L’aula è piena, così piena che qualcuno è costretto a prendere posto sul pavimento. Viene meno un po’ di comodità forse, ma non l’attenzione. Carta, penna e orecchie tese all’ascolto. Gli occhi puntati al tavolo dei relatori. A coordinare i lavori è Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia. Con lui la collega Rossana Adele Rossi, del corso di studio unificato Scienze dell’educazione e Scienze pedagogiche. E poi il prorettore Francesco Raniolo e il direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica Gianluigi Greco. L’Unical gioca in casa, ma non solo. Ci sono il procuratore di Cosenza Vincenzo Capomolla, il comandante provinciale dei carabinieri Andrea Mommo e Antonio Nicaso, docente di Storia delle organizzazioni criminali alla Queen’s University di Kingston, in Canada.

Dietro di loro, una scritta col gesso tracciata sulla lavagna: “Capaci di memoria. Semi di giustizia”. La stessa che compare su un lenzuolo bianco appeso in fondo all’aula.

Aula Solano, Università della Calabria, cubo 19B. Il giorno è oggi, 23 maggio 2025, ma è anche ieri: 23 maggio 1992. L’incontro si apre con le parole del professor Costabile: «È il giorno in cui ricordiamo non solo le vittime di Capaci ma tutte le vittime innocenti delle mafie».

In realtà, il vero inizio è stato già poco prima, segnato dal lungo e affettuoso abbraccio tra Capomolla e Nicaso. Il simbolo di un’unione che davvero – al di là delle frasi fatte – può fare la forza. Giustizia, cultura, studio. Perché la lotta alla mafia è un cammino collettivo, in cui ciascuno è chiamato a fare la sua parte.

Il seminario si chiama “Memoria e impegno civile contro le mafie. Per una pedagogia del cambiamento”.

Lo ripetono come un mantra ormai i magistrati: la repressione da sola non basta. Serve la società, serve una coscienza civile che renda chiaro da che parte stare.

«Appartengo a una generazione secondo cui per combattere le mafie c’è bisogno di un esercito di maestri elementari – dice ai nostri microfoni Nicaso –. Lo ricordava Gesualdo Bufalino e mi piace ricordarlo oggi. Perché non è possibile combattere le mafie solo con le manette e le sentenze. C’è bisogno di una nuova consapevolezza, di una coscientizzazione, far capire ai giovani che questo territorio va difeso. Serve una nuova mentalità, la voglia di costruire tutti insieme il bene comune».

Capomolla parla di «impegno totalizzante che ciascuno di noi deve mettere in campo per promuovere i valori della giustizia, costi quel che costi». E aggiunge: «Trasmettere ai ragazzi esempi come quello di Falcone e Borsellino è fondamentale per creare delle coscienze critiche». Così come è fondamentale il «richiamo all’etica della responsabilità soprattutto nelle professioni», spesso strumento delle mafie ma che al contrario «devono respingere questi richiami e dedicarsi all’impegno nel lavoro per portare avanti quotidianamente il contrasto alle organizzazioni criminali».

Le persone che siedono al tavolo dei relatori sono testimonianza di ciò, ciascuno nel suo ambito, di quella Calabria che resiste e lavora per scrivere un domani diverso. «Pezzi di impegno» li definisce Costabile, che questo impegno lo portano nelle istituzioni che rappresentano.

Sono loro i protagonisti di una piccola cerimonia che precede il dibattito vero e proprio. A portare i premi sono alcune delle studentesse presenti. Due targhe per Capomolla e Nicaso. «Queste sono le parole di un pezzo della Calabria che non solo è orgogliosa di voi ma che con voi continuerà a camminare lungo la strada della libertà», commenta Costabile. Poi gli altri riconoscimenti per Mommo, Raniolo e Greco. Cornice blu, dentro l’immagine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

I nomi delle vittime delle stragi in cui morirono i due magistrati vengono letti in aula. Parte l’applauso. Ed è un applauso che emoziona, perché sa di partecipazione e resistenza. Ha il suono della Calabria migliore, quella che riconosce il suo valore e che non intende mettersi da parte ma fare la propria parte. Carta, penna, orecchie tese all’ascolto e occhi attenti. È un arcobaleno. La luce che attraversa quel che rimane del temporale. L’annuncio di un tempo migliore.