È dura la risposta di Cosima Schiavone, dipartimento Tirocinanti CSA, all’intervento dei primi cittadini calabresi: «Dopo anni di utilizzo, i Comuni devono assumersi la responsabilità che da troppo tempo evitano»
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In merito all’articolo pubblicato da LaC News24 il 14 giugno 2025, dal titolo «Tirocinanti di inclusione sociale, 204 sindaci chiedono alla Regione la revisione del percorso : «Non siamo stati coinvolti», si impone una riflessione chiara, ferma e responsabile, per evitare che una questione tanto delicata venga distorta o utilizzata in modo strumentale.
Prima di tutto, è necessario chiarire che non si tratta di un progetto d’ambito, come erroneamente ha dichiarato il Sindaco di Cosenza infatti ogni Comune ha facoltà di aderire in piena autonomia, in base alle proprie capacità organizzative e finanziarie. Non esiste alcun ente capofila, né un’iniziativa sovracomunale da coordinare. La realtà è semplice: ogni amministrazione è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità, valutando in modo trasparente ciò che può o intende fare. Parlare oggi, in extremis, di un “percorso condiviso” appare più come un tentativo di scaricare le responsabilità che una reale proposta costruttiva. Né i cittadini né i lavoratori coinvolti meritano questa ambiguità.
Il dialogo, negli anni, non è mancato. Eppure, molti sindaci, pur coinvolti in interlocuzioni a vari livelli, hanno scelto di avanzare motivazioni fragili e opache, verosimilmente per evitare una presa di posizione netta. Un atteggiamento che, oltre a indebolire la fiducia nelle istituzioni, offende la dignità di migliaia di tirocinanti, cui è stata promessa inclusione e che oggi chiedono soltanto coerenza. Ostacolare il percorso verso la stabilizzazione – come sta avvenendo in modo sempre più coordinato – significa mettere a rischio il futuro di migliaia di persone. Con la scadenza dei tirocini prevista per novembre, molti lavoratori rischiano di restare senza alcuna fonte di reddito. In questo contesto, bloccare un processo che rappresenta un’opportunità concreta non è solo irresponsabile: è moralmente inaccettabile.
La Regione ha messo in campo risorse proprie e un incentivo statale per favorire finalmente l’inclusione lavorativa. Mai prima d’ora si era aperto uno spiraglio tanto chiaro verso la stabilizzazione. Eppure, proprio alcuni Comuni – che per anni hanno beneficiato gratuitamente del lavoro dei tirocinanti – oggi si oppongono, invece di sostenere un atto di giustizia sociale e dignità lavorativa. Avere i mezzi, la necessità e l’occasione, ma scegliere l’ostruzionismo: questo è il vero nodo politico e morale. Che si tratti di una scelta consapevole o meno, il risultato è lo stesso: un grave segnale di irresponsabilità istituzionale.
Occorre anche ricordare che, in oltre dieci anni, nessun sindaco ha mai promosso un’iniziativa concreta a favore dei tirocinanti. Nessuna proposta, nessun tavolo, nessuna strategia per offrire un inserimento stabile o una prospettiva reale. Il tema è stato ignorato, marginalizzato, eluso. Oggi di fronte ad una possibile e fattibile soluzione, supportata da leggi ed economie, si decide di creare un click day al negativo per disertare e coinvolgere altri Sindaci a boicottare la piattaforma regionale, che oltretutto non é vincolante ma rappresenta un punto di partenza e dialogo.
Ricordiamo, che nei 10 anni trascorsi, i tirocinanti sono stati utilizzati in modo sistematico e improprio: non come soggetti in formazione, ma come personale operativo per tamponare carenze strutturali degli enti locali. Nessuna tutela, nessun salario adeguato. Un utilizzo normalizzato, quasi invisibile, ma essenziale per la tenuta dei servizi comunali.
Questa è la realtà che qualcuno oggi prova a coprire con dichiarazioni generiche e richieste tardive. Ora non ci sono più alibi. Dopo anni di utilizzo, i Comuni devono assumersi la responsabilità che da troppo tempo evitano. Non bastano le parole o nuovi tavoli. Servono scelte. Serve coraggio. Chi ha beneficiato del lavoro dei TIS non può oggi, di fronte a una possibilità reale di stabilizzazione, nascondersi dietro comunicati evasivi o logiche attendiste. Solo con trasparenza, lealtà e coerenza istituzionale si costruiscono soluzioni. Il resto è solo retorica. E, peggio, un danno sociale.
Cosima Schiavone Dipartimento Tirocinanti CSA