Il professionista di origini lombarde, trapiantato in Calabria poco più che ventenne, rimase vittima di un agguato mafioso la sera del 27 ottobre 1981. A soli 51 anni, lasciò la moglie Maria, rimasta miracolosamente illesa, e i due figli di 3 e 9 anni
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L'amministrazione comunale di Acquappesa, guidata dal sindaco Francesco Tripicchio, intitolerà il bivio di località Zaccani all'imprenditore antimafia Lucio Ferrami, proprio nel punto in cui avvenne il barbaro omicidio. La cerimonia, salvo imprevisti, dovrebbe tenersi il prossimo 27 ottobre, in occasione del 44esimo anniversario della morte. «Abbiamo già avvisato i famigliari e le associazioni antiracket», assicura il primo cittadino.
Il lungo iter
L'iter per l'intitolazione è iniziato da mesi. “La giunta – si legge in un documento dell'11 ottobre 2024 - delibera di intitolare l'area Zaccani – bivio per S. Iorio, ad oggi priva di denominazione, “Bivio Lucio Ferrami”, imprenditore vittima della 'ndrangheta, in onore di un uomo coraggioso e testimone del valore del gesto di ribellione alla criminalità comunale organizzata, ucciso il 27/10/1981 in tale luogo”.
L'idea era quella di organizzare la cerimonia in occasione del compleanno dell'imprenditore, che cade a febbraio, ma l'autorizzazione è arrivata soltanto nel mese di marzo. Di qui, la decisione di posticiparla ad ottobre.
Chi era Lucio Ferrami
Lucio Ferrami, classe 1949, era un imprenditore di origini lombarde, che poco più che ventenne, decise di trasferirsi a Guardia Piemontese e aprire l'azienda “Ferrami Ceramiche”, specializzata nella vendita al dettaglio di materiali da costruzione. Gli affari andarono a gonfie vele e l'odore dei soldi attirò l'attenzione del clan Muto. Nel 1980, alcuni esponenti della cosca si recarono in azienda per chiedere il pagamento del pizzo, ma Ferrami si rifiutò categoricamente e, in tutta risposta, li denunciò; mise quei nomi nero su bianco. Ma non successo nulla. E così, lo “sgarro” fu punito con un agguato che lo strappò alla vita a soli 51 anni.
L'omicidio
La sera del 27 ottobre 1981, Lucio Ferrami stava tornando a casa e viaggiava in auto con sua moglie Maria, quando all'altezza di località Zaccani i killer lo sorpresero e gli scaricarono addosso una serie di colpi di arma da fuoco. L'imprenditore si rese subito conto di quello che stava succedendo e con le ultime forze cercò di proteggere la moglie, facendole da scudo con il corpo. Oltre a lei, rimasta miracolosamente illesa, l'imprenditore lasciò i due figli di 3 e 9 anni.
L'importanza di ricordare
Già nell'ottobre del 2023, studenti e docenti del liceo artistico di Cetraro, diretti da Graziano Di Pasqua, realizzarono un mosaico raffigurante il suo volto e lo donarono alla comunità, presentandolo nel corso di una cerimonia a cui presero parte i famigliari e le più alte autorità della regione. Nonostante lo scorrere del tempo, Lucio Ferrami resta indiscutibilmente uno dei simboli antimafia di questa terra, un esempio di imprenditoria onesta, liberato da qualsiasi compromesso, che deve essere insegnato anche alle nuove generazioni.