Nel corso dell'iniziativa sono stati analizzati casi reali, come quelli in cui i malfattori si spacciano per persone conosciute dalla vittima fingendo emergenze legate a figli o parenti per ottenere denaro o beni
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Le truffe agli anziani rappresentano un fenomeno in costante crescita, particolarmente diffuso nei piccoli centri, realtà che – come avviene spesso anche nel nostro territorio – contano un numero ridotto di abitanti, in larga parte persone avanti con l'età. Una fascia di popolazione più esposta e vulnerabile, verso la quale truffatori e ladri agiscono con modalità sempre più articolate e diversificate.
Accanto ai raggiri "tradizionali", infatti, si affermano con maggiore frequenza quelli messi in atto attraverso l'uso dei social network o, più in generale, degli smartphone. Truffe che spaziano dal ricatto all'inganno, sfruttando paura, fiducia e isolamento. È in questo quadro che si colloca l'incontro promosso dall'Arma dei Carabinieri di Vibo Valentia, organizzato nell'ambito della campagna di prevenzione e sensibilizzazione contro le truffe agli anziani.
L'iniziativa si è svolta nell'auditorium del Valentianum ed è stata occasione per illustrare i principali rischi connessi a questo tipo di reati. Nel corso dell'incontro sono stati analizzati diversi casi: da chi si spaccia per carabiniere per ottenere denaro o beni, fino alle telefonate in cui i malfattori fingono di essere persone conosciute dalla vittima, facendo leva i suoi rapporti familiari o affettivi.
Opuscoli pensati non solo per gli anziani, ma anche per i cittadini più giovani, chiamati spesso a svolgere un ruolo di supporto e tutela nei confronti di familiari, genitori o nonni. Per quanto riguarda il contesto provinciale, un quadro più dettagliato è stato fornito dal comandante della Compagnia dei Carabinieri di Vibo Valentia, Manuel Grasso, che – affiancato dal comandante della Stazione di Vibo, Giuseppe Cozzo – ha evidenziato: «I casi che riscontriamo con maggiore frequenza sono quelli legati alle truffe telefoniche. Gli anziani ricevono chiamate durante le quali i truffatori affermano, ad esempio, che il figlio della vittima sta male o si trova in difficoltà, e con questo pretesto riescono poi a estorcere denaro. Si tratta di una consuetudine che, nella nostra provincia, abbiamo riscontrato in diversi centri, come Filadelfia e altri comuni».
Un fenomeno, dunque, che continua a richiedere attenzione, informazione e collaborazione tra istituzioni e cittadini, affinché la prevenzione possa rappresentare il primo strumento di difesa.


