L’Associazione Nazionale Docenti denuncia una cultura dell’omertà che isola le vittime e indebolisce la funzione educativa della scuola: «L’unica via praticabile per costruire un ambiente sereno e costruttivo è il dialogo aperto»
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L’Associazione Nazionale Docenti interviene con un duro comunicato sul fenomeno del bullismo nelle scuole italiane, denunciando una diffusa cultura del silenzio e della minimizzazione. Secondo l’AND, nonostante una normativa chiara e stringente, molti episodi vengono nascosti per paura di compromettere l’immagine degli istituti, lasciando le vittime isolate e privando la comunità scolastica di percorsi educativi fondamentali.
Gli episodi di bullismo che raggiungono la cronaca locale e nazionale, afferma l’Associazione Nazionale Docenti, «rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di un vero e proprio stillicidio quotidiano». La maggioranza dei casi, infatti, rimane sotto traccia per il pudore delle vittime, ma anche per «la tendenza, deplorevole, da parte di famiglie e scuole, a cominciare dalla dirigenza, a tenere nascosto ogni singolo episodio», arrivando perfino a imporre «la consegna del silenzio a tutto il personale scolastico».
Una prassi che l’AND definisce lesiva non solo dei diritti degli studenti, ma anche dell’autorevolezza delle istituzioni educative: «Non depone bene per l’immagine e la rispettabilità della scuola, che dovrebbe essere ispirata a trasparenza, rigore e comportamenti esemplari». Atteggiamenti che, secondo l’associazione, risultano «censurabili e contrari alle più elementari regole deontologiche delle organizzazioni educative pubbliche e private».
Nel comunicato, l’AND ricorda come negli ultimi anni la normativa sia stata rafforzata in modo significativo: dalla Legge 71/2017 sul cyberbullismo, fino alla Legge 70/2024 e al D.Lgs. 99/2025, che estendono obblighi, procedure di intervento e responsabilità anche al bullismo tradizionale. Le nuove disposizioni introducono un codice interno obbligatorio, il servizio psicologico per gli studenti, l’obbligo di informare tempestivamente le famiglie e, nei casi più gravi, persino l’affidamento temporaneo a comunità educative. «Esistono norme molto puntuali che non lasciano alcuno spazio ad alibi o incertezze per i dirigenti scolastici», afferma l’associazione.
Per l’AND è invece ancora troppo diffuso un atteggiamento di fuga e occultamento del problema: «La prima cosa da evitare è farsi prendere dal panico o abbandonarsi a comportamenti omertosi che tendono a coprire il problema», poiché ciò finisce per «danneggiare innanzitutto la vittima, costretta a subire vergogna e isolamento, additata come causa del problema».
L’associazione invita a trasformare ogni episodio in un momento di crescita collettiva: «Servono risposte ferme, certe e serie, capaci di innescare maturazione, consapevolezza e assunzione di responsabilità a tutti i livelli». Solo un atteggiamento equilibrato e trasparente, sottolinea l’AND, può impedire che i singoli casi vengano inghiottiti dalla «logica dell’emergenza» o strumentalizzati da una «ricerca morbosa e caotica di dettagli», con il rischio di trascinare in una gogna sia vittime sia responsabili.
Nel suo appello finale, l’Associazione Nazionale Docenti richiama la necessità di un clima educativo fondato sul confronto: «L’unica via praticabile per costruire un ambiente sereno e costruttivo è il dialogo aperto, senza pregiudizi o discriminazioni». Una scuola che torni a essere «una comunità educante e democratica, accogliente e inclusiva, nella quale prevalgano professionalità, equilibrio e rispetto della legge, a garanzia dei diritti di tutti e contro ogni forma di prevaricazione».

