Arresti a Reggio per infiltrazioni all'Asp, così i Piromalli imponevano forniture agli ospedali

Dall'inchiesta sarebbe emerso come siano state alterate le procedure di nomina del direttore del Distretto Tirrenico compromettendo il sistema gestionale dell'Azienda sanitaria

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di Redazione
23 marzo 2021
09:16

L'operazione Chirone, oltre all'esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare e di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli, ramo della famiglia mafiosa facente capo al boss Giuseppe, ha consentito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari nei confronti di alcune società per un ammontare complessivo pari a circa 8 milioni di euro. Secondo gli investigatori, in quel contesto avevano assunto una posizione di particolare rilievo due medici che nel tempo hanno ricoperto incarichi nelle Aziende sanitarie del reggino e di Tropea.

Si tratta de fratelli Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi, entrambi deceduti nel 2018. Nell'inchiesta è coinvolto pure il figlio di uno dei due, Fabiano Tripodi, anche lui medico, risultato figura di riferimento di vari assetti societari operanti nel settore sanitario. Forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall'appartenenza alla cosca Piromalli, secondo gli investigatori, gli indagati hanno compromesso il sistema gestionale dei distretti sanitari dell'Asp di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante. Dall'inchiesta, infatti, sarebbe emerso come siano state alterate le procedure di nomina del direttore del Distretto Tirrenico dell'Asp reggina e come, per mezzo di alcune società, sia stata monopolizzata la filiera economica della distribuzione dei prodotti medicali a strutture pubbliche ospedaliere.


Con lo scopo di agevolare le società riconducibili ai Piromalli, è stato riscontrato il ricorso a procedure di affidamento diretto delle commesse in particolare per i presidi ospedalieri di Locri, Gioia Tauro, Polistena e Melito Porto Salvo. Affidamento diretto che, secondo i pm, sarebbe stato favorito dalla mediazione di personale medico ricompensato con utilità varie e indebite provvigioni, variabili tra il 2,5 e il 5 % del valore nominale delle commesse. Le sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario hanno riguardato anche la cosca Molè i cui esponenti figuravano negli stessi assetti societari assieme ai referenti dei Piromalli.

 

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