Un nuovo capitolo si apre per la Calabria. Mentre l'arena politica si concentra su sanità e infrastrutture, le grandi crisi mondiali e le piaghe interne come criminalità e corruzione restano nell'ombra. L'elettorato attende risposte su questi temi cruciali per valutare la visione di chi si candida a governare
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Seguendo diversi eventi politici, tra piazze più o meno gremite corredate da foto che inseguono record di presenze contro l’avversario e dove i diversi candidati si danno battaglia a forza di grida e scenografie con ispirazioni (ahimè) americane, il dibattito per le prossime elezioni regionali in Calabria sembra focalizzarsi, come è giusto che sia, sui temi più urgenti e vicini alla quotidianità dei cittadini quali sono i risaputi problemi sulla sanità, sul lavoro, sulle infrastrutture e sullo sviluppo del territorio. E come nella migliore tradizione, piattaforme programmatiche e promesse elettorali si susseguono, ponendo l'accento su problemi storici che affliggono la regione, puntualmente riscoperti a spron battuto come cavalli di battaglia ma mai domati. Probabilmente, in un mondo sempre più interconnesso, forse presi dagli impegni politici e non avendo tempo di interfacciarsi con le notizie dal mondo, sorge spontanea una domanda che diventa seriamente indiziario circa il prossimo coinvolgimento regionale rispetto ai grandi temi. Spontaneo, dunque, chiedersi qual è il punto di vista dei candidati, nessuno escluso, sulle grandi crisi che stanno sconvolgendo gli equilibri globali e sulle minacce interne che continuano a fare danni alla società.
Le notizie che giungono da Gaza, con l'esodo di un popolo, la perdita di vite innocenti e la distruzione, mostrano la fragilità degli equilibri politici e sociali a livello mondiale. Sono eventi che interrogano le coscienze, suscitano dibattiti a ogni livello e, in teoria, dovrebbero influenzare anche la visione politica di chi aspira a ruoli di governo. Ma sembra che questi temi siano relegati in un angolo, lontani dalle agende dei comizi e dalle dichiarazioni dei candidati calabresi. Pacifico che geograficamente non sia proprio territoriale ma è altrettanto vero che necessita anche del fronte calabrese per calmierare, o almeno tentarci insieme al resto del mondo.
Parimenti, è difficile ignorare l'impatto devastante della 'ndrangheta sulla società calabrese. E meno male che, lontano da tempi di schede elettorali, tutti se ne interessano. Le infiltrazioni nell'economia legale con il controllo degli appalti, e l'imposizione di un clima di paura e omertà sono piaghe che minano lo sviluppo e la libertà. Stranamente non più, almeno in questi due mesi di campagna elettorale, questo secondo i candidati che preferiscono anteporre argomenti che discutono i dati di questo o di quel sondaggio. Il dito non basta più per nascondersi, è risaputo che la corruzione, spesso strettamente legata alla criminalità organizzata, aggrava ulteriormente la situazione sottraendo risorse pubbliche destinate a servizi essenziali. Plauso alle forze dell'ordine e alla magistratura che continuano a colpire l'organizzazione, fortunatamente loro non sono candidati e sanno bene che il problema rimane endemico e radicato. È un argomento che potrebbe/dovrebbe essere al centro del dibattito, con i candidati che espongono chiaramente le loro idee su come contrastare il potere criminale e restituire dignità al territorio.
Sia ben chiaro, non è distogliere l'attenzione dalle emergenze locali, che rimangono prioritarie. La Calabria ha bisogno di risposte concrete per superare le sue endemiche criticità. Ma è altrettanto lecito chiedersi se una classe politica che aspira a governare una regione non debba avere una visione più ampia e coraggiosa con la meta della legalità da conquistare. Il contesto geopolitico, le crisi umanitarie e le dinamiche internazionali non sono separati dalla vita economica e sociale della Calabria, inevitabilmente ne influenzano i mercati, i flussi migratori e di conseguenza il benessere dei cittadini. E la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione non può ridursi a sterili dichiarazioni “a cariche conquistate” ma deve tradursi in proposte politiche concrete e programmate. Girare in lungo e in largo non risponde ai quesiti, i facsimili non convincono per il voto, sono le idee, quelle vere e non propagandistiche, che possono essere decisive.
Nell’era della tecnologia avanzata, con macchine che riescono a pensare anche meglio dell’uomo, nel tempo dove l’informazione è globale facendo emergere profonde sfide interne, sarebbe utile per l'elettorato conoscere il pensiero dei candidati su questi argomenti. Oltre ai problemi del ponte e della sanità, quale visione hanno del ruolo dell'Italia e, di riflesso, della Calabria, in un mondo in trasformazione? E quali strategie intendono attuare per combattere la 'ndrangheta non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche da quello sociale, culturale ed economico, e per sradicare la corruzione che continua a minare la credibilità delle istituzioni?
Offrire risposte chiare agli elettori su questi temi non significa deviare dal percorso politico personale ma arricchirebbe il dibattito aiutando gli elettori ad avere una visione più completa e un elemento in più per valutare la profondità e l'onestà intellettuale di chi chiede il loro voto. La politica non è un ufficio nei piani alti del palazzo dei bottoni, non è solo una giacca e una cravatta, non è solo l’auto “blu”, sicuramente è l’interpretazione del presente con una corretta visione del futuro. E il futuro, piaccia o no, è globale e richiede una lotta senza quartiere contro ogni forma di illegalità. Prima, durante e dopo il voto. Sempre.