La relazione della Commissione sul diaconato femminile apre un percorso di discernimento, evidenziando che la tradizione non vieta l’accesso delle donne all’Ordine e che il futuro passa da trasparenza e corresponsabilità
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La pubblicazione della relazione della Commissione sul diaconato femminile, voluta da Papa Francesco e resa nota da Leone XIV, rappresenta un passaggio significativo.
Il documento riafferma che non è prevista, al momento, la possibilità di conferire alle donne il sacramento dell'Ordine nel grado del diaconato. Una formula netta, ma non definitiva. La scelta della trasparenza – rendere pubblico il testo nella sua interezza – indica che il tema non viene archiviato, bensì sottoposto alla responsabilità di tutta la comunità ecclesiale.
Il punto centrale emerge con chiarezza: la dottrina non ha espresso un rifiuto definitivo. Le ragioni del "no" non vengono fondate su un limite teologico insuperabile, ma sulla necessità di approfondire ulteriormente la tradizione e il discernimento ecclesiale. È un limite prudenziale, non dogmatico.
Una questione storica prima che teologica
Il tema del diaconato femminile non è nuovo nella storia della Chiesa.
Nei primi secoli esistevano diaconesse, con compiti pastorali e liturgici legati soprattutto al battesimo delle donne e alla cura delle comunità femminili. Il Concilio di Nicea (325) e successivi testi canonici ne attestano la presenza. Con l'evoluzione dei riti battesimali e della struttura ecclesiastica, quella forma ministeriale si è gradualmente ridotta, fino a scomparire in Occidente.
Anche il celibato sacerdotale, oggi percepito come tratto identitario, non è sempre stato obbligatorio. L'impegno alla continenza comincia ad essere richiesto a partire dai primi secoli, ma è nel XII secolo che la disciplina si consolida in modo universale nella Chiesa latina.
Non si tratta dunque di un dogma di fede, ma di una scelta ecclesiale assunta nel corso del tempo, per ragioni teologiche, pastorali e anche organizzative. Il dato storico è evidente: la Chiesa ha già trasformato più volte la propria disciplina ministeriale, quando lo ha ritenuto necessario per il bene delle anime e la missione evangelizzatrice.
Il servizio già in atto nelle comunità
La realtà pastorale offre un ulteriore elemento di riflessione.
In moltissime diocesi del mondo, le donne reggono interi ambiti di vita ecclesiale: catechesi, carità, accompagnamento dei malati, animazione liturgica, direzione di opere educative. Molte di queste funzioni coincidono con ciò che oggi definiamo "diaconale".
Il discernimento in corso si alimenta anche di questa prassi: la vita della Chiesa anticipa spesso le sue riforme. Papa Francesco, più volte, ha ricordato come lo Spirito operi innanzitutto nel Popolo di Dio, e solo in seguito l'istituzione ne riconosca pienamente i frutti.
Cultura, tradizione e responsabilità
La relazione della Commissione non chiude la porta. Dice piuttosto che è necessario continuare a interrogare la tradizione.
Non si tratta di contrapporre l'oggi allo ieri, ma di comprendere quali elementi appartengano al deposito della fede e quali invece alla storia, con i suoi limiti. Molti teologi, tra cui suor Linda Pocher, sostengono che la teologia non pone ostacoli insormontabili alla possibilità del diaconato femminile.
Le resistenze sembrano soprattutto culturali, legate alla cura per l'unità e alla paura di divisioni interne. È un timore comprensibile, ma che non può diventare paralisi. Il celibato obbligatorio dei preti entra nella stessa logica di discernimento: non è una verità dottrinale da difendere ad ogni costo, ma una disciplina preziosa, da valutare sempre in relazione alle esigenze pastorali, in particolare là dove le vocazioni sono insufficienti a garantire i sacramenti.
Uno sguardo al futuro
La decisione di rendere pubblico il testo introduce un criterio nuovo: chiarezza e corresponsabilità. L'intero popolo di Dio è chiamato a partecipare alla preghiera e al confronto su questi temi.
La Chiesa ha attraversato nella sua storia riforme ben più profonde e delicate: dal passaggio alla lingua liturgica vernacolare, alla collegialità episcopale, al riconoscimento del ruolo dei laici. Quella odierna non sarebbe una rottura, ma il riconoscimento di ciò che la vita ecclesiale già suggerisce.
Il tempo del discernimento continua, nella certezza che lo Spirito guida la Chiesa lungo le vie del Vangelo. Se il rinnovamento arriverà, sarà perché la tradizione avrà mostrato di poter accogliere, nella continuità, ciò che già cresce nel cuore delle comunità.

