Verso il Vinitaly Sibari 2025. I dati che emergono dall’ultimo Rapporto Ismea. L’analisi sulle superfici vitate. I dati su export e import. I numeri sulle aziende
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La Calabria del vino, così come altre regioni del Sud, è chiamata a puntare molto di più sulle Dop, e quindi sulla valorizzazione massima del territorio, utilizzando nel modo migliore possibile la sinergia tra elevato paniere di biodiversità, grande disponibilità di vitigni autoctoni, radici storico-identitarie e culturali che si contano in millenni, enorme patrimonio archeologico, tradizioni enogastronomiche legate al concetto di Dieta Mediterranea, un paradiso naturalistico e paesaggistico ancora tutto da scoprire.
In vista della prossima seconda edizione del Vinitaly Sibari,
che va proprio nella direzione di un forte recupero del rapporto tra la Calabria dei vini e l’enoturismo, può essere interessante analizzare i dati sullo stato della vitivinicoltura italiana che sono emersi dal recentissimo studio Ismea intitolato “L’Italia del vino”.Nel 2024 il mondo del vino ha significato per l’Italia 14 miliardi di fatturato, pari all’11,8% del totale nazionale agroalimentare. Le imprese impegnate nel settore sono 241mila (ultimo censimento Istat del 2020), per 681mila ettari di vigneti. Le sole aziende vinificatrici sono 30mila, di cui più del 55% sono cooperative.
Gli ettolitri prodotti nel 2024 sono stati 44 milioni, il 55% dei quali Dop o Igp (il Belpaese ne conta 529). Il consumo pro capite annuale di ogni italiano si è fermato a 37,8 litri.
L’export ha superato la soglia importante degli 8 miliardi (8,14), con un aumento in valore del 5,5% sul 2023. Gli ettolitri esportati sono stati 21,7 milioni, quasi la metà dell’intera produzione annuale (+3,2% sull’anno precedente).
L’Italia è anche paese importatore di vini, per poco oltre mezzo milione di ettolitri (592): ma l’export, come si è visto, vale più di 13 volte (saldo positivo di 7,5 milioni di ettolitri).
Nella media degli ultimi cinque anni la filiera italiana del vino si è così suddivisa: 92% produzione interna, 5% import, 3% variazione stock. Del 100% di disponibilità complessiva di vino il 43% è stato assorbito dall’export e il 45% dal consumo interno; il 12% è stato destinato a usi industriali, tra produzione di aceti ed altro. La quantità del 45% di consumo interno si è suddivisa fra un 25% di vino sfuso e un 75% di vino imbottigliato.
La regione leader per numero di aziende dedicate alle produzioni IG, tra Dop e Igp, secondo l’ultimo censimento Istat disponibile del 2020, è il Veneto (18.743). A seguire: Sicilia (15.273), Puglia (11.146), Piemonte (8.810), Emilia Romagna (8.622), Toscana (7.283), Abruzzo (7.079), Campania (6.004), Provincia autonoma di Trento (5.499), Lombardia (4.196). La Calabria è attestata a 1.313.
Se si guarda invece ai vini non IG (comuni o varietali), in testa troviamo nettamente la Puglia (19.635 aziende attive), seguita dalla Campania (15.117) e dalla Sicilia (11.246). La Calabria è posizionata su quota 7.237. Rispetto a dieci anni prima, e quindi al 2010, il numero totale delle aziende vitivinicole italiane è crollato del 42%, con una prevalenza di chiusure da parte di imprese impegnate nel segmento vini da tavola.
Tra il 2015 e il 2024 la superficie vitata in Italia ha registrato un lieve incremento, passando da 638mila a 681mila ettari (dati Inventario Agea 2023), di cui il 66% dedicati alle Dop, il 14% alle Igp e il 20% a vitigni per vini comuni o varietali. La Calabria vanta circa 11mila ettari vitati, pari all’1,6% del totale nazionale. In testa a questa classifica il Veneto, la Sicilia e la Puglia, rispettivamente con 104mila, 97mila e 91mila. Sopra i 50mila Toscana ed Emilia Romagna. Degli 11mila ettari vitati calabresi solo 1 migliaio è dedicato alle Dop (1,1% del totale regionale, a fronte del dato del 66% sul piano nazionale), mentre 10mila sono destinati alle Igp. In Veneto, invece, la quasi totalità dei 104mila ettari vitati è impiegata per le Dop. Così come il Veneto anche la Toscana, il Piemonte, la Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento hanno puntato sulle Dop quasi al 100%.
Le coltivazioni Igp sono prevalenti anche in Puglia: 35mila ettari rispetto ai 13 delle Dop e ai 43 dei vini comuni. Ismea, elaborando informazioni Agea, ha rilevato che dall’inizio del nuovo millennio il vigneto Italia si è spostato a Nord-Est, grazie soprattutto ai successi del Prosecco Dop e del Delle Venezie Dop. Rispetto a un calo complessivo, in 23 anni, del 14,8%, la geografia della Penisola è molto diversa da regione a regione: si passa infatti dal -66,3% della Liguria e -59,2% del Lazio, al +52,7% del Friuli Venezia Giulia, +37,8% del Veneto, +13,3% del Trentino Alto Adige. La superficie vitata della Calabria negli ultimi 23 anni (2000-2023) si è ridotta complessivamente del 41,3%. Cali consistenti anche in Basilicata (-43,1%), Molise (-35,6%), Campania (-32,2%), Sicilia (-29,8%), Sardegna (-27,8%), Puglia (-18,6%), Marche (-16,1%). Flessioni tra il 3,7% e il 14,3 in Abruzzo, Toscana, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna.