Uno studio condotto tra Palermo e Napoli fotografa la dipendenza virtuale tra i giovani: il 25% ne fa un uso problematico, con gravi effetti su autostima e benessere emotivo. L’esperto: «Non bisogna demonizzarli ma prevenire»
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L'uso problematico dei social riguarda un ragazzo su 4 della scuola superiore, tanti sono quelli che trascorrono in media 7 ore al giorno su queste piattaforme e che non possono farne a meno, controllano in continuo le notifiche e provano malessere e nervosismo se sono impossibilitati ad accedere: è il quadro che emerge da uno studio condotto su poco più di 400 adolescenti italiani di scuole superiori di Palermo e Napoli che traccia anche un 'identikit' del giovane a rischio di cadere nella trappola della dipendenza da social.
"Si tratta - spiega all'Ansa il coordinatore del lavoro, Gianluca Lo Coco, ordinario del Dipartimento di scienze Psicologiche pedagogiche dell'esercizio fisico e della formazione (Dpteff) dell'Università di Palermo - soprattutto di ragazze, di giovani che si sentono soli nel senso che hanno la sensazione di non ricevere aiuto da parte delle persone a loro più vicine. Sono giovani - aggiunge - con la tendenza al confronto sociale, soprattutto attraverso le immagini, non a caso Tik tok e Instagram sono due social ad alto impatto visivo".
Il confronto è sicuramente indotto da una scarsa autostima di fondo, precisa l'esperto, ma poi, specie se ci si confronta con modelli irrealistici, non fa altro che far crollare ulteriormente la stima di sé. Pubblicato su Plos One, lo studio aveva l'intento di tracciare un identikit di giovani a rischio di uso problematico dei social. "Abbiamo calcolato per sei mesi il tempo trascorso in media ogni giorno su social come Tik tok e Instagram, chiedendo ai giovani di rilevare il tempo d'uso direttamente dal loro dispositivo. Oltre al sottogruppo di soggetti più vulnerabili all'uso problematico dei social media, uno su 4 - ribadisce Lo Coco - che stavano una media di 4 ore al giorno su Tik tok e 3 su Instagram, abbiamo identificato un gruppo, il 58%, che li usa per non più di 2 ore al giorno".
Infine c'è un gruppo al limite, il 16%, che supera di gran lunga le due ore di utilizzo, ma che ancora non presenta i 'sintomi' della dipendenza. "Non bisogna demonizzarli o adottare politiche indiscriminate di divieto - sostiene l'esperto - ma individuare i ragazzi a rischio e fare prevenzione, favorendo un uso consapevole dei social, ormai parte importante della vita relazionale dei giovani". Uso consapevole significa saper discernere tra contenuti futili o importanti e quindi anche su quali investire maggiormente le proprie emozioni: "Il social rende tutto uguale - sottolinea l'esperto facendo anche riferimento alla traccia uscita tra i temi della maturità 2025 che riguarda proprio l'indignazione sui social - cosicché anche un contenuto stupido può attivare molte emozioni e divenire più importante di una notizia seria".