Dalle testimonianze raccolte emerge il sistema studiato per portare via i bimbi facendoli passare per morti. Il ruolo di un uomo legato a un personaggio potente della zona da sempre rimasto nell’ombra. I fratelli Oliverio: «Non ci arrenderemo mai»
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Franca e Mario, due gemellini, sono nati nell’ospedale vecchio di Crotone nel 1970. Dati per morti in circostanze misteriose, i loro corpicini non sono mai stati restituiti alla famiglia. I fratelli, dopo 55 anni, non si rassegnano. Sono stati loro a dare il via all’inchiesta dai Rai1, Storie di sera, che ha scoperchiato un sistema in cui si riproducono, speculari, tante storie tragicamente simili.
Lucia, la mamma, non c’è più ma non ha mai smesso di cercare quei suoi bambini che nel cuore sentiva essere vivi. Sono gli altri figli, Giovanni, Francesco e Filomena Oliverio, ad aver raccolto il suo testimone. Il caso sull’ospedale di Crotone è nato grazie a loro.
Lucia Iefalo Meraviglia era già madre di cinque figli, suo marito, Giovanni Oliverio, era in carcere. Era sola, vulnerabile. Accanto a lei solo la cognata Rosaria che vede i gemellini vivi e urlanti. I sanitari e una suora dicono alla madre che i neonati, identificati coi numeri 48 e 49, sono stati trasferiti all’ospedale di Catanzaro per non meglio specificati problemi di salute.
Li portano via così e lei non li rivedrà mai più perché le dicono che i bambini sono deceduti pochi giorni dopo. Nessun bacio di addio perché le viene impedito. Ad occuparsi del funerale sarà l’ospedale con la connivenza di un cugino del marito di Lucia che fornisce una bara al nosocomio.
Quest’uomo, spiegano nel corso della trasmissione, è un soggetto modesto «intimo amico di un personaggio potente del luogo», lo stesso che dopo sei mesi dalla morte invia da Roma un biglietto per la madre: «Auguri signora, e grazie dei bei gemellini».
Uno dei fratelli dei gemellini, Francesco Oliverio, non ha dubbi: «I bambini sono stati venduti. Perché ancora oggi c’è un grido che all’epoca c’erano traffici di bambini». Inchieste ce ne sono state ma sono state archiviate.
Eppure le stranezze in questo, come negli altri casi, non mancano: secondo il rapporto dell’ostetrica e la testimonianza della zia, i bambini nacquero vivi. La stessa ostetrica si recò in Comune tre giorni dopo registrando i bambini come nati morti. La stessa ostetrica che disse alla signora Iefalo che i bambini dovevano essere trasferiti a Catanzaro. Ma le cartelle cliniche di Catanzaro non si trovano. Un funzionario di Catanzaro è sicuro: «Se le cartelle non si trovano, i bambini non sono mai arrivati a Catanzaro».
Informatori anonimi hanno raccontato come funzionava il sistema: la cartella clinica veniva fatta risultare a nome di un’altra donna, e le ostetriche dichiaravano che la madre non voleva essere nominata. Facevano firmare alle madri che non volevano essere nominate e il loro nome non compariva più. La busta si chiudeva e si mandava al Comune. Il Comune provvedeva e mandava a prendere i bambini e da allora si perdevano le tracce. Tra l’altro la signora Iefalo aveva subito una forte emorragia dopo il parto ed era molto debole, oltre che sola. Il figlio Francesco Oliverio racconta che alla madre, in quelle condizioni, fecero firmare un documento prendendole la mano per aiutarla ad apporre il suo nome su un documento che lei non aveva la forza di leggere.
Nel 1996, anno della morte della signora Lucia Iefaro Meraviglia, la Procura archivia l’indagine che era partita. I troppi anni trascorsi hanno portato alla morte dell’ostetrica e del primario del reparto. Ma i fratelli Oliverio non si arrendono, il caso è diventato nazionale e altre storie come la loro sono emerse.