Storia di un fallimento

Fondazione Terina, il grande spreco: i laboratori iper tecnologici da 10 milioni prendono polvere. E il ministero perde la pazienza

Quella che doveva essere un’eccellenza nell’agroalimentare rimane una promessa (o un carrozzone), tra macchinari inutilizzati e un’attività mai rilanciata. Commissariamenti e relative proroghe non incidono e adesso Roma potrebbe chiedere conto degli investimenti mai valorizzati

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di P. P. P.
19 febbraio 2024
06:15

Un gioiello iper tecnologico (e costosissimo) prende polvere da anni nel cuore dell'area industriale di Lamezia Terme. Costati circa 10 milioni di euro, i laboratori della Fondazione Terina sono un'anomalia così luminosa da accecare gli occhi di politica e opinione pubblica. Tornano al centro della scena ciclicamente, per poi sparire, inghiottiti da soluzioni tampone che lasciano tutto com'è. Da anni, appunto. Nel 2015 si gridava al grande spreco: nel centro internazionale di ricerca nel campo alimentare era arrivato, un anno prima, una delle due Rmn (Risonanza magnetica nucleare) tecnologicamente più avanzate in Italia. Già a quei tempi il gap tra fondi investiti e inerzia amministrativa era stridente: quell’apparecchio, costato circa 1,5 milioni di euro, era rimasto inutilizzato nei laboratori. Unica attività: la manutenzione ordinaria. L’investimento, tanto per restare alla genesi dello spreco, era stato ingente: 15 milioni di euro nel progetto “Research infrastructure for food life and safety” (Food@Life). Fondi del Miur che avrebbero dovuto permettere a Terina di diventare un centro d’eccellenza.

Tutto o quasi deve essere andato storto se, qualche anno più tardi, uno dei manager della Fondazione considerava un successo il regolare pagamento degli stipendi per i dipendenti. Aveva ragione: i debiti, nel tempo, si erano gonfiati al punto da rendere pressoché impossibili le attività ordinarie. Figuriamoci vedere all’opera le potenzialità di quei laboratori impolverati.


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Nel ciclico riaffiorare di quello che molti definiscono uno scandalo c’è giusto qualche certezza: Terina, partecipata al 100% dalla Regione Calabria e controllata dal dipartimento Agricoltura, lascia invecchiare una tecnologia costata milioni di euro. I macchinari giacciono inutilizzati da così tanto tempo che si rischia di vederli diventare obsoleti: strutture e macchinari hi-tech per i controlli sulla sicurezza dei prodotti alimentari erano all’avanguardia quando sono stati acquistati e ancora oggi potrebbero offrire un valido contributo ad analisi e ricerche. Il problema è che sono rimasti fermi per troppo tempo.

Il Miur perde la pazienza e si prepara a chiedere il conto

Così tanto tempo che il Miur, che ha finanziato acquisto e progetto circa 10 anni fa, oggi ha cambiato nome. Allora si chiamava Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca scientifica, oggi Ministero dell’Istruzione e del Merito. Al di là delle denominazioni, pare che a Roma abbiano anche perso la pazienza e avrebbero fatto sentire la propria voce per chiedere conto degli investimenti su quell’eccellenza rimasta soltanto sulla carta. La situazione è delicata: il Miur potrebbe decidere di intraprendere azioni per quel maxi investimento che non si è mai concretizzato, al pari delle tante proposte di rilancio.

Terina non ha mai trovato una strada per sé e la sua condizione è paradigmatica di una regione che mostra grandi potenzialità senza riuscire a sfruttarle. Tra le opzioni considerate per renderla operativa ci fu anche quella di trasformare parte delle sue strutture in centro di stoccaggio per i vaccini contro il Covid. O di farne, nella fase della pandemia, un centro di somministrazione dei vaccini. Proposte cadute nel vuoto, ma comunque collaterali rispetto alla mission della ricerca sull’agroalimentare che in quell’area della Calabria ha attirato investimenti ministeriali e attivato speranze deluse.

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Commissariamento e proroghe ma il rilancio non arriva

Di attivo, per il resto, pare esserci ben poco. La Fondazione non ha ritrovato slancio neppure negli ultimi 14 mesi. Dal 16 dicembre 2022 il governatore Roberto Occhiuto l’ha affidata alla dirigente generale del Turismo Maria Antonella Cauteruccio, titolare di importanti deleghe regionali alle quali ha aggiunto anche quella di commissario straordinario della Fondazione. Tanti compiti tra i quali è complicato destreggiarsi. Quello del rilancio dell’eccellenza (mancata) è uno dei più delicati: con un bilancio da tenere d’occhio che rischia di accumulare debiti per mancanza di commesse e un personale provato da anni di disorientamento l’idea di trasformare lo spreco in successo per ora resta soltanto sulla carta.

L’incarico di Cauteruccio è stato rinnovato per sei mesi nel luglio 2023: nel dicembre 2022, all’atto della nomina, alla manager era stato assegnato il compito di «assicurare l’amministrazione della Fondazione per quanto riguarda le attività allo stato espletate dalla “Terina” e accertare se ricorrano le condizioni che consentono alla Fondazione di perseguire lo scopo statutario». Più di un anno dopo, e con in mezzo una relazione su Terina rispetto alla quale il dipartimento Agricoltura ha deciso di svolgere approfondimenti, il gioiello resta nel limbo e i laboratori continuano a prendere polvere mentre il commissariamento potrebbe arrivare a una nuova proroga. E sullo sfondo (almeno per ora) arrivano dal Miur notizie assai poco rassicuranti.

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