La decisione

Assolto l’avvocato Armando Veneto, la Corte d’Appello ribalta la sentenza di primo grado

Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari per aver favorito la scarcerazione di tre esponenti di spicco della cosca Bellocco. I legali: «Ripristinata la verità dei fatti»

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di Luana  Costa
1 marzo 2024
16:13

È stato assolto l'avvocato ed ex parlamentare Armando Veneto, accusato di corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose e concorso esterno in associazione mafiosa, già condannato in primo grado a 6 anni di reclusione. La Corte d'Appello ribalta così la sentenza emessa dal Gup assolvendo il penalista con formula piena per non aver commesso il fatto.

L'avvocato Armando Veneto era rimasto coinvolto nell'inchiesta istruita dalla Dda di Catanzaro, assieme a Domenico Bellocco, 42 anni, e Vincenzo Albanese, che aveva ipotizzato una corruzione in atti giudiziari per favorire la scarcerazione di tre esponenti di spicco della cosca Bellocco: Rocco e Domenico Bellocco, 45 anni, e Gaetano Gallo.


Questi – secondo la ricostruzione della Procura – avrebbero versato 40mila euro ciascuno per un totale di 120mila euro al magistrato Giancarlo Giusti, morto suicida nel marzo del 2015 e all’epoca dei fatti componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria chiamato a giudicare sulle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Reggio Calabria il 10 agosto del 2009.

Il 27 agosto il magistrato avrebbe emesso un provvedimento favorevole alla cosca, annullando le ordinanze di carcerazione. E secondo l’ipotesi accusatoria l’avvocato Armando Veneto avrebbe fornito aiuto in virtù del suo rapporto di amicizia con Giancarlo Giusti favorendo la dazione di denaro. L'intermediazione tra i Bellocco e il magistrato reggino sarebbe stata favorita anche da Domenico Bellocco, 42 anni, e Vincenzo Albanese. 

Al termine della lettura del dispositivo i difensori di Armando Veneto, Vincenzo Maiello e Beniamino Migliucci hanno dichiarato: «Siamo soddisfatti per aver contribuito ad una decisione che ripristina la verità dei fatti».

La sentenza

Armando Veneto, assolto (condannato a 6 anni in primo grado)
Domenico Bellocco, condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione (6 anni in primo grado)
Vincenzo Albanese, condannato a 1 anno e 8 mesi (2 anni in primo grado)
Giuseppe Consiglio, condannato a 4 anni e 8 mesi (6 anni in primo grado)
Rosario Marcellino, assolto (condannato a 4 anni in primo grado)

Gli avvocati catanzaresi: «Restituito il senso di fiducia nella Giustizia»

«"Realizzare attraverso l’amministrazione della Giustizia il principio di autorevolezza della Stato,  della non violenza, rispettare tutti e condannare solo quando si sono raggiunte veramente le prove. E l’unico sistema perché lo Stato insegni ai suoi amministrati che non è la violenza e la prepotenza che conta nel fare la storia di un uomo e della collettività, ma la non violenza e il rispetto del singolo". Queste le parole pronunciate  dall’avvocato Armando Veneto durante l’intervista rilasciata nel 1983 al compianto Enzo Biagi all’indomani della morte dell’avvocato Pietro Labate, vittima a sua volta della inaudita violenza della mafia, che lo aveva condannato a morte per aver esercitato il  ministero difensivo senza piegarsi alle logiche criminali. Oggi questo insegnamento è stato vivificato dalla sentenza emessa della Corte d’Appello di Catanzaro con la quale l’avvocato Armando Veneto è stato assolto per non aver commesso il fatto dall’infamante accusa di corruzione in atti giudiziari». Così in una nota il Consiglio dell’Ordine distrettuale degli avvocati di Catanzaro.

«Benché la sentenza di primo grado non aveva in alcun modo messo in discussone l’onore e la trasparenza della toga, né la grandezza del Maestro Armando Veneto, oggi la Corte d’Appello di Catanzaro ha restituito all’intera collettività, giuristi e non, il senso di fiducia nella Giustizia e negli uomini che l’amministrano. Perché questa assoluzione, parafrasando antiteticamente il Leviatano di Hobbes, assomiglia alla Giustizia molto più rispetto alla sentenza di primo grado», conclude la nota.

Giornalista
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