Sono 844 gli episodi censiti dal 2010 al 2024 su un totale nazionale di 5.716. Cosenza la provincia più bersagliata, seguita da Reggio e Vibo. L’associazione Avviso Pubblico lancia l’allarme: «Servono scelte politiche precise»
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Un’intimidazione al giorno, ogni giorno, per quindici anni. È il drammatico dato che emerge dal 15° Rapporto “Amministratori sotto tiro” presentato ieri a Roma e in diretta streaming dall’associazione Avviso Pubblico, la rete degli enti locali e Regioni contro mafie e corruzione. Un lavoro prezioso frutto dell’impegno costante di analisti, accademici e studiosi che hanno scandagliato il fenomeno in ogni angolo del Paese.
Dal 2010 al 2024, sono stati censiti 5.716 atti intimidatori, di minaccia o violenza contro sindaci, assessori, consiglieri comunali o municipali, dipendenti e funzionari degli enti locali. Una media impressionante: 381 intimidazioni l’anno, 32 al mese, una al giorno.
Di questi 844 atti si sono verificati in Calabria, un dato che fa della regione la seconda più colpita dal 2010 al 2024, dopo la Sicilia. Le province più bersagliate sono Cosenza (273 casi), Reggio Calabria (241) e Vibo Valentia (115), 204 i Comuni colpiti in Calabria nel corso del quindicennio, il 50% del totale presenti nella regione.
Dietro ogni numero c’è un volto, una storia, una comunità intera. E la fotografia del 2024 conferma quanto il fenomeno sia tutt’altro che in remissione: 328 gli episodi censiti nell’anno, in aumento del 4% rispetto al 2023. Un dato che interrompe il calo registrato negli ultimi cinque anni. Il bersaglio preferito? I sindaci, colpiti nel 61% dei casi. Ma non solo. Sono stati vittime anche assessori, consiglieri, funzionari e perfino candidati alle elezioni amministrative, la cui esposizione alle intimidazioni è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente.
Anche per l’anno 2024 la Calabria ha un triste primato: con 43 casi di intimidazione e minaccia censiti è la seconda regione più colpita a livello nazionale dopo la Sicilia.
Provincia più colpita nella regione – e seconda a livello nazionale – è quella di Cosenza (21 casi), in continuità con quanto registrato nel 2023, quando con 30 casi fu il territorio provinciale più bersagliato a livello nazionale.
«Il nuovo rapporto di Avviso Pubblico non si limita a contare le intimidazioni; descrive una democrazia locale messa quotidianamente alla prova. Nei paesi, nei quartieri, nei consigli comunali si producono decisioni capaci di cambiare la vita delle persone e proprio per questo quei luoghi diventano bersaglio di chi trae vantaggio dall’arretramento civico», è il commento del coordinatore regionale di Avviso Pubblico per la Calabria Giuseppe Politanò, vicesindaco di Polistena.
«In Calabria questa dinamica è evidente: incendi contro cantieri pubblici, veicoli bruciati, campagne di diffamazione orchestrate sui social, incursioni negli uffici. Ogni aggressione colpisce l’intera comunità che rivendica il diritto di scegliere senza essere soggiogati dall’intimidazione mafiosa. Registrare i fatti non basta: servono scelte politiche che riequilibrino i rapporti di forza. È necessario: garantire protezione operativa agli amministratori, specie nei piccoli centri, dove l’isolamento istituzionale amplifica la minaccia; investire in scuola, cultura e welfare di prossimità e lavoro, perché opportunità diffuse sottraggono terreno alla criminalità; dotare le forze dell’ordine per la sfida digitale perché oggi la delegittimazione passa anche attraverso campagne d’odio online; e infine dare nuova vita ai beni confiscati, trasformando i simboli del potere mafioso in beni comuni», aggiunge Politanò.
«Alle istituzioni locali spetta rendere trasparenti le scelte e invitare le cittadine e i cittadini alla corresponsabilità. Dove la comunità partecipa al contrasto alle mafie, l'intimidazione perde forza. Essere amministratori in Calabria significa assumersi questo compito collettivo: difendere la democrazia locale e costruire, giorno dopo giorno, un futuro libero dalle mafie e sottratto ai ricatti», conclude il coordinatore regionale Politanò.