Il patron amaranto chiarisce alcuni punti: «Nessuno è stato mandato via, e voglio ribadire che il calcio a Rosarno non è assolutamente finito»
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Dopo circa venti anni, il massimo campionato regionale si è nuovamente arricchito di una piazza storica e blasonato come Rosarno. La compagine amaranto, infatti, è tornata in Eccellenza dopo la cavalcata dello scorso anno e con ambizioni importanti, almeno fino alla vigilia stagionale. Già perché, al tramonto del 2025, tanti sono stati i fattori che hanno portato a una riorganizzazione gestionale della Virtus Rosarno, sia per quel che riguarda l'organico e sia per sopperire alla chiusura degli spalti.
Primerano, tra difficoltà e riorganizzazione
Quel che è certo è che la Virtus Rosarno sarà radicalmente cambiata con l'avvento del 2026 ma ciò non vuol dire che collima con un ridimensionamento che è solo ipotetico. A spiegare nel dettaglio l'ultimo (e concitato) mese e mezzo rosarnese è stato il presidente Francesco Primerano, in esclusiva ai microfoni di LaC News24: «Purtroppo, vista l'ordinanza di chiusura del campo sportivo al pubblico, ne abbiamo risentito parecchio anche perché la Virtus Rosarno è una squadra di blasone e che vanta parecchio seguito, di conseguenza vive di introiti ingenti relativi agli incassi dello stadio. Dunque la chiusura dei campi ha giocato a nostro sfavore, penalizzandoci, poiché anche gli sponsor vengono meno in alcune circostanze, e la forza del pubblico per i nostri giocatori era fondamentale».
Cambiamenti e nuovo percorso
Nell'ultimo mese, con l'avvento del mercato invernale, anche la rosa a disposizione di mister Graziano Nocera è cambiata parecchio registrando diversi addii: «Ci tengo a precisare - continua il patron amaranto - che nessuno è scappato dalla Virtus Rosarno, semplicemente qualche giocatore non aveva più gli stimoli anche in mancanza del tifo. Diciamo che si era rotto quel meccanismo a livello mentale che ci stava facendo fare la marcia programmata».
Primerano chiarisce poi un altro punto: «Nessun ridimensionamento, ovviamente però gli obiettivi cambiano perché purtroppo dobbiamo anche dare conto della chiusura dello stadio. A tal proposito, qualche giorno fa abbiamo anche scoperto che il campo non è idoneo a un ipotetica Serie D a causa delle misure ridotte. Di certo il calcio non è finito a Rosarno, e lo posso assicurare».

