La fotografia è frammentaria ma per dirla col Garante Ernesto Siclari, è capace di mostrare il duplice volto di una regione che annaspa su grande parte del territorio, con criticità evidenti e carenza di erogazione dei servizi, ma che al contempo fa registrare la presenza di numerose realtà positive, di impegno e perseveranza di uffici, strutture, famiglie ed enti del terzo settore.

La presentazione del primo rapporto annuale del Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Calabria, avvenuta a Palazzo Campanella è, insieme, il classico pugno nello stomaco ma anche un nuovo inizio. Siclari lo sa e non nasconde che il primo anno è servito soprattutto a tastare il polso di «una situazione che certamente non possiamo dire essere eccezionale. La Calabria paga dei ritardi sicuramente che sono difficili da colmare ma credo che tutto sommato, dopo avere percorso in lungo e largo la nostra regione qualche dato che ci può confortare che ci può soprattutto dare la speranza che le cose possano cambiare c’è».

Il Garante insomma vuole offrire un bicchiere mezzo pieno che raccoglie «belle realtà in mezzo a criticità enormi» soprattutto in alcuni territori, soprattutto nelle zone periferiche e più rurali. «Nei centri maggiori, dove invece i servizi in qualche modo vengono erogati, la situazione è sicuramente più tranquilla, ma in ogni caso è sempre da migliorare».

Siclari non nasconde che nel corso di questo primo anno ha dovuto fare i conti con una emergenza e con una realtà che ha letteralmente invaso la struttura di garanzia che non ha permesso di affidarsi ai tanti progetti che per forza di cose sono rimasti nel cassetto: «Questo cassetto non ha potuto neanche aprirlo perché ho dovuto fare fronte a una situazione di drammaticità che quotidianamente emerge dalle tantissime istanze che la struttura riceve. Proviamo a dare risposte a tutti, ma ovviamente le risposte poi il garante delle volte può darle fino a un certo punto. Il Garante può intervenire, può cercare di sensibilizzare le amministrazioni, può fare una cosa importantissima: avvicinare la comunità alle istituzioni, perchè sappiamo quanta lontananza spesso si avverte rispetto alle pubbliche amministrazioni. In questo senso credo di avere fatto già un buon lavoro, ma ancora c'è tanto è tanto da fare».

Il già difficile lavoro del Garante si scontra quindi anche con i dati, difficili da reperire e da poter divulgare perché – spiega Siclari - «non esiste un organismo in Calabria che li raccolga con una certa veridicità, quindi noi ci affidiamo ai dati dell'Istat che spesso però non ci danno la fotografia dei vari territori, per cui uno degli obiettivi dell'Ufficio di garanzia sarà quello di dare il proprio contributo in questo senso ad una Commissione che dovrà certamente raccogliere i dati in maniera più veritiera e più significativa, perché sappiamo bene che serve molto per provare a migliorare un'attività di questo tipo che purtroppo fino ad oggi è mancata».

Anche il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, riconosce i problemi evidenziati nella relazione, ma sottolinea la volontà dell’ente regionale di mettersi in pari, intanto grazie al varo del “Garante”, proposto da Ferdinando Laghi e accolto dall’aula all’unanimità. Poi però le note dolenti: «Abbiamo una occupazione dei soggetti disabili a circa il 20% in Calabria, quando la media nazionale e di oltre il 30, quindi già questo evidenzia che c'è tanto da fare e tanto da lavorare».

Come anche nell'abbattimento delle barriere architettoniche e nella vivibilità delle nostre città: «Metteremo grande impegno per poter dare dignità anche alla disabilità perché poi dobbiamo per forza vivere in un ambiente che dia la possibilità, a chi è più sfortunato di noi, di vivere dignitosamente».

Per il procuratore della Repubblica del Tribunale per i Minorenni, Roberto Di Palma, per un principio di uguaglianza sostanziale occorre cercare di attivare dei percorsi che sono personalizzati per le persone portatrici di disabilità proprio perché bisogna andargli incontro e dare le stesse opportunità delle persone che non hanno invece disabilità. «Questa è la cosa fondamentale per noi, perché dobbiamo cercare di essere sempre inclusivi e dobbiamo parlare di inclusività anche nei confronti dei minori che hanno questo tipo di problemi. Per noi forse il problema più ampio in questo senso sono tutti quei ragazzi che hanno patologie non evidenti dal punto di vista fisico ma soprattutto patologie dal punto di vista psicologico e psichiatrico».

Chi continua a prendersi cura della problematica, ma oggi da un’altra posizione, è l’europarlamentare Giusi Princi, invitata dal presidente Roberto Occhiuto a partecipare al “tavolo socio sanitario” nato per garantire i diritti delle persone fragili e vulnerabili. Per l’ex vicepresidente della Regione, il Garante è riuscito con competenza e convinzione a pungolare e a responsabilizzare le istituzioni dando voce a quelle categorie a cui spesso non viene data voce. «La Regione in tal senso ha lanciato importanti sfide perché è intervenuta sul socio sanitario, che per la prima volta è riuscita a istituzionalizzare, per cui si stanno promuovendo quei progetti di vita, di accompagnamento, ovvero quei servizi di potenziamento delle strutture socio sanitarie che possano accompagnare la disabilità, facendo sì che tutti quanti vengano tutelati e garantiti. Io lo sto facendo a livello europeo, e questo mi piace evidenziare che io ho coinvolto il Garante per la disabilità. In special modo mi è stato affidato un file molto importante che è quello di legiferare su quella che è la strategia per i diritti delle persone con disabilità 2025-2030. Anche perché – ha aggiunto l’europarlamentare - l'esperienza e il modo di agire e di fare della Regione Calabria, e il bisogno delle categorie che si adoperano e si spendono tanto nel contesto possa diventare un faro per l'Europa».