«Non è vero, ma ci credo» diceva Totò e non ci voleva un veggente per prevedere che il campo dei creduloni è sempre fertile e destinato a crescere. In Calabria, poi, la superstizione non è solo folklore: è un business milionario. Secondo l’ultimo Report dell’Osservatorio Antiplagio 2025, la regione conta circa 800 veggenti attivi e una spesa annua di 16 milioni di euro per consulti dal vivo. A questi si aggiunge l’universo digitale, dove la Calabria conquista un primato nazionale inquietante: è la regione che più di tutte in Italia cerca online la parola “malocchio” (100 su 100).

Non si tratta solo di curiosità: dietro questo mondo prosperano vere e proprie reti di guadagno ai limiti della legalità. E le vittime sono spesso persone sole, anziane o economicamente fragili, disposte a sacrificare la pensione pur di “farsi togliere il malocchio” o comprare amuleti contro la sfortuna.

Il business della superstizione

A colpire è la fotografia scattata dall’Indice di Superstizione Regionale di Casinos.com: con 65,25 punti su 100, la Calabria è la settima regione più superstiziosa d’Italia, dietro solo a Campania, Lazio, Lombardia, Sicilia e Piemonte. Ma sul web è regina assoluta: oltre al record di ricerche per “malocchio”, spiccano “oroscopo” (86/100), “portafortuna” (84/100) e “venerdì 17” (71/100).

Un quadro che descrive una regione dove la superstizione non è solo tradizione, ma una vera dipendenza culturale. “La Calabria rappresenta l’anima più mistica e istintiva dell’Italia superstiziosa – spiega l’analista Daniele Alfieri – qui fede e magia popolare convivono da sempre, e oggi si rafforzano con il digitale”.

Dalla tradizione alla truffa

Se un tempo il “fattore” o la “masciara” erano figure folkloriche legate al territorio, oggi la superstizione è diventata un mercato deregolamentato, dove non mancano truffatori pronti ad approfittarsi della credulità popolare.

Negli ultimi anni non sono mancate inchieste giudiziarie: in Lazio la “veggente di Trevignano” è finita sotto indagine per aver raccolto oltre 120mila euro in donazioni; in Puglia una “maga” è stata rinviata a giudizio per milioni di euro estorti a persone fragili. In Calabria, episodi simili restano spesso sottotraccia, ma gli investigatori parlano di raggiri diffusi e difficili da denunciare: chi si affida al mago o alla cartomante raramente trova il coraggio di rivolgersi alla polizia, per vergogna o paura.

Le città più esposte

Le aree più “a rischio” si concentrano nelle province di Cosenza, Reggio Calabria e Crotone, dove le tradizioni popolari sono più radicate e dove le ricerche online sul malocchio toccano picchi nazionali. Nei paesi dell’entroterra il fenomeno è ancora più forte: tra isolamento sociale e difficoltà economiche, la superstizione diventa rifugio e illusione di riscatto.

Il rischio sociale

Dietro l’apparenza di un rito innocuo si nasconde spesso una trappola economica. Una “purificazione” contro il malocchio può costare dai 50 ai 300 euro a seduta; amuleti e portafortuna arrivano a 500 euro; i “rituali d’amore” possono superare i mille. Una spirale che trascina famiglie intere in situazioni drammatiche.

Eppure il fenomeno continua a prosperare nell’indifferenza. L’Italia non ha ancora una legge specifica contro i falsi veggenti e i riti a pagamento: tutto si gioca tra frode, truffa e abuso della credulità popolare, reati difficili da dimostrare. Così il business del malocchio resta in gran parte impunito, e la Calabria continua a spendere milioni per scacciare fantasmi che nessuno vede, ma che troppi pagano a caro prezzo.