Il parcheggio selvaggio ha colonizzato l'area circostante e ora il Comune di Reggio pensa di apporre dei dissuasori intorno alla ringhiera, evidentemente destinata all’affaccio
Tutti gli articoli di Società
PHOTO
Lavori conclusi già da alcuni mesi, collaudo eseguito lo scorso 28 ottobre ma resta ancora chiusa, seppure visibile dalla ringhiera che la circonda, l’area archeologica di piazza Garibaldi nel centro storico di Reggio Calabria.
Dopo l’apposizione della ringhiera, la sistemazione del verde, che avevano fatto seguito alle indagini archeologiche, adesso a farsi attendere sarebbero i dissuasori del traffico voluti dal Comune per assicurare la fruizione dell’area anche dal livello della strada.
Qui è stata posta una ringhiera, evidentemente destinata all’affaccio e invece costantemente assediata dalle macchine parcheggiate. Dissuasori che sarebbero da acquistare con altri fondi e da porre fuori dall’area di cantiere, dalla stessa Aet srl, ditta subappaltatrice della Samoa Restauri (titolare dell’esecuzione dei lavori).
L’assedio della macchine parcheggiate
Anche durante i lavori, a nulla erano valse le ordinanze di divieto di sosta. Le macchine venivano ugualmente parcheggiate (ed evidentemente anche poco multate), costeggiando i pannelli che circoscrivevano l’area. E in effetti in quella visione generale di riqualificazione complessiva della piazza sarebbe previsto un marciapiede a costeggiare tanto l’edicola, all’uopo lì posizionata, quanto l’attuale ringhiera.
Quel progetto di riqualificazione complessiva della piazza...
Quella visione complessiva, confluita in un progetto da anni fermo alla fase preliminare di fattibilità tecnica ed economica, redatto dalla Soprintendenza (progettiste Michelangela Vescio e Giuseppina Vitetta, quest’ultima adesso in pensione). Sarebbero previsti interventi per step, in modo da individuare anche i fondi necessari. In questa riqualificazione complessiva, naturalmente, l’area archeologica è contemplata quale attrattiva di punta.
Un progetto che all’epoca era stato strategico per il ripristino dei fondi destinati al parcheggio sotterraneo non più realizzato a piazza Garibaldi.
Lo stop al parcheggio sotterraneo e il vincolo archeologico sull’area
Dopo l’avvio dei lavori, nel 2016, le evidenze archeologiche di estremo pregio avevano imposto lo stop e l’apposizione del vincolo sull’area. Così quei fondi erano stati restituiti. Furono recuperati per destinarli proprio alla riqualificazione della piazza, con una sua connessione anche con la vicina Stazione centrale.
Del resto, questo intervento di valorizzazione dell’area archeologica, appaltato dal settore Grandi Opere del comune di Reggio Calabria, non a caso reca la dicitura di “messa in sicurezza degli scavi – 1° stralcio - valorizzazione e la fruizione dei resti archeologici”.
Fatto proprio dal Comune e condiviso con l’allora comitato Reggio Sud, quel progetto non è stato finora portato avanti. Ci sarebbe anche da capire se i fondi siano ancora disponibili. Una sua realizzazione certamente avrebbe dato una risposta duratura all’esigenza di valorizzare al meglio l’area archeologica e di garantirne la fruizione che adesso lo stesso Comune punta ad assicurare con i dissuasori.
L’attesa infinita
E comunque, dopo ritardi e annunci che da mesi si rincorrono, ancora nessuna apertura all’area pare imminente, nonostante la fine dei lavori. In tutto questo la scelta di lasciare scoperta l’area espone i reperti anche all’inciviltà pure di chi getta rifiuti al di là della ringhiera, non solo di chi parcheggia impedendo l’avvicinamento delle persone all’affaccio.
Gli scavi di fatto sono già visibili dalla ringhiera, visto che i pannelli sono stati già rimossi nel luglio scorso.
Ad agosto aveva avuto luogo il sopralluogo congiunto alla presenza, del vicesindaco di Reggio, Paolo Brunetti, del Rup Arturo Arcano, del collaudatore Bruno Doldo e della direttrice dei lavori Michelangela Vescio. Ma l’area non è ancora accessibile.
I tesori emersi e ancora da indagare
La campagna scavi è stata seguita dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia.
Tra le evidenze archeologiche emerse nel corso della campagna scavi, coordinata dall'archeologa Marilena Sica in costante collaborazione con l’archeologa Silvia Ferrari e la disegnatrice Domenica Vivace, spicca un tempio di età Augustea, forse di prima età Giulio Claudia, dunque dei primissimi decenni del I secolo d.C., rinvenuto laddove un tempo sorgeva l’area sacra della città antica.
Dell’edificio templare di epoca romana sopravvivono il basamento, quel che è stato lasciato delle scale di ingresso e i muri a esso legati. Ci sono nell’area stratificazioni che si spingono fino a oltre 2000 anni fa. Un'area marginale ma importante per il collegamento con il territorio a Sud della città, stabilmente occupata, non solo frequentata, che oggi ricade nel centro storico della città a piazza Garibaldi.
Anche se questo intervento è concluso ci sono evidenze archeologiche da indagare ancora. Per questo non appena l’area sarà aperta al pubblico, proseguiranno anche le indagini archeologiche che avranno come perimetro (per ora) quello della stessa area. Un finanziamento straordinario è stato già accordato dal Mic alla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia ed è pari a 400 mila euro.







