avremo 90 anni. Ho fatto sempre quello che ho sentito naturale fare: ho avuto la fortuna di crescere i miei bambini, che ormai sono adulti, ho lavorato alla Walt Disney Company come executive, e per un periodo sono rimasto lontano dai riflettori. Forse, in fondo, ora sono uno spettatore che ha il patentino per salire sulla scena quando è il momento. Ogni tanto la voglia di ritornare mi risale su, come quando ero a Isca Marina a fare l’animatore o quando salivo sul palco con gli 883. Ma questo impeto arriva solo da una voglia estrema, non è studiato tavolino: non fa parte del mio DNA.»
Ospite della trasmissione, anche il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che due anni fa ospitò Pezzali per il concertone di Capodanno. Il primo cittadino gli ha chiesto proprio del rapporto tra lui e Max oggi: «È quello tra compagni di banco che hanno vissuto i momenti più importanti della vita – ha risposto Repetto con un largo sorriso -. Quello che abbiamo vissuto assieme è incancellabile. Quando ci vediamo è sempre una festa, torniamo a essere compagni di banco e a sghignazzare per ore. Niente è mai cercato a tavolino: il caso ci porta assieme anche se, ma non vorrei spoilerare troppo, tra un paio di giorni ci incontreremo a Roma per discutere di qualcosa.»
Tra le grandi hit che resero popolarissimi gli 883, anche alcuni brani che in origine erano destinati a un cantante molto famoso. «Avevamo scritto tre canzoni pensando a Massimo Ranieri: Come mai, Finalmente tu e Una canzone d’amore. La casa discografica ci aveva detto che dovevano scrivere per lui anche se Ranieri non le ha mai ascoltate.» E questo fu un bene per il duo che portò portò quei pezzi al successo grazie all’occhio lungo di Cecchetto che compare, come altri personaggi iconici della tv italiana dei 90’s, nella serie sulla storia degli 883, prodotta da Sky, la cui seconda stagione andrà in onda nel 2026. «Cosa ho provato a vederla? Mi ha fatto ridere, io ero proprio come mi ha fatto l’attore sullo schermo e devo dire che il 90% delle cose che si vedono sono vere. Diciamo che la guardo con distacco, ma con affetto.»
Chiediamo: ma poi, alla fine, chi l’ha ucciso l’Uomo ragno? «Nessuno, è vivo!»