Il Castello di Palizzi torna ufficialmente alla comunità. Dopo anni di attese, lavori e passaggi amministrativi, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia ha consegnato al Comune il maniero restaurato, completando un iter complesso che riconsegna al borgo uno dei suoi simboli più amati. La cerimonia di consegna si è svolta il 3 novembre, alla presenza del sindaco Umberto Felice Nocera, della Giunta e dei consiglieri comunali, in quello che lo stesso primo cittadino ha definito «un giorno storico per Palizzi».

L’atto formale, sancito dai verbali di presa in consegna e di constatazione sullo stato dei lavori, segna la chiusura ufficiale del cantiere di restauro e consolidamento e la restituzione dell’edificio alla piena disponibilità dell’Ente. È il punto d’arrivo di un percorso avviato nel 2007, quando la giunta allora guidata da Gianni Nocera, padre dell’attuale sindaco, approvò il progetto esecutivo per l’acquisizione e il recupero del castello. Un passaggio che, a distanza di diciotto anni, si chiude con un atto di continuità familiare e istituzionale.

«Dopo anni di attesa, progettazioni e lavori - ha detto il sindaco - il Castello è tornato nella disponibilità della nostra comunità. È una soddisfazione che va oltre la politica: un legame d’amore per Palizzi, che attraversa generazioni e restituisce identità al nostro paese».

Il restauro, del valore complessivo di due milioni di euro finanziato con fondi Poc Cultura e Sviluppo 2014-2020, è stato progettato e seguito dalla Soprintendenza, che ha curato ogni fase dell’intervento. Le opere, eseguite dal RTI Consorzio Stabile Aurora S.C.A.R.L. e dal Consorzio Stabile Fenix, sotto la direzione dell’architetto Michelangela Vescio e la supervisione del RUP Roberta Filocamo, hanno riguardato il consolidamento strutturale, il restauro architettonico e la rifunzionalizzazione del complesso monumentale.

Le antiche mura sono state consolidate con materiali tradizionali, le volte ricostruite, i tetti rifatti in legno di castagno e le pavimentazioni restaurate in cotto, mentre nuovi impianti elettrici, di sicurezza e videosorveglianza garantiscono oggi una piena funzionalità e una destinazione futura moderna. Il risultato è un bene rinato, capace di coniugare autenticità storica e sicurezza strutturale.

«Il restauro - ha sottolineato ancora Nocera - ha restituito vita e solidità a uno dei luoghi più iconici della nostra identità e più belli d’Italia. Questo traguardo non è solo la conclusione di un cantiere, ma l’inizio di una nuova epoca per la nostra comunità».

Il Castello, dichiarato Monumento culturale nazionale dal Ministero, sorge nel cuore del borgo medievale alle pendici della rupe di arenaria, a 272 metri sul livello del mare Ionio. Edificato dai Ruffo sul finire del XIV secolo, nel tempo subì interventi e ampliamenti a opera dei Romano, dei Colonna, degli Erbo e degli Arduino di Alcontres, fino alla trasformazione in palazzo residenziale nell’Ottocento per volontà del barone Tiberio De Blasio. Durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale vi trovò rifugio Carlo De Blasio, ultimo discendente della casata.

Secondo un certificato del Mastro d’atti Saverio Grimaldi di fine Settecento, il castello era già allora cinto da mura e dominato da due torrioni. Oggi, dopo oltre un decennio di lavori e verifiche, quelle mura tornano a raccontare la storia di un borgo e della sua resilienza.

La struttura, sviluppata su tre livelli e caratterizzata da un impianto che unisce architettura difensiva e ambienti residenziali, è destinata a diventare spazio polifunzionale per mostre, attività didattiche ed eventi culturali, con un percorso interno che si presta a ospitare gallerie d’arte, installazioni e esposizioni temporanee o permanenti. L’inaugurazione ufficiale, prevista nelle prossime settimane, sancirà l’avvio di questa nuova fase, con l’obiettivo di fare del Castello un polo attrattivo e identitario per l’intera area grecanica.

«Oggi Palizzi si riappropria del suo cuore antico e lo proietta nel futuro» - ha concluso Nocera. In quella chiave simbolica che apre le porte di un castello si legge anche la promessa di una comunità che, dopo anni di attesa, torna a custodire la propria storia per trasformarla in occasione di crescita e rinascita collettiva.