L'aggressione a Raffaele D'Amante: «Io medico vittima dell'odio e della disinformazione»

L'episodio di Belvedere tra le conseguenze dei toni allarmistici utilizzati nella discussione sul rischio da vaccino
di Salvatore Bruno
16 giugno 2017
23:21

Sul viso le tracce evidenti dell’aggressione, l’area ancora smarrita, a tratti spaventata. Raffaele D’Amante è ancora ricoverato nella casa di cura Tricarico, a Belvedere Marittimo. Due costole rotte, dolori alle gambe e alle braccia, un vistoso taglio sulla fronte, mentre in testa si notano le chiazze dei capelli strappati. Quelli sono ancora lì, davanti la sua abitazione. Una corposa ciocca di colore grigio abbandonata nel garage dove mercoledì scorso il medico 63enne è stato colpito con calci e pugni mentre rientrava a casa.

«Pensavo di morire» dice con la voce roca, senza riuscire a trattenere le lacrime. Raffaele D’Amante è un dirigente medico dell'Asp di Cosenza, responsabile del settore vaccini di Belvedere e Diamante. Il suo aggressore, originario di Tortora, impiegato amministrativo nella casa circondariale di Paola, lo perseguitava dal dicembre del 2015, da quando D’Amante aveva somministrato al figlio il terzo richiamo dell’esavalente.


Secondo l’uomo, la dose iniettata avrebbe reso il bambino autistico. Una convinzione manifestata in diversi altri confronti verbali con il medico. «Ci siamo confrontati più volte sulla questione – spiega D’Amante – Anche perché io sono molto pignolo ed annoto con cura ogni dato relativo ai bambini sottoposti alle vaccinazioni. Con i genitori ho sempre avuto ottimi rapporti. Ho provato anche a rincuorare questa persona. Sono dispiaciuto per la malattia di tuo figlio, gli ho detto in precedenti incontri. Abbi fede, abbi fiducia, potrebbe essere una patologia temporanea. Non aveva atteggiamenti minacciosi, ma continuava ad attribuirmi la colpa delle sue disgrazie».

La rabbia è covata nell’animo dell’uomo per diversi mesi, fino ad esplodere con violenza nei giorni scorsi. «Quando me lo sono trovato davanti non immaginavo fosse lì per colpirmi. Mi ha colpito scaraventandomi a terra e poi mi è salito sopra, mi ha messo le mani al collo. Mi urlava che me l’avrebbe fatta pagare. Ho provato a difendermi, a chiedere aiuto. Le grida di mia moglie e di altri vicini fortunatamente lo hanno messo in fuga. Non ha aggredito solo me, in quanto dirigente medico. Ha aggredito le istituzioni. Ed ha causato anche un danno ad un centro di vaccinazioni virtuoso, con altissime percentuali di somministrazione. Adesso le famiglie dovranno recarsi a Cetraro».

Sui motivi che hanno spinto l’impiegato a ritenere il medico responsabile dell’autismo del piccolo, si può soltanto formulare qualche ipotesi. Forse le recenti campagne contro i vaccini condotte sui social hanno giocato un ruolo rilevante nella psiche di una persona provata dal senso di impotenza di fronte alla malattia del figlio.

«Serpeggia la cattiva informazione – dice D’Amante - Di vaccino non si muore. I vaccini sono dei farmaci, e, come tali, possono avere effetti collaterali. Ma conseguenze come quelle descritte dal mio aggressore sono da escludere». A seguito della denuncia presentata dal medico, indagano i carabinieri. Una testimone riferisce di aver sentito D’Amante urlare più volte: «Fermatelo, mi sta ammazzando».

 

Sulla vicenda è intervenuto anche il Consiglio direttivo dell'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Cosenza, presieduto da Eugenio Corcioni, che in una nota esprime «apprensione, rammarico e sgomento. Quanto accaduto è diretta conseguenza del clima conflittuale creatosi intorno ad una problematica, quella delle vaccinazioni, affrontata con toni inappropriati e notizie allarmistiche ed infondate».

Salvatore Bruno

Giornalista
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