Articolata in 17 obiettivi e 169 traguardi concreti, al momento rimane una lista di buoni propositi. È la carta morale del nostro secolo, ma bisogna agire ora o sarà troppo tardi
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Sono passati dieci anni da quella solenne promessa, eppure ci troviamo a riflettere su un patto universale che, più di ogni altro nel nostro tempo, ambisce a dare rispettabilità all’umanità intera.
Parliamo dell’Agenda 2030, solennemente adottata dall’Organizzazione delle nazioni unite nel settembre del 2015. Essa raffigura una visione integrale del futuro, un’alleanza tra culture e generazioni, articolata in 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, frazionati in 169 traguardi concreti.
Un progetto che abbraccia ogni dimensione dell’umano: lo sradicamento della povertà, la difesa dell’ambiente, l’eguaglianza tra i sessi, il diritto all’istruzione, la pace tra le nazioni e la giustizia per tutti. Si tratta di avere sensibilità e cuore morale verso l’umanità intera che si interroga su sé stessa. È la consapevolezza del nostro tempo che, esaminando le sciagure del presente, decide di trovare strade di solidarietà e pace.
Eppure, ora che mancano soltanto cinque anni da quel traguardo importante, la realtà che si presenta dinnanzi è ben diversa da quel grande sogno. I dati recenti ci comunicano con espressioni faticose: meno del 17% dei target globali è sulla buona strada; oltre la metà avanza con gravi ritardi; un terzo sta regredendo.
Le piaghe recenti della storia – la pandemia globale, i conflitti armati, la crisi climatica, l’ingiustizia economica – hanno scosso i principi dell’Agenda. Hanno diluito la volontà politica, frammentato la cooperazione e acceso nuovi divari.
L’Italia, faro di civiltà e memoria, dinanzi agli obiettivi dell’Agenda deve certamente agire ed essere esempio per tutti. Bisogna agire sulle questioni vitali: povertà crescente, disuguaglianze territoriali, fragilità educativa, bassa resilienza ambientale. Questo è un imperativo morale di tutti.
Sebbene sia la politica a tracciare le rotte principali, è il cittadino consapevole che deve scegliere e seguire con coscienza senza abbandonarsi all’inerzia.
L’Agenda 2030, dunque, è certamente una lista di buoni propositi che ci ricorda che il futuro non è scritto nei congegni ciechi del mercato, ma nella volontà cosciente degli esseri umani che scelgono – ogni giorno – che tipo di mondo desiderano lasciare ai propri figli.
Abbiamo bisogno di una nuova coscienza collettiva, globale, capace di guardare in faccia la complessità, senza sottomettersi al cinismo, né cedere in promesse sterili. L’Agenda 2030 può ancora essere salvata – ma solo se ognuno, a ogni livello della società, accetta la sfida della responsabilità, della visione lunga.
L’Agenda 2030 è la carta morale del nostro secolo, la bussola con cui orientare un mondo che deve tornare a brillare.