Lamezia Terme per la sua importanza strategica nella regione, avrebbe meritato una partenza immediata, un’amministrazione di alto profilo che non tenesse conto del manuale Cencelli. E invece è passato troppo tempo dalle elezioni amministrative, ma Lamezia rimane senza governo, il sindaco è impegnato a trattare e a immaginare soluzioni che sembrano al momento difficilissime. Tutti vogliono tutto. Ognuno guarda quello che si dà all’altro. Mentre il sindaco non riesce ad imporsi, non riesce a dettare l’agenda e nemmeno i tempi. Lamezia Terme ha bisogno di scelte decise, immediate, puntuali. Non estenuanti mediazioni, lunghe riunioni notturne, veti e controveti.


A Lamezia Terme la politica si è fermata. Non perché manchino i problemi da risolvere, quelli ci sono, urgenti e gravi, ma perché a mancare è una Giunta comunale. Mentre lo stesso sindaco passa il suo tempo col bilancino, ascoltando, telefonando, provando a mediare. Ma ormai si è reso conto che tutti sono affamati di potere e poltrone, del tutto disinteressati alle esigenze dei cittadini. E ci sono tanti problemi da risolvere subito, tante scadenze, tanti progetti da mettere in campo. Ma a Lamezia si pensa solo alle poltrone. Tutto questo semplicemente perché i partiti, ancora una volta, hanno scelto di litigare per il potere invece di lavorare per la città.

L’unica certezza che c’è al momento è che il sindaco Mario Murone non è ancora riuscito a nominare la sua squadra di governo. Le trattative con le forze politiche della sua maggioranza sono ferme, bloccate da richieste, veti incrociati, appetiti e tensioni che poco hanno a che fare con l’interesse dei cittadini. Fratelli d’Italia vuole due assessori o la presidenza del Consiglio comunale, Noi Moderati ne chiede altrettanti, la Lega ne avrà comunque due, e ora anche Forza Italia avanza nuove pretese. Un gioco a somma zero dove nessuno cede e tutti vogliono qualcosa in più.
E si litiga anche sulla figura di garanzia, quale dovrebbe essere la presidenza del consiglio comunale, che da più parti si dà per certo assegnata a Giampaolo Bevilacqua anche in virtù del suo successo personale alle elezioni. Ma anche sul suo nome sono stati azionati veti e contro veti.

Il risultato? Una paralisi che rischia di far scadere i tempi previsti per la nomina della Giunta. Un’impasse che rivela il volto peggiore della politica: quello della spartizione delle poltrone, delle manovre di palazzo, delle promesse da mantenere con chi ha portato voti. Altro che visione, progetti o rinnovamento.
Finora Murone non ha dimostrato la forza necessaria per imporre una linea. Eppure è stato eletto direttamente dal popolo, proprio per governare e non per mediare tra le correnti. La legge gli affida il compito di guidare la città, non di fare da notaio tra i partiti. Se il primo atto del suo mandato si arena su un muro di veti e trattative infinite, cosa possiamo aspettarci domani, quando si tratterà di affrontare le vere urgenze di Lamezia: lavoro, servizi, trasporti, legalità.


Dietro i nomi che circolano, le indiscrezioni sui possibili assessori, i tatticismi per la presidenza del Consiglio comunale, c’è una città che osserva. E che comincia a chiedersi se davvero questa nuova amministrazione sia nata per cambiare qualcosa o se, al contrario, stia semplicemente replicando vecchie logiche.
Lamezia Terme ha bisogno di una guida forte, non di una coalizione lacerata. Di una squadra competente, non di un compromesso al ribasso. Di politica, quella vera, che ha il coraggio di decidere, non di accontentare.
Per ora, purtroppo, vediamo solo l’ennesima fotografia di una politica che discute di sé mentre la realtà scorre altrove. E il tempo, quello che si sta perdendo, non torna indietro.