VIDEO | A Corigliano Rossano la stagione balneare chiude già a fine agosto: operatori divisi, turisti di settembre senza lidi né servizi. Eppure, tra caldo e tranquillità, le potenzialità non mancherebbero
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
A Corigliano Rossano la stagione balneare è finita già a fine agosto. Ombrelloni smontati, lidi deserti e turisti di settembre lasciati senza punti di riferimento. Una scelta che divide: c’è chi difende gli imprenditori balneari, costretti da incassi ridotti a interrompere le attività, e chi invece li accusa di penalizzare un territorio che potrebbe vivere di mare fino a ottobre.
Il risultato è un’occasione persa per tutta la costa ionica, dove le potenzialità restano sulla carta e il turismo continua a reggersi sui soliti venti giorni centrali dell’estate.
Sul lungomare di Corigliano Rossano, già da fine agosto il paesaggio cambia volto. Chi vive qui lo sa: le settimane “buone” sono sempre le stesse, concentrate dal 10 al 25 agosto. Dopo quel periodo, la curva delle presenze crolla, e con essa la convenienza economica a restare aperti. Eppure settembre, e sempre più spesso anche i primi di ottobre, regalano giornate da cartolina. Temperature alte, mare calmo, sole pieno. Un contesto ideale per chi non può o non vuole affollarsi nei giorni clou di agosto.
Ma la realtà è che il turista di settembre trova solo spiagge libere, senza servizi, senza bar, senza punti di ristoro. In molti casi, anche senza un bagnino. Una contraddizione che stride con l’evoluzione climatica e con le parole spese da anni su destagionalizzazione e allungamento della stagione turistica.
Le ragioni degli operatori
Gli imprenditori balneari non hanno dubbi: restare aperti non conviene. I costi di gestione – dal personale alla luce, dalle forniture alla manutenzione – diventano insostenibili con pochi clienti. C’è anche un aspetto pratico: gli stabilimenti devono comunque smontare le strutture, e anticipare i tempi significa avere meno rischi in caso di maltempo improvviso. Alcuni sostengono che la concessione stagionale, che in Calabria copre teoricamente il periodo dal 1° maggio al 31 ottobre, non trova corrispondenza reale con i flussi turistici: “Si lavora bene solo ad agosto, il resto è un miraggio”, dicono in coro diversi titolari. Dall’altro lato ci sono turisti e cittadini che non ci stanno.
Chi sceglie settembre per godersi mare e tranquillità, magari prenotando con largo anticipo, si ritrova senza lidi e senza servizi minimi. Alcuni titolari di B&B raccontano di aver dovuto disdire prenotazioni, spiegando agli ospiti che non avrebbero trovato alcuna struttura balneare attiva. Un danno di immagine pesante, perché il passaparola di chi rimane deluso rischia di scoraggiare futuri arrivi. Molti residenti, poi, si chiedono perché non si colga l’opportunità di sfruttare fino in fondo il clima favorevole. “Abbiamo settembre caldo e bellissimo, e ci comportiamo come se fosse novembre”, lamentano.
La normativa sulle concessioni
Dal punto di vista normativo, la cornice non manca. In Calabria la stagione balneare stagionale è fissata tra il 1° maggio e il 31 ottobre, con una durata minima di 4 mesi e massima di 6 mesi. Nulla vieterebbe, dunque, di restare aperti almeno fino a metà ottobre. Esistono anche concessioni annuali, che permettono di ampliare i servizi a ristorazione, sport e attività all’aperto, garantendo continuità e attrattività. Ma sono pochi a scegliere questa strada, spesso frenati da costi e burocrazia.
La chiusura anticipata non pesa solo sui turisti. Colpisce l’intera filiera economica: dai ristoranti che perdono clientela, ai piccoli commercianti che vedono calare i consumi, fino alle strutture ricettive costrette a cancellare soggiorni. La città di Corigliano Rossano, che ambisce a rafforzare il suo profilo turistico, si ritrova così a trasmettere un’immagine incoerente: potenzialità enormi, ma servizi assenti. Una promozione che si auto-sabota.