L’anno che sta per finire ha regalato tante delusioni e poche gioie alla formazione amaranto. Che tuttavia prova a guardare al futuro con ottimismo
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Un 2025 di tanti, troppi rimpianti. Si sta per concludere un anno con più ombre che luci per la Reggina, costretta a fare i conti con una realtà, quella della serie D, lontana dalla gloriosa storia del club ma di cui ormai è diventata prigioniera. Eppure mai come lo scorso maggio gli amaranto sono andati davvero vicini al ritorno tra i professionisti. Con la regular season conclusa a un punto dalla vetta e un turno playoff da protagonista, la lotteria dei ripescaggi ha tuttavia premiato altre piazze meno blasonate.
Ai nastri di partenza del campionato in corso gli amaranto si presentano come la squadra da battere, ma l’inizio è da film horror. La società decide così di procedere con il cambio più scontato: via Trocini, dentro Torrisi, abile sia davanti ai microfoni e sui social che in campo il quale, nonostante qualche fisiologica difficoltà iniziale e i fantasmi di una retrocessione in Eccellenza che ha accompagnato la fase iniziale del campionato, è riuscito a ricompattare la squadra e l’ambiente. Le cinque vittorie consecutive ottenute prima della pausa natalizia hanno riportato la formazione dello Stretto a meno quattro dal vertice con un girone di ritorno ancora tutto da giocare e da vivere. Ma oggi, a differenza di un anno fa, non c'è un Siracusa, non c'è una squadra padrona del campionato da spodestare. La Reggina, a guardare la classifica, dovrebbe fare la corsa su tre squadre: Igea, Savoia e Nissa, tutte sul piano tecnico inferiori alla formazione dello Stretto.
L’auspicio dei tifosi, con cui Barillà e compagni hanno stretto un patto di ferro, è che tra qualche mese si possa festeggiare, dopo anni di delusioni, qualcosa di importante.

