VIDEO | Dopo il 3-3 con il Pescara che ha lasciato veleno e rimpianti, il tecnico giallorosso chiede un cambio di passo mentale: «In casa abbiamo perso punti pesanti, non dobbiamo ripetere gli stessi errori»
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Alla vigilia della 14ª giornata di Serie B, il Catanzaro torna al Ceravolo per affrontare la Virtus Entella in una sfida che va ben oltre la semplice classifica. La ferita del pirotecnico 3-3 contro il Pescara brucia ancora e, come lo stesso Alberto Aquilani ha ammesso, rischia di lasciare scorie se non trasformata in consapevolezza e attenzione. La squadra ha mostrato qualità con il pallone, ma ha ceduto in maniera preoccupante nelle situazioni difensive, perdendo quel centimetro di cura che in Serie B spesso decide un risultato. Domani alle 17.15, però, non ci saranno alibi: l’allenatore lo sa e lo dice chiaramente.
La conferenza stampa di Aquilani
La conferenza stampa della vigilia è stata un lungo esercizio di autocritica, lucidità e richieste precise ai suoi uomini. Aquilani ha esordito tornando sulla delusione dell’ultima gara: «Era un pareggio che abbiamo analizzato a fondo. Nella fase di non possesso ci sono stati errori evitabili, individuali e collettivi, e me ne assumo la responsabilità. Però dobbiamo analizzarli affinché non ricapitino: questo tipo di situazioni ti sporca la partita e la rende più complicata». Un peccato, ha ribadito, perché «con la palla abbiamo fatto forse una delle migliori partite in casa».
L’identità della squadra resta il nodo centrale. Non è un mistero che il Catanzaro alterni momenti di ottima qualità a pause inattese, soprattutto tra le mura amiche. Aquilani lo riconosce senza nascondersi: «Col Pescara abbiamo visto grandi miglioramenti, diversi giocatori hanno alzato il livello individuale. Però nel calcio non basta creare: bisogna sapersi difendere, e lì siamo mancati».
Il tecnico respinge la definizione di “piccole”: «In questo campionato non esistono squadre facili. Padova, Carrarese, Pescara… in casa abbiamo perso punti perché l’attenzione non è stata la stessa di quando affrontiamo le prime della classe. Ma non parlo di presunzione: parlo di intensità, di quella paura sana che ti fa fare qualcosa in più». Una paura, dice con un’immagine efficace, «come un bambino a cui stai per togliere la caramella: a noi questa caramella non ce la devono togliere».
Sull’Entella, che arriva al Ceravolo con un rendimento esterno finora modesto, Aquilani predica massima concentrazione: «È una squadra affamata, che sta facendo un buon campionato e gioca libera mentalmente. Partite belle, sporche, pulite… dobbiamo essere pronti a tutto. Sappiamo che è uno spartiacque: se va bene, per noi diventa molto positivo; se va male, torniamo nel calderone». Parole pesanti ma realistiche, che fotografano un momento chiave della stagione.
Ampio spazio è stato dedicato anche ai singoli. Il tecnico ha difeso Oudin, sostituito per due gare consecutive all’intervallo: «Non ha fatto una brutta partita. Il cambio al primo tempo oggi non è più una bocciatura ma una scelta tattica. Lui è forte, ci darà tanto». Molto apprezzamento anche per Sissé, uno dei più brillanti in fase di crescita: «Ha un potenziale enorme. Sono felice perché i giovani stanno rispondendo bene, ma è merito anche dei grandi che li aiutano e li mettono nelle condizioni giuste».
Sulla disponibilità di Petriccione, alle prese con la pubalgia, Aquilani ha confermato la convocazione: «Jacopo soffre, ma dà sempre la disponibilità. So che posso contare su di lui». Infine, un sorriso parlando degli attaccanti Buce e Piterello, andati recentemente a segno: «Sono due ragazzi seri, parlano poco e fanno molto. Non sono ancora apprezzati per quello che sono davvero, ma lavorano per il gruppo e possono dare un contributo importante».
La parola chiave resta comunque equilibrio: mentale, tattico e emotivo. «Siamo una squadra forte», ribadisce Aquilani. «Ma poi bisogna dimostrarlo sul campo». Domani, contro la Virtus Entella, il Catanzaro sa che non può permettersi altre sbavature. Un’altra gara ad alta densità emotiva, un altro crocevia per una squadra che cerca continuità, identità e — soprattutto — una vittoria che pesi davvero.


