Quando nel 1958 la RAI decise di inaugurare Canzonissima, l’Italia stava vivendo il pieno del boom economico: la televisione stava entrando nelle case come oggetto quasi magico, capace di radunare famiglie intere davanti a un unico schermo. Canzonissima fu il simbolo di quel rito collettivo. Non un semplice programma musicale, ma un evento nazionale, che univa la leggerezza del varietà, la competizione della gara canora e l’attesa della Lotteria Italia, con i suoi biglietti sognati e conservati gelosamente fino al Capodanno.

Le origini: la canzone come spettacolo di massa

Il format non era del tutto nuovo: già nel 1956 la RAI aveva sperimentato Le canzoni della fortuna, primo tentativo di abbinare il canto popolare alla lotteria. Ma fu con Canzonissima che la formula trovò la sua veste definitiva. Nella prima edizione (1958-59), condotta da Enzo Tortora e Delia Scala, le canzoni venivano votate dal pubblico tramite cartoline postali: un meccanismo semplice che faceva sentire gli spettatori parte del gioco.

Il successo fu immediato: Canzonissima divenne appuntamento fisso del sabato sera, specchio del costume nazionale e cassa di risonanza per la musica leggera. Ogni edizione regalava tormentoni e consacrava interpreti destinati a restare nella memoria collettiva.

Gli anni Sessanta: la consacrazione dei divi

Durante gli anni Sessanta lo spettacolo raggiunse la sua piena maturità. Conduttori come Corrado, Delia Scala, Raffaele Pisu e Paolo Panelli dettero ritmo e ironia allo show. Sul palco si alternavano i protagonisti della canzone italiana: Claudio Villa, eterno “Reuccio”, Mina con la sua voce rivoluzionaria, Gianni Morandi con la sua freschezza giovanile, Ornella Vanoni, Domenico Modugno, Adriano Celentano.

Le canzoni vincitrici divenivano successi immediati: 24.000 baci di Celentano (1961), La fisarmonica di Morandi (1966), Centomila baci e Ma che freddo fa di Nada (1969). Canzoni che non erano soltanto motivi musicali, ma colonne sonore di un’Italia che cambiava.

L’attesa cresceva man mano che si avvicinava la finale di Capodanno: quella sera la musica si intrecciava con l’estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria Italia. Era uno dei momenti più emozionanti dell’anno televisivo: milioni di italiani restavano svegli, sospesi tra speranza e divertimento.

Gli anni Settanta: i grandi show del sabato sera

Gli anni Settanta segnarono una nuova fase: lo spettacolo si fece più imponente, con scenografie sontuose e conduttori divenuti autentici mattatori. Memorabili furono le edizioni con Corrado e Raffaella Carrà, che impose il suo stile moderno, ballato e cantato, e trasformò Canzonissima in un evento di costume. La sua Ma che musica maestro! divenne un inno generazionale.

Nel 1972 Pippo Baudo prese il timone, affiancato da Loretta Goggi: l’alchimia tra i due conduttori contribuì a rendere quell’edizione una delle più amate. Nello stesso periodo trionfava Massimo Ranieri con Erba di casa mia, canzone che incarnava la nostalgia e la malinconia di un’Italia popolare ancora profondamente legata alle proprie radici.

Intanto la Lotteria Italia cresceva a dismisura: i premi diventavano milionari e il biglietto della fortuna era ormai un simbolo di speranza, venduto in ogni bar e ricevitoria. La diretta del 31 dicembre, con l’estrazione dei numeri vincenti, era parte integrante del Capodanno nazionale.

Un’Italia che si specchia nella televisione

Canzonissima non fu solo musica: fu specchio della società italiana. La trasmissione raccontava un paese che cambiava, passando dall’ottimismo degli anni Sessanta alle incertezze degli anni Settanta, senza mai perdere il senso della festa collettiva. La gara canora, con le sue classifiche, rifletteva gusti, mode e aspirazioni.

Per oltre quindici anni Canzonissima lanciò carriere, consolidò miti, regalò melodie che ancora oggi si cantano. Divenne un rito televisivo, un momento di identità nazionale, un luogo dove la televisione mostrava la sua capacità di unire un popolo attorno a una canzone e a un sogno di fortuna.

La fine di un’epoca

Nel 1975 lo show chiuse i battenti. I tempi erano cambiati, e con essi la televisione e la musica leggera. Ma Canzonissima rimase impressa nella memoria collettiva come la trasmissione che seppe fondere il varietà, la musica e il gioco della fortuna, accompagnando generazioni di italiani.