Nello Studio Ovale il presidente americano parla poco di calcio e molto di immigrazione e bombe, mentre i bianconeri osservano in silenzio. Insomma, Gatti ascolta Trump sul nucleare: «Attaccare l’Iran? Può darsi»
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Pool/ABACA
Doveva essere una visita di rappresentanza prima dell’esordio al Mondiale per club (questa notte alle 3.00 contro l’Al-Ain all’Audi Field di Washington), si è trasformata in un momento di forte imbarazzo. La Juventus, sbarcata negli Stati Uniti per la rassegna Fifa, è stata ricevuta alla Casa Bianca dal presidente Donald Trump. Presenti il numero uno di Exor John Elkann, l’amministratore delegato Maurizio Scanavino, il general manager Damien Comolli, il direttore delle strategie Giorgio Chiellini e una rappresentanza della squadra, guidata dal tecnico Igor Tudor. Con loro anche il presidente della Fifa, Gianni Infantino.
La delegazione bianconera è stata accolta nello Studio Ovale per un incontro con il presidente USA. Trump, come da copione, ha accolto la squadra stringendo mani e facendo gli onori di casa soprattutto agli “americani” McKennie e Weah. Poi, però, complici anche le domande dei giornalisti, ha rapidamente trasformato l’incontro sportivo in una conferenza di politica estera. «Attaccare l’Iran? Può darsi. Vedremo. Le cose cambiano in fretta», ha dichiarato tra una stretta di mano e l’altra. E ancora: «Ho un’idea per bloccare il nucleare, ma la situazione è fluida». Sullo sfondo, i calciatori bianconeri cercavano di restare composti, mentre John Elkann perfezionava l’arte del sorriso diplomatico. Non contento, Trump ha poi aperto un secondo fronte, quello dell’immigrazione: «La gente deve arrivare legalmente, come questi ragazzi dietro di me. Devono amare l’America. Altrimenti non li vogliamo»
A creare un bel pò di disagio ai presenti è stata anche una domanda rivolta con tono ironico ai dirigenti bianconeri: «Le donne potrebbero entrare a far parte della squadra?», ha chiesto Trump, generando un misto di silenzio e sguardi perplessi. A rispondere alla domanda del presidente Trump è stato Comolli, che ha affermato che la Juve una squadra femminile ce l’ha già, e pure forte. Il Tycoon è parso soddisfatto: «Certo, e immagino non le fareste giocare insieme a voi! Vabbé, vedo che siete diplomatici». Visibilmente a disagio John Elkann, così come i giocatori presenti tra cui Vlahovic, Locatelli, Gatti che hanno assistito in silenzio alle dichiarazioni del presidente, con lo sguardo rivolto altrove mentre Trump discuteva di armi nucleari e bombardieri stealth. Insomma per la Juventus un esordio negli States speciale ma soprattutto surreale.