Laboratorio di ceramica costretto a chiudere dopo la rottura di un macchinario. E adesso l’Istituto penitenziario potrebbe dover pagare i danni
Tutti gli articoli di Societa
PHOTO
L’omessa manutenzione straordinaria di un macchinario ha causato la cessazione delle attività del laboratorio di ceramica allestito nella casa circondariale di Rossano, dove dal 2007 sono stati impiegati circa una quindicina di detenuti, impegnati in attività di produzione di oggettistica, piatti ed altri articoli per la casa destinati in particolare, ai mercati del Nord Italia. Tutti assunti dall’azienda artistica di Pierfrancesco Pirri, con sede legale a Bisignano e retribuiti con regolare busta paga e stipendio adeguato ai contratti nazionali di lavoro.
Una straordinaria esperienza di riabilitazione e riscatto, più volte oggetto di documentari da ribalta nazionale, frantumata nel giro di pochi mesi nell’indifferenza, se non nella colpevole noncuranza, di qualche burocrate con strascichi giudiziari che adesso potrebbero ritorcersi contro il Ministero della Giustizia al quale l’imprenditore danneggiato intende chiedere un congruo risarcimento.
Le difficoltà nella gestione delle attività hanno iniziato a manifestarsi nel novembre del 2023: la macchina impastatrice-degassatrice, perno dell’interno circuito, necessita di una manutenzione straordinaria. «L’intervento sarebbe a carico dell’amministrazione penitenziaria che però non procede – spiega al nostro network Pierfrancesco Pirri – Nel frattempo la produzione rallenta fino a bloccarsi del tutto a causa del malfunzionamento dell’impianto. L’azienda entra in crisi ed accumula ritardi nell’erogazione degli stipendi. Mentre erano in corso le interlocuzioni con i lavoratori per concordare un piano di rientro, l’amministrazione penitenziaria ha deciso di rescindere la convenzione a suo tempo sottoscritta per avviare il laboratorio di ceramica all’interno delle mura carcerarie, provocando la completa cessazione di ogni attività».
Questo atto unilaterale è stato impugnato davanti al Tar. «Ed i giudici amministrativi mi hanno dato ragione – sostiene ancora Pirri – Ma è una vittoria che non mi consola. Perché in questa storia abbiamo perso tutti: i detenuti hanno perso una opportunità, l’amministrazione penitenziaria ha fallito nel percorso di riabilitazione e riscatto dei detenuti stessi, io ci ho rimesso la salute ed anche risorse finanziarie non secondarie per le spese legali ed anche per la perdita di altre strutture ed attrezzature ancora installate nella casa circondariale e che non mi è permesso di portare via. Mio malgrado dovrò intentare una causa contro il Ministero della Giustizia per i danni subiti».
Pierfrancesco Pirri, in questa dolorosa vicenda, è rappresentato dagli avvocati Giuseppe Carratelli e Alessandra Adamo.

