L’incarico

Ponte sullo Stretto, un ex deputato per la comunicazione: consulenza da 120mila euro all’anno per raccontare la mega opera

Giovanni Vatinno sostituisce l’ex portavoce del governatore veneto Zaia nel settore chiamato a gestire le relazioni istituzionali della società che realizzerà il progetto. Intanto Salvini conferma: «Via ai lavori entro il 2024»

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di Pablo Petrasso
6 giugno 2024
13:32
Nel riquadro, Giovanni Vatinno
Nel riquadro, Giovanni Vatinno

Laureato in Fisica, giornalista, consulente ambientale ed ex deputato dei Italia dei Valori era il 2012 e il 2013. Giuseppe Vatinno è il nuovo responsabile dell’«ottimizzazione dei processi e dei canali di comunicazione» per la società Stretto di Messina. Oggetto: il Ponte sullo Stretto, mega opera finita nel mirino di contestazioni e dubbi tecnici e non solo. Vatinno, il cui contatto prevede anche «attività di studio e consulenza tecnico-professionale nell’ambito delle relazioni istituzionali», costerà 120mila euro all’anno con un contratto che va dal primo maggio 2024 al 30 aprile 2025.

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Prende il posto (stesso contratto e identiche mansioni) di Carlo Parmeggiani, ex portavoce del governatore veneto Luca Zaia (per dieci anni, prima da capo ufficio stampa e poi in effetti da portavoce della Giunta della Regione e infine dello stesso presidente) e direttore Relazioni esterne e Affari istituzionali di Autostrade per l’Italia. Chiuso il rapporto con Parmeggiani il 15 aprile, Stretto di Messina ha trovato un sostituto nel giro di due settimane, trovando in Vatinno uno strenuo difensore delle ragioni per il Sì al Ponte. Posizione che emerge in tutta la sua recente attività giornalistica per il sito Affaritaliani.it.


Alcuni dei titoli sull’argomento: “Ponte sullo Stretto: la sinistra blatera, ma al governo Prodi piaceva”; “Resistente a vento e terremoti, ma per i No Tutto il Ponte non è sicuro”; “Ponte sullo Stretto, le solite lamentazioni dei professionisti della lagna”; “Lega, Salvini non demorde: Il Ponte sullo Stretto di Messina si farà”. “Quando il Ponte piaceva al Pd ai tempi di Bersani”. Qualche esempio di quanto Vatinno possa inserirsi, in maniera del tutto legittima, tra gli entusiasti del progetto, «un’opera infrastrutturale eccezionale, sarà il ponte più lungo del mondo e collegherà la Sicilia alla Calabria e quindi dall’Europa. È dai tempi degli antichi romani che se ne parla».  

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Di servizio in servizio si arriva a uno degli ultimi articoli, firmato pochi giorni prima del contratto di consulenza con la Stretto di Messina, il 24 aprile scorso: “Ponte sullo Stretto? Critiche ideologiche. Ecco perché deve unire”. «Il Ponte unisce idealmente e suggestivamente i ghiacci baltici agli infuocati deserti africani. Le foche ai leoni, il salmone ai datteri», uno dei passaggi chiave dell’editoriale in cui Vatinno considera «paradossale» la vicenda del Ponte, «un’opera fatta per unire genti, tradizioni, culture e nazioni» che suo malgrado «è diventata il simbolo stesso della divisione».

Vatinno è atteso da un lavoro faticoso: nel Paese il fronte contrario al progetto si allarga e gli stop non sono stati pochi così come il rischio per lo slittamento ulteriore dei lavori (inizialmente annunciati per l’estate del 2024). Salvini oggi ha confermato l’obiettivo in un incontro con l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci. L’obiettivo, per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, resta quello di «iniziare i lavori nel 2024». Certezze o azzardo comunicativo? Sarà il tempo a chiarirlo.

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