VIDEO | Organizzato dalla docente del Dimes Antonella Guzzo, l’incontro ha visto la partecipazione di esperti provenienti da 36 Paesi del mondo. Un confronto su aspetti tecnologici, etici e sociali
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I primi sono già qui prima delle 9 del mattino. Prendono posto tra le sedie rosse dello University Club, qualcuno tira fuori il computer e lo poggia sulle ginocchia. Parlano lingue diverse ma sono uniti da un obiettivo comune: ripensare la sicurezza digitale mettendo al centro l’essere umano.
Vengono da 36 Paesi del mondo e sono esperti, ricercatori e studiosi che fanno parte del progetto europeo “BEiNG-WISE – Behavioral Next Generation in Wireless Networks for Cyber Security”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito delle Azioni Cost. Riuniti per due giorni nel cuore del campus di Arcavacata.
A organizzare il meeting internazionale la professoressa Antonella Guzzo, docente del Dimes (Dipartimento di Ingegneria informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica) che coordina il gruppo di ricerca dell’Unical e rappresenta l’Italia nel Management Committee del progetto insieme al professore Mauro Conti dell’Università di Padova.
«Il progetto è finanziato dall’Unione Europea attraverso i fondi Cost, che premiano il networking, quindi la capacità di fare rete, oltre naturalmente alla proposta di attività altamente innovative – spiega Guzzo –. Abbiamo una compagine di ben 36 Paesi non solo europei ma anche asiatici, nordamericani e sudamericani».
Il lavoro, coordinato dalla professoressa Valeria Loscri dell’istituto francese Inria, si muove lungo un sentiero innovativo e complesso. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale, dal machine learning e dalle reti wireless di nuova generazione, le minacce alla sicurezza informatica stanno cambiando volto. Non sono più solo virus informatici o intrusioni isolate: oggi gli attacchi sono sempre più sofisticati, automatizzati, capaci di adattarsi e sfuggire alle difese tradizionali. E, in molti casi, sono alimentati proprio dalle stesse tecnologie avanzate che ci permettono di vivere in modo più connesso ed efficiente. Ecco perché BEiNG-WISE propone un cambio di paradigma: non più solo tecnologie che difendono dalle tecnologie, ma soluzioni costruite attorno al comportamento umano, capaci di considerare l’uomo non solo come anello debole del sistema, ma anche come risorsa chiave per progettare difese più efficaci. Si parla di “responsabilità by design”, un approccio che intreccia gli aspetti tecnologici con quelli psicologici, sociologici, normativi ed etici.
«Il nostro obiettivo è mettere a punto delle soluzioni di cybersecurity, con una particolare attenzione alle reti wireless, che pongono al centro dell’attenzione il fattore umano. Ne deriva una compagine di progetto molto variegata e multidisciplinare – evidenzia la professoressa Guzzo –. Noi ingegneri lavoriamo al fianco di fisici, informatici ma anche sociologi, criminologi, psicologi».
Il meeting è l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte, confrontarsi su metodologie innovative, analizzare casi studio e discutere delle sfide normative che le nuove tecnologie pongono. Ma è anche – e soprattutto – un momento di costruzione: di reti, di sinergie, di visioni comuni.
A introdurre la due giorni, ieri mattina, la professoressa Guzzo assieme al direttore del Dimes Stefano Curcio.
L’arrivo di questo evento internazionale a Rende conferma il ruolo dell’Università della Calabria come hub scientifico sempre più riconosciuto a livello globale, capace di attrarre e promuovere ricerca avanzata su tematiche complesse e trasversali. «Tra i 36 Paesi si è scelto di venire qui in Calabria – sottolinea Guzzo – e questo conferma la centralità dell’Unical ma anche dei gruppi di ricerca che lavorano per l’Unical nel panorama internazionale per quanto riguarda la cybersecurity e l’intelligenza artificiale».
In un mondo che cambia rapidamente, la sicurezza digitale non può più essere solo una questione tecnica: è una sfida collettiva, culturale, umana. E l’Unical è pronta a giocare un ruolo chiave.