«Oggi è un giorno di memoria ma anche di sensibilizzazione, perché quello che è successo nella notte tra il nove e il dieci settembre del 2000 deve far riflettere». Esordisce così il sindaco di Soverato Daniele Vacca, ospite della puntata odierna di Buongiorno in Calabria, parlando del venticinquesimo anniversario della tragedia consumatasi all’interno del camping Le Giare, dove l’esondazione del torrente Beltrame provocò la morte di tredici ospiti della struttura (il corpo del custode Vinicio Caliò non è mai stato recuperato).

Sullo schermo scorrono le immagini della stele con i nomi delle vittime - disabili e accompagnatori dell’Unitalsi - che in quel maledetto camping stavano soltanto trascorrendo qualche giorno di vacanza. «Una tragedia nella tragedia - riflette il sindaco Daniele Vacca - considerato che alcune delle persone disabili erano in sedia a rotelle, e non poterono neanche tentare di mettersi in salvo».

Nel 2000, il sindaco di Soverato Daniele Vacca aveva appena ventuno anni: «Ci svegliammo all’improvviso con il rumore degli elicotteri che squarciava il silenzio della notte. Appena scattò l’allarme, il primo a recarsi sul posto fu l’allora comandante della Compagnia dei carabinieri di Soverato maresciallo Dicello che, a bordo della ruspa guidata da un operaio comunale addetto alla manutenzione, raggiunse l’alveo del torrente Beltrame, facendo salire sul mezzo alcuni sopravvissuti. Soltanto dopo, arrivarono vigili del fuoco e gli altri soccorritori».

A Soverato pioveva ormai da due giorni e due notti. L’allora capo della Protezione Civile Franco Barberi se la prese con quanti avevano deliberatamente ignorato un bollettino meteo che, invece, era inequivocabile. Il sindaco Daniele Vacca precisa: «Al di là di questo, bisogna chiarire che il camping Le Giare non avrebbe dovuto trovarsi nel letto di un fiume. La responsabilità, quindi, è prima ancora di chi ha dato quelle concessioni, andando contro la legge».

Ai funerali celebrati nella cattedrale di Catanzaro partecipò l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il sindaco Daniele Vacca racconta: «Il Capo dello Stato puntò il dito contro le scelte scellerate che furono all’origine della tragedia. Grazie alle sue parole, assistemmo a un cambio di rotta. Dopo il dramma di Soverato, scattò l’obbligo per tutti i Comuni di dotarsi di un piano di Protezione civile, e almeno oggi sappiamo come comportarci in caso di emergenza. Nell’ambito del “Decreto Soverato” sono state stanziate risorse per monitorare il rischio idrogeologico e alluvionale. Purtroppo, quei soldi non sono stati spesi tutti e bene»

La Corte di Cassazione ha condannato tre persone per omicidio colposo (il titolare della struttura, un funzionario dell’Agenzia del Territorio e uno della Regione Calabria). «Questa sentenza non basta per ridare dignità alle famiglie e a una comunità vittima essa stessa del deturpamento dell’ambiente», esclama con amarezza il sindaco Daniele Vacca che denuncia: «Di fronte a fenomeni atmosferici sempre più violenti, i sindaci sono disarmati. Riusciamo a fronteggiare le emergenze grazie all’intervento della Protezione civile e di altre associazioni di volontariato. Mancano però gli strumenti. Spesso monitoriamo il territorio senza avere neanche un’automobile a disposizione».

In occasione del venticinquesimo anniversario della tragedia del camping Le Giare, il Comune di Soverato ha commemorato le tredici vittime con la deposizione di una corona. A seguire, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace monsignor Claudio Maniago ha officiato una messa proprio lì dove sorgevano i bungalow che furono spazzati via dalla violenza del torrente Beltrame e dalla superficialità umana.