Un Nicola Gratteri a tratti inedito quello che è andato in onda ieri sera a “Lezioni di Mafie” su La7. Il magistrato di Gerace, oggi procuratore di Napoli, nella prima delle quattro puntate andata onda in prima serata, insieme al professore e saggista Antonio Nicaso ha parlato di ‘ndrangheta, «la più ricca delle associazioni criminali», quella che, dice Gratteri citando un boss, «avrebbe potuto riempire il mare di sangue» perché il coraggio e la ferocia non mancano alle cosche. Che hanno, però, preferito mantenere un profilo basso e allontanarsi dalla politica stragista di Cosa Nostra.

Il pubblico ha scoperto – accanto a un repertorio classico per chi lo segue – anche un procuratore inedito, a spasso per le strade di Gerace con l’amico d’infanzia e insigne storico delle mafie Antonio Nicaso. Un lusso, questa passeggiata nello stesso paese in cui vive, che Gratteri può concedersi al massimo una volta all’anno. Con Nicaso hanno parlato dell’infanzia, delle madri forti e coraggiose che li hanno cresciuti, delle famiglie che li hanno tenuti lontani dagli ambienti criminali, dei figli dei boss come compagni di scuola, delle figlie dei boss, troppo presto orfane e con gli occhi senza serenità. Poi la gioventù e la passione del procuratore per la radio e la musica, la spensieratezza negli anni da dj prima della vita blindata da magistrato antimafia.

Il format – condotto in studio da Paolo Di Giannantonio – è stato premiato con un 7.1% di share che, in soldoni, significa punte di oltre un milione e centomila telespettatori. Più della partita di Champions Liverpool-Atletico Madrid e quasi al passo con mostri sacri come Chi l’ha visto? (9.4%)
Gratteri è stato seguito, nella prima puntata sulla ‘ndrangheta, in dialogo con gli studenti di Roma Tre, nel teatro dell’università con le cattedre a forma di container. Come quelli dei porti in cui i narcos nascondono la cocaina. Ma questo è argomento per un’altra puntata.