Sfida classica e dal sapore particolare quella in programma domani pomeriggio al “Simonetta Lamberti” di Cava de’ Tirreni tra Cavese e Crotone, valida per l’undicesima giornata del campionato di Serie C – girone meridionale. Mister Emilio Longo, grande ex sulla panchina dei metelliani tra il 2015 e il 2017, affronta la trasferta dopo la sconfitta interna contro il Monopoli, ma con la sua squadra al quinto posto a quota 17 punti, di cui ben 10 conquistati lontano dallo “Scida”. Un rendimento che fa dei rossoblù, insieme a Cosenza, Salernitana e Monopoli, una delle migliori formazioni in trasferta.

«La Cavese è una squadra quadrata, che finora ha dimostrato di potersela giocare contro chiunque – ha dichiarato Longo –. Sa cambiare modulo e assetto durante la partita. Per noi giocare in casa o fuori cambia poco rispetto a un concetto fondamentale: dobbiamo imparare a vincere anche quando siamo meno belli, diventando sempre più una squadra da Serie C, capace di portare a casa partite sporche».

Quella tra Cavese e Crotone è una delle grandi classiche del calcio meridionale, una sfida che si rinnova da oltre settant’anni e che, domani, potrebbe rappresentare uno spartiacque importante per capire se il gruppo di Longo potrà recitare un ruolo da protagonista nel torneo.

«Non abbiamo obblighi se non quello di migliorare partita dopo partita – ha aggiunto l’allenatore –. Non sappiamo ancora se riusciremo a recuperare Andreoni, ma sappiamo come affrontare gare di questo tipo. In questo momento non dobbiamo preoccuparci di contenere la loro voglia di fare bene in casa: ci penseremo dopo. Ora serve mettere in campo tutta la rabbia per la sconfitta interna e provare a ripetere prestazioni importanti come quelle offerte a Bergamo e Foggia».

La squadra di mister Prosperi, dal canto suo, è sempre pronta a lottare per mantenere la categoria, ma mostra difficoltà tra le mura amiche, dove non ha ancora vinto, subendo sei gol e segnandone solo due in quattro gare, tre delle quali perse. «Il tema – conclude Longo – resta la capacità di concentrarci sulla nostra identità e sulla nostra forza. Non è una questione di modulo o del numero di centrocampisti schierati: dobbiamo semplicemente convincerci di poter essere più forti in tutte le fasi del gioco, imparando a essere più concreti».