«Così non si può andare avanti, ormai siamo esasperati». È il grido d'allarme lanciato dal sit-in svoltosi questa mattina davanti all'ospedale "Santa Maria degli Ungheresi" di Polistena. Ad organizzare l'incontro il Comitato a Tutela della salute guidato da Marisa Valensise, che segue da vicino le sorti del nosocomio e il diritto alla cura dei cittadini della Piana di Gioia Tauro.
«È da quattro anni che non vado più a controllarmi, eppure sono stato operato due volte a cuore aperto – lamenta un signore sulla cinquantina –. Ho provato a programmare dei controlli due volte, però poi per un esame mi sballottano in giro e ci vogliono soldi per viaggiare avanti e indietro. Tutto per visite che potrei fare benissimo all'ospedale di Polistena. La sanità deve essere davvero pubblica, dobbiamo avere il diritto di curarci».

Ha fatto di tutto per esserci un ragazzo su sedia a rotelle affetto da sclerosi multipla, che reclama: «Quando vengo in ospedale per le analisi mi vergogno. Ci sentiamo abbandonati. Non c'è una rampa appropriata; sul lato posteriore dell'edificio c'è ma è irraggiungibile per me, poiché intralciata da terra e sterpaglie».

Un'anziana donna, che si sorregge con un bastone, coglie l'occasione per evidenziare le problematiche del figlio costretto su sedia a rotelle: «Solo la mattina c'è chi da casa lo mette in condizione di prendere la sua motoretta in strada. Poi, a mezzogiorno, pomeriggio e sera, non c'è nessuno che lo fa salire di nuovo a casa. Abitiamo al secondo piano, io non ho possibilità di pagare. Un ragazzo può stare sempre rinchiuso? Ho bisogno che qualcuno ci aiuti».

Alcuni dei partecipanti alla manifestazione
Alcuni dei partecipanti alla manifestazione
Alcuni dei partecipanti alla manifestazione

Oltre agli attivisti locali, tra cui alcuni di Gioia Tauro e Oppido Mamertina, erano presenti circa quaranta manifestanti. Tra gli intervenuti, il sindaco di Polistena Michele Tripodi e alcuni esponenti del Pd, come Michele Galimi responsabile del partito per la Piana di Gioia Tauro e il consigliere regionale Giovanni Muraca, il quale ha espresso vicinanza al Comitato e ai cittadini: «Personalmente sull'ospedale di Polistena ho presentato varie interrogazioni e ne sto preparando un'altra per capire quali siano le difficoltà del presidio spoke, che resta in piedi grazie al sacrificio dei medici, che lo portano avanti con numeri stratosferici. Mancano anestesisti, infermieri, professionalità che abbiamo già richiesto, soprattutto, di cardiostimolazione».

Sostegno al sit-in è stato garantito dal sindaco di Polistena Michele Tripodi: «È un problema che viviamo ogni giorno, la mancanza di una sanità pubblica di qualità che dia risposte certe agli ammalati. Presenteremo un progetto per l'ampliamento e la riqualificazione dell'ospedale, perché attendere chimere nel deserto non fa bene a nessuno. Bisogna incrementare le strutture già esistenti e potenziare gli organici. Sono qui per sostenere la battaglia anche del personale, che subisce turni di lavoro enormi. I disservizi, talvolta, sono causati anche perché non c'è un giusto ricambio per garantire turnazioni adeguate».

Pieno appoggio alla manifestazione è stato fornito da Santo Gioffrè, scrittore, ex manager dell’Asp di Reggio: «Situazione catastrofica, fuori controllo. Siamo stati saccheggiati per 20 anni e ora abbiamo incapacità ad avere un personale medico ed infermieristico adeguato. La Calabria ormai è un bancomat, paghiamo 400 milioni ogni anno alle regioni del Nord per andarci a curare. Lo spopolamento così avanza. Se non ci sono Sanità, strade, infrastrutture, l'unica cosa che resta da fare è andare via o accettare la sorte che gli altri ci hanno imposto».

La tenace presidente del Comitato a tutela della salute, Marisa Valensise ha esternato tutte le preoccupazioni e i disservizi segnalati a difesa del diritto alla cura della comunità della Piana:« L'arrivo della stagione estiva non ci fa stare tranquilli. Molti cittadini si sono lamentati per le attese snervanti, anche di ore e ore, per entrare al pronto soccorso e capire la diagnosi. C'è la necessità di incrementare l'organico. Ci sono pochi ecografisti. Abbiamo bisogno di anestesisti in pianta stabile. Le liste d'attesa sono raddoppiate, ci sono circa 800 persone».