Reggio Calabria è tra le città italiane più esposte agli effetti del cambiamento climatico e, al tempo stesso, una di quelle ancora prive di una strategia di adattamento. Il nuovo rapporto «Città Clima 2025» di Legambiente colloca infatti il capoluogo dello Stretto al quinto posto in Italia, tra i comuni con popolazione compresa tra 150 e 500mila abitanti, per numero di eventi meteo estremi registrati negli ultimi undici anni. Nove episodi gravi tra allagamenti, raffiche di vento, ondate di calore, danni alle infrastrutture e fenomeni di dissesto idrogeologico. Un dato che fotografa con chiarezza la fragilità ambientale e strutturale del territorio reggino.

Nel quadro nazionale delineato dal dossier, sono 811 gli eventi estremi registrati dal 2015 al settembre 2025 nei 136 comuni italiani sopra i 50mila abitanti, dove vivono 18,6 milioni di persone. Solo il 39,7% delle città coinvolte ha adottato un piano o una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. Reggio, come Bari, Napoli e altre città del Sud, non dispone ancora di uno strumento operativo per prevenire e gestire l’impatto della crisi climatica. Un’assenza che pesa, soprattutto in un territorio segnato da alluvioni improvvise, mareggiate e temperature record.

Anche il quadro regionale conferma la vulnerabilità della Calabria. Oltre a Reggio, anche Lamezia Terme rientra tra le prime dieci città italiane di medie dimensioni più colpite, con lo stesso numero di eventi estremi registrati negli ultimi anni: nove. Entrambe sono accomunate dall’assenza di un piano di adattamento e da un territorio fortemente esposto ai rischi idrogeologici e climatici. Due città diverse per dimensione e morfologia, ma unite dalla stessa urgenza: dotarsi di strumenti concreti di prevenzione e resilienza, prima che gli eventi diventino emergenze croniche.

«Il rapporto Città Clima 2025 di Legambiente lancia un nuovo e forte segnale d’allarme anche per la nostra città - spiega Daniele Cartisano, presidente di Legambiente Reggio Calabria - che risulta infatti al quinto posto in Italia per numero di eventi meteo estremi registrati negli ultimi anni. Un dato molto preoccupante, che conferma la grande fragilità del nostro territorio, sempre più esposto a ondate di calore, incendi, allagamenti, trombe d’aria e fenomeni di dissesto idrogeologico. Il cambiamento climatico non è più una minaccia futura, ma una condizione già presente e che chiede risposte urgenti, coordinate e strutturali».

Cartisano sottolinea la necessità di investire nella messa in sicurezza del territorio e nel potenziamento del verde urbano, definendolo «il primo presidio contro il calore e l’inquinamento». E ricorda la recente presenza a Reggio Calabria dell’ecologo urbano Salvador Rueda, ideatore del modello delle Superilles di Barcellona: «Ci auguriamo che le buone pratiche e i modelli virtuosi che ha sviluppato possano essere presto riportati e adattati anche nella nostra città».

Dal livello regionale arriva la conferma di un quadro ancora più preoccupante. Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, parla di un territorio «complessivamente impreparato agli impatti crescenti sugli ecosistemi, sui luoghi e sulle persone», dove si riesce a intervenire «solo nella fase dell’emergenza». Per Parretta è urgente «incrementare le aree verdi, potenziare le infrastrutture idrauliche e migliorare il sistema fognante per gestire meglio le piogge intense, ridurre il rischio di allagamenti e sviluppare strategie di gestione integrata delle risorse idriche». Pianificare oggi, sottolinea, «significa ridurre i costi - economici e umani - di domani e trasformare la fragilità attuale in un’opportunità di sviluppo e miglioramento della qualità della vita».

Il messaggio che arriva dal rapporto è netto: Reggio Calabria deve dotarsi di un Piano di adattamento climatico, capace di integrare tutela ambientale, infrastrutture e sicurezza urbana. In una città che vive sulla linea di confine tra mare e collina, il clima non è più una variabile da studiare ma una realtà da governare. E ogni ritardo rischia di trasformare la vulnerabilità in emergenza permanente.