Oggi i fratelli Oliverio sono «fiduciosi». L’aria intorno a loro è cambiata. Lo racconta a LaC News24 Filomena Oliverio: «Ci hanno scoraggiato, preso in giro. Mi hanno detto “lascia stare, rassegnati”». Eppure la battaglia che stanno portando avanti oggi sta avendo risvolti inaspettati e repentini.
Un esame del Dna potrebbe dare una spinta alle loro lunghe ricerche e realizzare il desiderio più grande: portare almeno uno dei gemelli scomparsi alla nascita, in modo misterioso, davanti alla tomba della loro madre. Una madre che non ha mai smesso di cercarli.
Ma procediamo con ordine.

Orrore all’ospedale vecchio

Nell’ospedale vecchio di Crotone, nel 1970, sono nati due gemellini, figli di Lucia Iefalo Meraviglia e Giovanni Oliverio, residenti a Cutro. La mamma è sola, suo marito è in prigione e sua cognata Rosaria non può stare con lei a lungo. Fa solo in tempo a vedere i due gemelli vivi e urlanti. «Si sono approfittati di una donna debole», racconta Filomena che ricorda che sua madre, dopo il parto, ebbe due trasfusioni: la prima la fece stare male, «con la seconda si è ripresa – dice –, sono intervenuti come donatori i fratelli di mio padre».
Lucia Iefalo Meraviglia all’epoca aveva appena 27 anni ma già una grande famiglia alle spalle: cinque figli. La famiglia se l’era creata già a 14 anni: una fuitina con l’amore della sua vita.
Ma in quel 1970 era sola, debole. «Se ne sono approfittati», ripete Filomena. Gli stessi nomi ai gemelli li dà l’ostetrica: Franco e Mario. E anche se la madre non è d’accordo, perché col marito avevano deciso di dare i nomi degli zii, quella le risponde che «i prossimi li chiami come vuoi tu». Lucia si ribella, dice che il marito voleva rinnovare i fratelli ma – racconta la figlia Filomena – l’ostetrica le risponde a brutto muso «tanto tuo marito è in galera».

La scomparsa dei gemelli

Per farla breve: i bambini vengono trasferiti all’ospedale di Catanzaro per non meglio specificati problemi di salute. Li portano via così e Lucia Iefalo non li rivedrà mai più perché le dicono che i bambini sono deceduti pochi giorni dopo. Nessun bacio di addio perché le viene impedito.
Ad occuparsi del funerale sarà l’ospedale con la connivenza di un cugino del marito di Lucia che fornisce una bara al nosocomio. Eppure delle tombe dei due neonati la famiglia non ha mai avuto traccia.
Ma Lucia Iefaro non prenderà mai pace: è convinta che i bambini le siano stati portati via e dopo la sua morte, nel 1996, le ricerche sono state condotte dai figli: «Vogliamo portare avanti la battaglia di nostra madre», dice Filomena.

La svolta e le indagini

Dopo anni di scoramenti e di indagini aperte e poi archiviate, la svolta è arrivata con l’inchiesta giornalistica di Roberta Spinelli, per la trasmissione di Rai1, Storie di sera. Oggi i fratelli Oliverio sono fiduciosi che qualcosa possa davvero cambiare e sono fiduciosi anche nell’operato della Procura di Crotone: «Da quando è arrivato questo procuratore, Guarascio, è cambiata l’aria nella Procura», dice Filomena Oliverio. La Procura ha infatti aperto un fascicolo di atti relativi alla vicenda e sta sentendo le persone informate sui fatti. Un’azione nata per cercare di capire la verosimiglianza di quanto dedotto dall’inchiesta giornalistica e anche per capire se c’è la possibilità di enucleare dei reati nonostante siano passati parecchi decenni dai fatti.
L’inchiesta giornalistica ha fatto emergere quello che viene ormai definito “un sistema”: la cartella clinica veniva fatta risultare a nome di un’altra donna, e le ostetriche dichiaravano che la madre non voleva essere nominata. Facevano firmare alle madri che non volevano essere nominate e il loro nome non compariva più.
La busta si chiudeva e si mandava al Comune. Il Comune provvedeva e mandava a prendere i bambini e da allora si perdevano le tracce.

La speranza nel Dna

La trasmissione fa emergere storie simili e molte persone si stanno facendo avanti avanti. Si è fatta avanti anche una donna, Anna, che ha ritrovato la propria famiglia d’origine grazie all’esame del Dna.
Dopo qualche puntata è comparso anche Gianfranco, nato il il 29 gennaio 1970, come i fratellini di Cutro, nello stesso ospedale vecchio di Crotone. È stato adottato due giorni dopo la nascita ma ha preso il cognome della nuova famiglia solo quattro anni dopo. Dice che sua madre biologica era di Petilia Policastro, come la signora Iefalo. E si è sottoposto all’esame del Dna. In attesa dei risultati «l’emozione c’è», racconta Filomena ma, indipendentemente da tutto, i fratelli Oliverio sono decisi: «Andiamo avanti». Il sistema dell’ospedale vecchio di Crotone non è più soltanto una leggenda nera: il suo lato oscuro sta inesorabilmente emergendo.