L’arcivescovo emerito di Genova, già presidente della Cei, ha celebrato la Santa Messa dopo l’inaugurazione dell’anno di attività dell’istituto nazionale Azzurro.
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Nella basilica dell'Eremo, al cospetto della maestosa pala di Alessandro Monteleone, che tra un mese tornerà ad accogliere la sacra effigie della Madonna della Consolazione adesso nella cattedrale del Duomo, la Santa Messa celebrata dal Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova e già presidente della Cei. L'occasione è stata quella dell'inaugurazione dell'anno istituzionale 2025-2026 dell'Istituto nazionale Azzurro, realtà umanitaria di ispirazione cattolica dedita alle persone più vulnerabili e molto vicina alle parrocchie, fondato e presieduto dal reggino Lorenzo Festicini.
L’inaugurazione dell’anno di attività 2025/2026
«È per me motivo di grande orgoglio la presenza in questo luogo simbolo della devozione del popolo reggino, nella città che ho sempre nel cuore, del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del nostro comitato etico-scientifico. Ringrazio per l'accoglienza i frati cappuccini e tutti i membri del consiglio direttivo dell'Istituto per avere contribuito all'organizzazione.
L'opera che noi svolgiamo non è semplice filantropia. Mettiamo al centro il Vangelo e ci formiamo per operare al meglio, per fare del bene, e portare anche un pò dì amore. Abbiamo tanti progetti in essere e molte collaborazioni con scuole e parrocchie», ha sottolineato il presidente dell’Ina, Lorenzo Festicini.
Gli auguri del cardinale Bagnasco
All'istituto nazionale Azzurro gli auguri del cardinale Angelo Bagnasco. «Sono molto lieto di essere qui per avviare il nuovo anno sociale dell'Ina con la Santa Messa. L'augurio è quello di continuare con un numero sempre crescente di persone, di partecipanti, di collaboratori, perché le opere buone di intervento, di solidarietà, in Italia e all'estero, sono veramente molte e i bisogni ancora di più».
Il cardinale Angelo Bagnasco, che già qualche anno fa era stato a Reggio ospite del convento dei Cappuccini, è stato accolto dalle massime autorità civili e militari e dao fedeli, dopo i saluti del presidente dell'Ina Lorenzo, Festicini, ha celebrato la Santa Messa.
La gioia del ritorno e l’auspicio di Pace
«È per me una gioia di ritornare qui e percepire questa devozione secolare alla Madonna della Consolazione del popolo reggino. Un affetto sempre molto vivo. E anche se la sacra Effigie non è qui in questo momento – ha ricordato il cardinale Bagnasco – Lei ci guarda ed è con noi. Lei che è il dono finale che Gesù sulla Croce, dopo avere sacrificato la sua vita per noi, ci lascia. In questa basilica, così cara al popolo reggino, vorrei che risuonassero le prime parole di Papa Leone XIV ai fedeli.
"La Pace sia con tutti voi Questa è la pace di Cristo risorto. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente”, ha detto richiamando anche il predecessore, Papa Francesco.
Non siamo così ingenui – ha proseguito il cardinale Bagnasco - da credere che la Pace possa prescindere da grandi dialoghi e da grandi incontri, tuttavia la Pace non può che iniziare da ciascuno di noi, dalla presenza del Cristo risorto in noi e nella nostra vita quotidiana.
Non possiamo che sperare insieme a tutto il mondo che l'inizio di questo percorso di pace in Medioriente possa arrivare ad una stabilità solida. Sarebbe un segnale di speranza per il mondo intero dove ci sono moltissime altre guerre, almeno più di una cinquantina di cui non si parla solitamente a parte quella più vicina a noi che coinvolge Ucraina e Russia. Ma ce ne sono di feroci, ingiuste, portatrici di morte e sofferenza. Un segnale di speranza per la fine di ogni di persecuzione contro i cristiani o contro la religione in genere affinché si possa giungere ad una pacificazione ad un rispetto profondo come la chiesa cattolica, la cristianità auspica.
La speranza – ha ribadito il cardinale Bagnasco – per i cristiani è certezza. Il male fa più chiasso ma c'è tanto bene nel mondo, sotterraneo, silenzioso ma operoso, che alla fine vince. Sempre.
In questo santuario è visibile, bello, commuovente quanto la vita sia un dono e non un possesso di cui disporre a piacimento, non un mondo di solitudini individuali, in cui si confonde la libertà con la schiavitù di sé stessi come l'Occidente ci spinge a credere. Essa è comunione per essere feconda».
La reliquia di Giovanni Paolo II
Una celebrazione culminata nel dono all'Eremo di una reliquia (una goccia di sangue) di papa Giovanni Paolo II che con la Basilica dell'Eremo di Reggio ha un legame spirituale, come racconta padre Pietro Ammendola, guardiano del convento dei frati Cappuccini e rettore e parroco della basilica Santa Maria Madre della Consolazione di Reggio Calabria. Il dono, avvenuto tramite monsignor Giulio Cerchietti ed è stato accompagnato da una missiva firmata da Stanisław Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia.
«Nel 1984 è stato qui a pregare nel suo viaggio apostolico e nel 1988 tornò per la conclusione del congresso eucaristico nazionale. Quell'anno fu realizzata la cappella del Santissimo Sacramento dell’Eremo che di recente abbiamo restaurato e ampliato nei mosaici e che abbiamo riaperto in occasione di questa visita così speciale. È stato infatti il cardinale Bagnasco a inaugurarla deponendo il Santissimo Sacramento dopo la celebrazione. Lo stesso cardinale Bagnasco ha evidenziato di frate Gesualdo la freschezza della parola nella predicazione. Santo è, infatti, colui che dispensa speranza certa della vita eterna».
Il venerabile frate Gesualdo Malacrinò
Il legame tra papa Giovanni Paolo II e l'Eremo passa anche per il venerabile frate Gesualdo Malacrinò, di cui quest'anno ricorre il terzo centenario della nascita. Un centenario che sta impegnando i padri cappuccini una serie di iniziative dallo scorso 18 ottobre, giorno della nascita nel 1725, proseguiranno fino al prossimo anno.
«Fu proprio papa Giovanni Paolo II - ha ricordato ancora padre Pietro Ammendola - a dichiarare venerabile padre Gesualdo il 2 aprile 1982 e proprio il 2 aprile 2005 Giovanni Paolo II morì. Inoltre è esposta all'interno della Basilica una immagine della madonna della Consolazione realizzata con una tecnica orientale, donata all'Eremo da Antonello Coclide, al quale dal Pontefice era stata donata. Proprio per questo legame spirituale che esiste – ha concluso padre Ammendola – la teca dedicata a Giovanni Paolo II. dove riporremmo la reliquia, è accanto a quella dedicata a frate Gesualdo di Reggio».

