Dall’incubo al sogno

Due gemellini nati al quinto mese di gravidanza: il miracolo di Reggio dopo l’inferno sul barcone dei migranti

VIDEO | Mariama, 27 anni, era sull’imbarcazione soccorsa sabato scorso dalla nave Diciotti della Guardia Costiera. Incinta, è stata ricoverata al Grande ospedale Metropolitano dove i bimbi sono venuti alla luce prematuramente. Ecco la loro storia

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di Anna Foti
13 marzo 2023
17:15

In questi giorni di dolore e strazio in cui a Cutro il mare continua a restituire corpi esanimi anche di bambini, in Calabria c’è una luce di speranza. Si è accesa ieri nella tarda mattina nel reparto di ostetricia e ginecologia del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Mariama, giovane guineana sbarcata nella città dello Stretto sabato, quasi al quinto mese di gravidanza, ha dato alla luce due gemellini. La giovane mamma sta bene come pure i piccoli che, nati prematuramente, sono stati affidati alle cure dello staff del reparto di terapia intensiva neonatale.

«Emozionati e contenti di avere dato a Mariama e ai suoi piccoli gemelli una speranza. Vedere madri dare alla luce i propri figli è sempre una gioia. In questo caso sappiamo, però, che questo parto prematuro avrebbe potuto avere esiti drammatici se fosse avvenuto in mare. Senza l’assistenza necessaria, che solo un ospedale con terapia intensiva neonatale avrebbe potuto garantire, questo parto avrebbe dato tutt’altro esito. Sarebbe bastato che lo sbarco fosse avvenuto anche solo 24 ore dopo per esporre la donna e i piccoli a un rischio serissimo». Questa la testimonianza di Marcello Tripodi, direttore dell’unità operativa complessa di Ostetricia e Ginecologia del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.


Mariame, 27 anni proveniente dalla Nuova Guinea, soccorsa in mare nei giorni scorsi, aveva intrapreso il viaggio incinta di quasi cinque mesi, sapendo di rischiare ma con l’evidente necessità di lasciare il paese di origine e di cercare, per i suoi piccoli in arrivo e per un’altra figlia piccola in viaggio con lei, un futuro in altro luogo. Il viaggio l’ha condotta a Reggio Calabria, dove è sbarcata dalla nave Diciotti sabato scorso con altre 583 persone, soccorse come lei in mare.

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Uno sbarco avvenuto appena in tempo, visto che il giorno successivo ha partorito dando alla luce prematuramente due gemellini. Un chilo e trecento grammi il primo e neppure un chilo il secondo, adesso sotto osservazione nel reparto di terapia intensiva neonatale del Gom.

«Sabato si è ricoverata da noi Mariame con una gravidanza gemellare giunta alla trentunesima settimana. Una gravidanza che ancora non ha completato il suo tempo e che, come accaduto in questo caso, qualora termini anticipatamente con parto di bambini prematuri, richiede un apposito trattamento di preparazione. Trattamento al quale, trovandosi in un ospedale, la giovane mamma è stata sottoposta. Al momento dell’arrivo, considerando i giorni di viaggio in mare e lo stremo delle sue condizioni fisiche, abbiamo eseguito subito la profilassi polmonare per la respirazione. Domenica, poi, la donna ha avuto delle contrazioni e abbiamo iniziato a registrare una sofferenza cardiaca fetale». 

«Da qui, la necessità di intervenire con un parto cesareo che ha portato alla nascita prematura di due maschietti. Lo staff che ha eseguito l’intervento nella tarda mattinata di ieri è stato composto dai medici Vincenzo Bognoni e Patrizia Polimeni, dall’anestesista Leonardo Cosenza e dalle ferriste Silvana Cannizzaro e Antonella Alescio. I piccoli venuti al mondo prematuramente sono stati subito affidati alle cure dei dottori Giuseppe Serrao e Giovanna Fontanelli, dell’unità operativa complessa di Neonatologia, Terapia intensiva neonatale e Nido diretta da Isabella Mondello. I neonati stanno bene e saranno adesso aiutati in questa prima fase della loro vita, molto più delicata che per altri bimbi vista la nascita prematura, presso il reparto specializzato di cui il Gom è dotato. Anche la madre è in buone condizioni. Tutto è andato bene e siamo felici che Mariama, dopo tutte le sue vicissitudini si sia trovata a Reggio in questo frangente. Con ogni probabilità sarebbe andata incontro a questo parto prematuro che se fosse avvenuto in mare avrebbe certamente avuto un esito tragico. I bimbi avrebbero richiesto delle cure che solo un ospedale, per altro hub come quello reggino e dunque dotato di una terapia intensiva neonatale, avrebbe potuto garantire. Siamo contenti di avere potuto aiutare Mariama e i suoi piccoli. Se non si fosse trovata qui nella giornata di ieri, la sua storia non sarebbe stata a lieto fine. Credo che tre vite siano così state salvate», racconta anche il primario Marcello Tripodi.

«Della signora, che potrà essere a breve dimessa, si stanno occupando la direzione sanitaria, gli assistenti sociali e tutto lo staff. I piccoli certamente dovranno rimanere in ospedale per tutte le cure e il tempo necessari», prosegue il medico.  

«Abbiamo seguito anche altre donne sbarcate, in condizioni difficili. Non sempre tutto è andato come speravamo. Mai era capitato, però, un parto gemellare con la madre che arriva sul punto di partorire. Un evento a lieto fine che dona a tutti speranza. Il diritto alla salute è universale eppure tocchiamo con mano che queste persone partono senza un controllo sanitario a monte che consenta di prevedere eventuali situazioni critiche come quella di Mariama era. Sarebbe necessario non solo all’arrivo ma anche alla partenza», sottolinea il medico.

In questo momento di grande strazio per i corpi senza vita, anche di molti bambini, che restituisce il mare di Cutro, queste due nascite portano gioia e speranza.

I volontari del coordinamento diocesano sbarchi sono stati anche presso la palestra della scuola dismessa di Gallico per incontrare i migranti. Hanno conosciuto anche la figlioletta di Mariama che adesso è affidata a un’amica della madre. Era spaesata. Piangeva. Era senza la sua mamma ricoverata al Gom per dare alla luce i suoi due fratellini gemelli.

«Abbiamo tenuto la bimba tra le braccia e torneremo a trovarla. Questa nascita ci rende tutti pieni di speranza. Ci sentiamo un po’ zie e zii di questi piccoli nuovi arrivati», racconta Bruna Mangiola del coordinamento diocesano sbarchi.

Giornalista
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