Il ct della Nazionale scherza con il presidente della Fondazione Museo del Calcio e promette gli scarpini del 2006 custoditi a Schiavonea dalla madre: «Devo andarli a prendere io perché mamma non fa passare nessuno»
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Un Rino Gattuso in versione showman quello che ha animato la serata di Coverciano per l’inaugurazione del rinnovato Museo del Calcio. Tra cimeli, sorrisi e ricordi, il commissario tecnico della Nazionale – originario di Schiavonea, borgo marinaro di Corigliano Rossano – ha regalato al pubblico un momento di simpatia nel suo stile inconfondibile.
Davanti al presidente della Fondazione Museo del Calcio Matteo Marani, al presidente federale Gabriele Gravina, al capitano deglii Azzurri Gianluigi Donnarumma e a una platea gremita di campioni e dirigenti, “Ringhio” ha ricordato con ironia un vecchio debito: «Io ho un debito con te... me lo ricordo – ha detto a Marano – . Ma devo andare giù in Calabria, perché mamma non fa passare nessuno, per consegnarti le famose scarpette del 2006 e portarle qui». Una battuta accolta dagli applausi e che ha strappato sorrisi in sala, con la promessa di vedere presto nel museo anche i leggendari scarpini del Mondiale di Germania 2006.
Poi, toni più seri quando il ct azzurro ha parlato del suo nuovo incarico: «Coprire questo ruolo mi riempie di orgoglio, sento tanta responsabilità, ma sono fiero di essere il commissario tecnico dell’Italia». Parole che confermano l’attaccamento e la passione con cui l’allenatore calabrese sta guidando gli Azzurri verso le qualificazioni ai Mondiali e che vedrà gli azzurri impegnati sabato in Estonia e martedì 14 ottobre a Udine contro Israele.
L’evento, che ha visto anche la presenza di Gianluigi Buffon, e del ct della Nazionale femminile Andrea Soncin e di numerosi volti noti del calcio italiano, ha celebrato un Museo completamente rinnovato con nuovi spazi, una corte elegante e persino un campo da gioco all’aperto per far vivere ai visitatori l’emozione del pallone. «Il Museo del Calcio – ha sottolineato Gravina – è un luogo che custodisce la memoria e l’identità del nostro Paese. La memoria non è nostalgia, ma responsabilità». Una responsabilità che oggi è anche nelle mani di Ringhio Gattuso, pronto a onorare la storia azzurra con la sua proverbiale grinta e, chissà, anche
con un tocco di Calabria.