La nave liberata

L’equipaggio della Humanity 1: «La decisione del Tribunale di Crotone un precedente contro il decreto Piantedosi»

VIDEO | Conferenza stampa dopo la scelta di annullare il fermo amministrativo: «Tutti questi provvedimenti sono basati su accuse false»

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di Procolo Guida
19 marzo 2024
14:51

La conferenza stampa a bordo di Humanity 1 era stata organizzata alla luce del recente incidente che ha visto 60 persone morire di fame e di sete nel Mediterraneo, prima che la nave Ong Ocean Viking potesse salvare i 25 superstiti di un gommone fuggito dalla Libia una settimana prima.

Sos Humanity, la Ong tedesca che sostiene gli interventi di questa nave con 29 tra donne ed uomini di equipaggio, non aveva previsto che il Tribunale Civile di Crotone accogliesse, nel frattempo e nello specifico ieri sera, il ricorso avverso il provvedimento di fermo amministrativo che il governo Italiano le aveva opposto su segnalazione della Guardia costiera libica, in funzione del decreto Piantedosi.
La Ong sottolinea in conferenza come «mentre accadono tragedie come quella affrontata dalla Ocean Viking, la nostra nave di soccorso Humanity 1, perfettamente operativa e pronta a prestare assistenza, è bloccata assieme ad altre due navi nei porti italiani, tutte impossibilitate a svolgere il proprio lavoro», ha subito specificato Laura Gorriahn, presidente di Sos Humanity e osservatrice dei diritti umani a bordo.


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«Si tratta di una situazione scandalosa, dal momento che tutti i fermi sono basati su accuse false e sono, dunque, contrari alle legge; oggi siamo davvero felici che il Tribunale di Crotone lo abbia riconosciuto» ha aggiunto Leo, il capitano svedese della Humanity.

Si presentano con i soli nomi di battesimo, per scelta, i due a bordo come Guido, italiano, conducente del gommone di salvataggio che ha vissuto le minacce armate della “cosiddetta Guardia costiera libica”, finanziata dall’Unione europea: «Io non penso che i decreti Piantedosi e le assurde politiche europee, che di fatto cercano di impedire i salvataggi in mare abbiano origini culturali – ha specificato il giovane, che è oggi è volontario partito proprio dalla passione per la vela e il mare –. Quando abbiamo subìto anche i colpi di arma da fuoco, l’obiettivo rimaneva quello di salvare le persone cadute in acqua anche per operazioni assurde e pericolose che sono inconcepibili per le leggi del mare da sempre».

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E se la premessa di Camilla Kranzusch coordinatrice della Comunicazione a bordo partiva da ciò che è accaduto a Crotone («abbiamo salvato 77 persone in difficoltà in mare, ottemperando alle norme del diritto marittimo internazionale, e siamo stati minacciati senza che avessimo violato nessuna norma, nemmeno quelle attuali così inasprite nel nome di una strage, già di per sé assurda, come quella del 26 febbraio dello scorso anno a Steccato di Cutro»), anche le conclusioni rilanciate dalla presidente Gorriahn hanno riguardato la possibilità che il ricorso accolto dal Tribunale di Crotone possa contribuire a rappresentare un precedente che spinga a dichiarare illegittimo il decreto Piantedosi.

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