La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati condannata a un insopportabile isolamento. Altri governi si sono fatti sentre, mentre il suo Paese tace e anzi si volta dall’altra parte
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«Non posso aprire un conto corrente. Non posso affittare un’auto. Persino mia figlia rischia l’arresto per avermi comprato un caffè». Francesca Albanese non alcuna colpa particolare, se non aver denunciato la verità dei fatti. Oggi ha capito di essere finita nel mirino non per quello che ha fatto, ma per quello che rappresenta. Albanese ha un ruolo importante, è relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati. Qui ha vissuto la tragedia che si sta consumando sotto gli occhi del mondo. Francesca nel luglio 2025 è diventata la prima funzionaria delle Nazioni Unite a essere sanzionata dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti di Trump ormai si muovono al di là e al di sopra delle leggi internazionali.
Il risultato di questo è surreale: Albanese viene trattata come una minaccia globale, è stata esclusa dal sistema finanziario, le hanno tolto le cose più elementari privata della vita quotidiana. «Chiunque abbia rapporti con me rischia pene pecuniarie fino a un miliardo di dollari e fino a vent’anni di carcere. È una persecuzione», denuncia. Non solo contro di lei, ma contro l’indipendenza delle Nazioni Unite.
Ma ciò che pesa ancora di più è il silenzio dell’Italia. Altri governi si sono fatti sentire, quello italiano no. Le istituzioni tacciono. Il Parlamento non si è interessato al caso. Non abbiamo visto o sentito gesti di solidarietà. Tutti temono le reazioni del despota americano. Così una cittadina italiana, giurista ed esperta di questioni internazionali, è stata abbandonata a un destino di isolamento e criminalizzazione politica.
È un silenzio che umilia e che brucia, quello delle istituzioni italiane. Un silenzio che tradisce l’idea stessa di Stato di diritto, di sovranità, di dignità nazionale. Perché difendere Francesca Albanese significa difendere il diritto a esprimere le proprie valutazioni su una carneficina che si sta consumando giorno dopo giorno. La Albanese è stata ridotta al silenzio con la forza delle sanzioni, perché ha denunciato all’Onu il dramma dei territori palestinesi.
L’Italia si è girata dall’altra parte. E così, insieme a Francesca, rischia di perdere se stessa. E le sue libertà.